Riceviamo e volentieri pubblichiamo
Secondo la Corte di Giustizia Ue, al libro elettronico non si applica un’aliquota IVA ridotta.
Dopo la lunghezza delle banane, il controllo dei decibel degli asciugacapelli e la composizione della pizza napoletana e su come servire l’olio di oliva a tavola, tocca alla definizione di libro che secondo la Corte di Giustizia Ue per essere assoggettato a riduzione IVA conforme al diritto comunitario deve riguardare la “fornitura di libri di qualsiasi tipo su supporto fisico”.
La notizia che la Corte di Giustizia non considera il libro elettronico tra quelli assoggettabili alle aliquote IVA ridotte, e per questo condanna Francia e Lussemburgo che hanno già adottato misure di tale natura (tra l’altro lo ha fatto anche l’Italia con l’ultima Legge di Stabilità), rischia di essere considerata la solita regola imposta dall’Assurdistan con capitale Bruxelles.
Può sembrare l’ennesimo paradosso, ma forse ci stiamo facendo prendere la mano un po’ tutti, inclusi i legislatori nazionali. Leggiamo oggi pagine e pagine di giornale per invocare un rimedio contro quella che sembra essere un’assurda discriminazione: un’imposizione IVA più alta per il libro digitale rispetto al libro di carta, rispettosa peraltro delle norme comunitarie oggi in vigore.
Ma non vi è forse una discriminazione più grave e importante?
Tra chi legge… e chi non legge, ad esempio. Secondo i dati EUROSTAT in Italia il 56% della popolazione legge almeno un libro (con un reddito pro capite di 27.000), mentre la Germania la percentuale sale al 79% (con un reddito però a 34.000 euro), mentre la media europea è al 70% (30.000 euro di reddito in media, comunque superiore all’Italia).
La lettura è, quindi, il più solido strumento di apprendimento in grado di accrescere le competenze in un contesto competitivo fortemente condizionato dall’innovazione e dalla conoscenza. I dati lo dimostrano! Quello che conta è la lettura: a questo dovremo dedicare tempo ed energia. Altrimenti c’è il rischio di appassionarsi all’Assurdistan e alla ricerca del paradosso. E di diventare anche noi provincia dello stesso stato.
Non sarebbe meglio dare un po’ più di spazio al dibattito sulla proposta di un “bonus lettura” di 100 euro per i giovani tra i 18 e i 25 anni, avanzata dalle otto Associazioni della Filiera della Carta, Editoria, Stampa e Trasformazione durante l’incontro “Senza lettura non c’è crescita. Quotidiani, periodici e libri come leva per lo sviluppo del Paese”, tenuto a Roma presso la Sala Capitolare del Senato, lo scorso 26 febbraio?
E a ciascuno la propria lettura, tenendo conto che l’apprendimento che deriva dallo studio su carta è nettamente migliore di quello su digitale. La neuroscenziata Maryanne Wolf, nel 2008, già aveva detto che la lettura digitale fa perdere la capacità di lettura profonda. Anche la linguista Naomi Baron scrive queste cose nel suo testo sul destino della lettura nell’era digitale, a valle della ricerca condotta dall’American University di Washington. Ed è di settembre scorso la ricerca del Washington Post che ci dice che solo il 9% degli studenti universitari si affida agli ebook. Il 25% di loro preferisce invece i libri cartacei.
Massimo Medugno
direttore generale Assocarta