La sua “carriera” di jihadista ha assunto dimensioni quasi mitiche. Secondo alcuni rapporti, è la mente dietro le operazioni mediatiche dello Stato Islamico. Secondo un altro dossier, è stato recentemente l’obiettivo di una “dolce trappola” da parte di una donna dell’Fbi inviata in Siria al fine di rubargli delle informazioni. Il 9 febbraio scorso, il Dipartimento di Stato Usa ha indicato il cittadino tedesco Dennis Cuspert come un terrorista speciale di rilevanza globale (Specially Designated Global Terrorist). Precedentemente conosciuto come Deso Dogg durante i suoi giorni vissuti come uno dei più famosi gangsta rapper tedeschi, Cuspert ha più recentemente adottato il nome di battaglia Abu Talha al-Almani. La designazione di terrorista speciale del Dipartimento di Stato arriva dopo che la stessa Germania ha inserito Cuspert nella lista del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite dei terroristi e delle organizzazioni terroristiche.
Da quando era arrivato in Siria nell’estate del 2013, Cuspert era diventato un valente reclutatore di jihadisti stranieri, soprattutto tedeschi. Vi è, tuttavia, una perplessità importante sul fatto che Cuspert sia ancora vivo o meno. La sua morte è stata annunciata in lingua araba su Twitter e su siti jihadisti lo scorso aprile. Secondo le prime notizie, sarebbe stato ucciso il 20 aprile in un attacco suicida realizzato dal gruppo jihadista rivale al-Nusra.
Da quel momento, non sembrano esserci stati segni di vita da parte di Cuspert. Anche se numerosi “nuovi” video e foto di Cuspert hanno continuato ad apparire su internet, nessuno di questi è però databile. Almeno una parte di essi è stata chiaramente mal interpretata dai media occidentali. Inoltre, dopo la sua morte ogni attività di propaganda da parte di Cuspert è stata interrotta improvvisamente.
Questa attività riguarda sostanzialmente due elementi: innanzitutto la sua apparizione come “performer” in una serie di video professionali ad alta qualità in cui viene celebrata la jihad in Siria e in cui vengono incoraggiati i musulmani tedeschi ad unirsi alla lotta; e in secondo luogo, l’impegno costante sui social network dal suo profilo Twitter. Cuspert era stato particolarmente attivo nel periodo immediatamente precedente la sua morte. Solo il 7 aprile, ad esempio, aveva pubblicato quasi 60 tweet.
Ha postato un ultimo tweet la mattina della sua morte, dopodiché il suo profilo Twitter si è “zittito”. Il silenzio è stato momentaneamente interrotto il 23 aprile da un tweet che annuncia: “Salam Aleikum cari fratelli e sorelle, non sono diventato un martire, è stato un errore, possa Allah accettare l’altro fratello”. Questa negazione della sua morte, come altri post in altri social media, è stata diffusa con entusiasmo dai seguaci di Cuspert. L’attività Twitter del jihadista, però, non è ripresa. Un tweet, circa due settimane più tardi, il 7 maggio, ha annunciato: “Inshallah presto di nuovo online con notizie sullo Stato da parte dello “State of Honor” (sarebbe lo stato islamico). Con amore il vostro fratello Abu Talha”. Ma la promessa non è stata mantenuta.
Praticamente tutte le attività su Twitter – molto limitate – sono state retweet e link non commentati a video. La manciata di tweet originali, come quelli del 23 aprile e del 7 maggio, sono tutti in inglese. Cuspert aveva cominciato a sperimentare i tweet in inglese poco prima della sua morte, ma era comunque una lingua che non padroneggiava. La maggior parte della sua attività su Twitter era in tedesco, la sua lingua madre. Ciò include lunghe conversazioni con una vasta gamma di interlocutori, tra cui noti giornalisti tedeschi come Alfred Hackensberger e Florian Flade. E da allora non ci sono conversazioni di questo tipo.
Secondi i rapporti che si occupano della sua morte, anche l’attività video di Cuspert si è arrestata. Alcuni dei suoi ultimi tweet sono serviti per pubblicizzare gli ultimissimi video in cui lui era presente: “For Allah and his messenger” che mostra Cuspert a capo di un coro di mujahideen mascherati. Un’altra produzione lunga più di un’ora è “My Oath to the Islamic State”, che contiene sia il famoso giuramento in questione sia alcune riflessioni di Cuspert. Seduto sotto un albero in un ambiente bucolico, Cuspert è filmato da diverse angolazioni con annesse didascalie generate dal pc che ne sottolineano le parti salienti.
