accetto il rischio, che è grande sia sotto il profilo sociale che penale (non dico politico solo perché non pratico l’arte regia), ma mi sento a disagio, molto a disagio dinanzi a questa criminalizzazione della raccomandazione. è proprio vero che siamo una società scristianizzata. chi altrimenti oserebbe sfidare l’evangelico chi è senza peccato scagli la prima pietra? non credo che ci sia nessuno, oggi, in italia, che possa dire, in coscienza, di non essere mai stato raccomandato. e se così fosse ne avrei compassione. perché la raccomandazione dovrebbe essere la naturale conseguenza di un giudizio di apprezzamento e stima. non essere mai stato raccomandato non è titolo di merito; non è certamente una colpa, ma non è un titolo di merito. chi è capace è inevitabile che, prima o poi, venga raccomandato, segnalato a coloro che ne possano apprezzare e utilizzare al meglio le qualità. chi non lo è stato va considerato sfortunato perché non ha incontrato persone in grado di valorizzarlo: questa sì che è una colpa, non per lui, ma per gli altri. nella mia vita ho raccomandato neo laureati che, per il loro cursus studiorum, meritavano di essere immediatamente assunti; ho raccomandato dipendenti e fornitori, le cui opere ho ritenute preziose; ho raccomandato colleghi più competenti. ho raccomandato tutto ciò che ha destato la mia attenzione e guadagnato la mia stima. ne sono orgoglioso perché ritengo di aver ben fatto sia per il beneficiato che per il destinatario della segnalazione. la raccomandazione dovrebbe essere un dovere morale e civico. il problema è il suo abuso: la segnalazione di chi non merita, perché è una indebita pressione ed è foriera di guai perché mette nel posto sbagliato la persona sbagliata. smettiamo di criminalizzare la raccomandazione e, piuttosto, responsabilizziamo chi la. ora, taccio, devo andare a cena: mi è stato raccomandato un ristorante di un conoscente, al quale sono stato raccomandato da un comune amico per gustare una bella cena. se non sarà all’altezza, il mio amico domani mi sentirà e pagherà pegno. si parva licet…
Elogio della raccomandazione
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