I vescovi aspettano di vedere un articolato di legge. E sì, perché ieri sera alle 21 il governo ha portato in consiglio dei ministri solo i contenuti della riforma della scuola, ma i fatti, oggettivamente, sono mancati: nessun decreto, ma un disegno di legge che dovrebbe essere approvato in consiglio dei ministri martedì prossimo e dunque la parola finale spetterà al Parlamento.
(ECCO LA BOZZA DEL DECRETO LA BUONA SCUOLA)
IL NODO SGRAVI
E questo vale anche per gli sgravi fiscali per le paritarie, che il ministro dell’Istruzione Stefania Giannini ha dato per certo, ma vanno precisati numeri, percentuali, date. E si sa, il diavolo si annida nei dettagli. Ad esempio: la detrazione sarà al 19% come per gli asili? E quale sarà il tetto massimo? Da quale anno fiscale varrà? Il decreto avrebbe blindato la norma, ma alla fine Renzi ci ha ripensato e il disegno di legge, per i passaggi parlamentari a cui è soggetto, complica tutto.
LE DIVISIONI IN PARLAMENTO
Contrari al bonus paritarie sono M5s, Sel, la sinistra del Pd, parte di Sc e di Fi. Ieri particolarmente netto era stato il segretario generale della Conferenza Episcopale Italiana, monsignor Nunzio Galantino, convinto che “le paritarie siano un fatto culturale. Si tratta di guardare non tanto ad un semplice beneficio nei confronti delle famiglie quanto ad una scelta di libertà».
LE PAROLE DI DON MACRI’
Il tema delle paritarie era già emerso nel vertice bilaterale tra Italia e Vaticano del 17 febbraio scorso. I vescovi si erano lamentati in particolare del fatto che il finanziamento pubblico per le scuole non statali è passato da 530 milioni del 2013 ai 472 milioni di quest’anno. “In queste scuole vanno almeno un milione di ragazzi – dice don Francesco Macrì, presidente della Fidae, la federazione delle scuole cattoliche – Con i nostri 13 mila istituti facciamo risparmiare al governo non meno di sei miliardi di euro ogni anno, e il nostro contributo è fondamentale soprattutto nel settore dei nidi e delle materne. Ma poi è in gioco la libertà educativa, un concetto recepito nella stragrande maggioranza dei Paesi europei e non invece nella cattolicissima Italia”.
(ECCO LA BOZZA DEL DECRETO LA BUONA SCUOLA)
IL BUON COMPROMESSO
Dunque la soluzione degli sgravi fiscali per le famiglie che mandano i figli alle paritarie, per decreto, sembrava un buon compromesso secondo diversi osservatori di parte cattolica, perché non sarebbe stato considerato un aiuto diretto agli istituti d’istruzione. Non il massimo per i vescovi, perché tale strumento avrebbe escluso chi non ha reddito, ma comunque un escamotage per incentivare i nuclei familiari del ceto medio a far studiare la propria prole in istituti parificati.
GLI INTOPPI NEL PD
Renzi, però, nell’assemblea di venerdì scorso con i parlamentari Pd avrebbe riscontrato non poca contrarietà sullo strumento del decreto da parte di una fetta del partito, e in serata avrebbe quindi deciso di scegliere la via meno insidiosa del disegno di legge.
GLI AUSPICI DEI VESCOVI
I vescovi avrebbero gradito maggiore decisione dal premier su un tema così delicato e ricordano che la legge che introduce la parità scolastica è stata firmata oramai 15 anni fa da un ex comunista come Luigi Berlinguer. La riforma, dunque, fino a martedì prossimo rimane alla finestra.