«Yalla, yalla, yalla, piano, piano, piano…». Sono le prime e uniche parole in italiano che è possibile rintracciare in un video diffuso dallo Stato Islamico. La clip, scovata, analizzata e pubblicata dal sito Globalist.it, è stata postata nei giorni scorsi dall’Isis e mostra la preparazione di un attacco suicida con un’autobomba contro una postazione dei curdi del Pkk nel villaggio siriano di Al Naim. Dopo le recenti notizie sul documento di 64 pagine di propaganda jihadista scritto in italiano adesso, insomma, abbiamo la prima testimonianza di un mujaheddin che parla nella lingua nostrana.
LA VOCE FUORI CAMPO E LE INDICAZIONI PER LA MANOVRA DELL’AUTOBOMBA
Il filmato – che dura 2 minuti e 35 secondi e dove si parla italiano dal secondo 50 al secondo 61 – documenta le fasi preparatorie di un “martirio”, ossia di un attacco suicida con un camion-bomba. Il mezzo, che sembra a tutti gli effetti un blindato artigianale, con l’abitacolo corazzato e una feritoia per la visuale, si avvia verso Al Naim, lasciando una strada asfaltata per immettersi, dopo un breve tratto in discesa, in una via sterrata che va in direzione del villaggio. Ed è proprio durante questa manovra che si sente una voce fuori campo dare indicazioni all’autista-martire: «yalla, yalla, yalla» (che in arabo vuol dire “vai”) e poi, nel tratto in discesa, «piano, piano, piano» (in italiano). In un misto di arabo e italiano, «esattamente come capita a uno straniero che ha soggiornato a lungo in un altro paese», scrive Globalist.it.
CHI PARLA NON È DI MADRELINGUA ITALIANA
«Oltre ad essere parole chiaramente distinguibili – annota Globalist.it – ogni eventuale residuo dubbio è spazzato dal fatto che il “piano, piano, piano” è del tutto coerente con l’azione che viene filmata, ossia le parole vengono pronunciate mentre l’autobomba deve passare dall’asfalto allo sterrato attraverso un dislivello». Stando all’analisi fatta dal sito «è molto probabile, praticamente certo, che chi pronuncia le parole “piano, piano, piano” non sia di madrelingua, come appare abbastanza chiaro da un lievissimo accento straniero».
L’IPOTESI CHE RIGUARDA L’AUTISTA-MARTIRE
Ma, sempre secondo il Globalist.it, il filmato lascia aperta anche l’ipotesi «che pure il “martire”, cioè colui alla guida dell’autobomba, fosse “italiano”, ossia in grado di comprendere le istruzioni anche nella nostra lingua». Nella clip non viene mai mostrato l’autista-martire e non si sa se avesse, o meno, con sé una ricetrasmittente o un telefono. Perciò, considerato che quando la voce fuoricampo dava le indicazioni era abbastanza improbabile che il guidatore lo potesse sentire, sia a causa della distanza che del rumore del motore, per Globalist.it le possibilità che si presentano sono due: «La prima è che la voce fuori-campo parlasse ad alta voce, ma lo facesse più per se stesso che per altro – spiega – la seconda, appunto, è che il “martire” fosse in grado di ascoltare e capire le istruzioni». Insomma, conclude il sito, «nel gruppo dell’Isis sicuramente c’era un mujhaeddin che parlava italiano. Ma di “italiani”, in quella azione, potevano essercene due».
LA PRESENZA DI FOREIGN FIGHTERS ITALIANI
Il video, «la cui autenticità è stata confermata dall’intelligence italiana – ha sottolineato il direttore di Globalist.it, Gianni Cipriani – rappresenta una ulteriore conferma della presenza di foreign fighter italiani in Siria e Iraq molti dei quali, come probabilmente in questo caso, non sono nativi italiani, ma stranieri che hanno acquisito successivamente la cittadinanza o persone che hanno vissuto a lungo nel nostro Paese».
I DUBBI SOLLEVATI DA AKI-ADNKRONOS INTERNATIONAL
Una versione, questa, che è contestata da molti esperti di lingua araba. Non ultima la redazione araba di Aki-Adnkronos International secondo cui la frase pronunciata dal jihadista sarebbe senza ombra di dubbio «Yalla, yalla, yalla. Ya Rab, Ya Rab, Ya Rab». «Secondo alcuni siti italiani – si legge sul sito di Aki-Adn – la voce pronuncia invece alcune parole in italiano e la frase suonerebbe come: “Yalla, yalla, yalla (che tradotto dall’arabo sarebbe “Dai, dai, dai”), Piano, piano piano”».
Per la redazione araba di Aki-Adnkronos International, invece, «la voce pronuncia invece in modo inequivocabile la frase “Ya Rab”, che è una invocazione a Dio molto ricorrente nella lingua araba parlata. La voce sembra dare indicazioni a un camion-bomba – si legge ancora – che effettua una manovra e di lì a poco si fa esplodere contro una base di miliziani curdi nella provincia di Homs. L’incitazione “Yalla” e l’invocazione “Ya Rab” si riferirebbero quindi al “martire” che sta per compiere l’operazione».
Secondo quanto riporta Aki-Adnkronos International l’attentato del video «risale al giorno 6 di Jamadi-ul-Awal secondo il calendario lunare, ovvero il 25 febbraio scorso». Il video è intitolato “Operazione di martirio contro il Pkk”, sigla del Partito dei Lavoratori del Kurdistan «ma l’obiettivo dell’attentato potrebbero essere in realtà le Unità di protezione del Popolo curdo (Ypg), gruppo alleato del Pkk e attivo in Siria». Nella scritta che appare a introduzione del video si legge che l’operazione di “martirio” è avvenuta nel villaggio al-Naim, a sud-ovest di Homs.
Ci sono dubbi anche sulla località dell’attentato. Aki-Adnkronos International segnala, infatti, che c’è un villaggio chiamato al-Naim anche nei pressi di Tel Hamees, nella provincia di al-Hasaka, nel nord-est della Siria, dove è più plausibile la presenza di milizie curde. Il video, spiega Aki-Adn, «è infatti firmato da Wilayat al-Baraka, braccio mediatico dell’Is nella provincia di al-Hasaka. Wilayat al-Baraka è anche il nome che l’Is ha dato a quella regione e che viene citato nell’introduzione del video».