Bisogna notare che prima del suo impegno di fedeltà al Califfato, nessun video di Cuspert era mai stato dedicato specificamente al proselitismo per conto dello Stato islamico. Infatti in “Raqma #3: And Allah is the sustainer”, un video rilasciato qualche mese prima del suo giuramento all’isis, Cuspert può essere visto mentre collabora con Jabhat al-Nusra e prega per l’unità delle fazioni rivali jihadiste in Siria.
Tutti i video apparentemente “nuovi” di Cuspert emersi dopo la sua morte, sono in realtà solo video brevi e amatoriali, che sembrano girati con telefoni cellulari o videocamere a basso costo. Cuspert è presente in queste clip, insieme ad altri tedeschi o jihadisti di lingua araba, ma non è mai a fuoco. Le clip sono state pubblicate sul web ma, a differenza dei video di Cuspert, non sono stati rilasciati con il logo mediatico del gruppo jihadista.
Una parte di questo materiale sembra coinvolgere Cuspert in alcune atrocità. In una clip, per esempio, si vede mentre prende in mano una testa mozzata. Va detto che non lo fa con l’entusiasmo che ci si aspetterebbe da un jihadista esperto e che mette subito giù la testa presa in mano. La clip è stata rilasciata a novembre da Deir ez-Zor is Being Slaughtered Silently, un gruppo che documenta le atrocità dell’Isis.
Sono stati compiuti molti sforzi per collegare queste clip ad eventi post datati rispetto alla sua morte: in particolare, la conquista sanguinosa dell’Isis del giacimento di gas Shaer vicino Homs a luglio e il massacro di centinaia di membri della tribù Shaitat nella regione di Deir ez-Zor nel mese di agosto. Ma non è stato chiarito quando e in che circostanze siano stati prodotti esattamente i filmati.
Inoltre è stato trovato un altro segno che dimostrerebbe che Cuspert è in vita, sebbene questi tentativi risultino poi azzardati: una famosa foto lo mostra la diga di Mosul in Iraq. L’Isis aveva preso il controllo dell’infrastruttura in pochissimo tempo nel mese di luglio. Una segnalazione di un utente Twitter, tuttavia, ha individuato la diga come quella di Tabqa in Siria, piuttosto che quella menzionata sopra. E il confronto con le immagini satellitari conferma che effettivamente si tratta della diga di Tabqa, che si trova a circa 20 miglia dalla roccaforte dell’Isis, Raqqa.
Il Deir ez-Zor is Being Slaughtered Silently fornisce una clip che è la prova più convincente che Cuspert possa effettivamente ancora essere vivo. Le vittime sono identificate come membri della tribù Shaitat e Cuspert è in piedi accanto a un jihadista di lingua araba, che figura anche in alcune immagini raccapriccianti emerse nelle stragi di agosto. Bisogna notare, tuttavia, che l’uomo è vestito differentemente e che l’impostazione non sembrerebbe la stessa.
La tribù Shaitat è originaria della regione di Deir ez-Zor. Si dà il caso che Cuspert sembrerebbe essere stato ucciso proprio nei pressi di Deir ez-Zor, quando l’Isis stava combattendo per prendere il controllo della regione. Che il documento sia la clip di un’atrocità precedente?
In ogni caso, se Cuspert è ancora vivo perché dovrebbe stare in silenzio? In “My Oath” incoraggiava gli spettatori interessati a comunicare con lui attraverso i social media. Eppure non c’è stata alcuna comunicazione.
Il silenzio di Cuspert, inoltre, contrasta fortemente con una sua reazione precedente alla sua scomparsa. Nel novembre 2013 è stata segnalata l’uccisione di Cuspert in un attacco aereo durante l’invasione siriana che aveva avuto luogo due mesi prima. Un video diffuso allora mostrava chiaramente Cuspert privo di vita e coperto di sangue. Ai primi di dicembre, tuttavia, un Cuspert ancora convalescente sembrava riemergere, mostrando le sue cicatrici e parlando per una lunga ora delle sue ferite, dell’obbligo della jihad e della prospettiva di diventare un martire o uno shahid. Cuspert spiegava anche che non si aspettava di sopravvivere alla guerra siriana.
Appena Cuspert si è rimesso in piedi, poi, la sua attività propagandistica è diventata ancora più intensa, con nuovi video e il suo profilo su Twitter. Fino al 20 aprile, ovvero fino all’attacco suicida di Jabhat Al-Nusra contro l’Isis.
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Traduzione a cura di Alessandra Micelli