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Effetto Yemen sul petrolio?

Dopo l’appello del presidente yemenita Abdrabbo Mansur Hadi, l’Arabia saudita ha iniziato l’offensiva militare contro i ribelli sciiti del movimento houthi. Dieci Paesi arabi sostengono l’intervento e sul posto ci sono già 100 aerei di guerra e 150mila soldati. Tra gli effetti dell’azione militare c’è stato un aumento del prezzo del petrolio, che dallo scorso giugno non aveva mai fermato la discesa.

Secondo US Energy Information Administration, lo Yemen produce soltanto 133.000 barili di petrolio al giorno, essendo al 39° posto nella lista dei produttori mondiali. L’importanza dello Yemen non è solo geografica. Vicino dell’Arabia saudita, sullo Stretto di Bab el Mandeb, passa il 40% del petrolio mediorientale. Lo Yemen condivide il confine con l’Arabia Saudita, il più grande esportatore di greggio al mondo, ed è luogo di passaggio del petrolio del Golfo Persico.

ALZA DEI PREZZI

Il rischio che la zona sia sotto il controllo dei ribelli e la notizia dell’intervento hanno fatto salire in poco tempo il prezzo del petrolio. Il petrolio Brent è arrivato a 59,71 dollari per barile, con un aumento di circa 1,50 dollari rispetto all’ultima chiusura. Il petrolio americano, invece, è aumentato 1,20 dollari per arrivare a 50,41 dollari per barile. Gli importatori asiatici hanno detto che non sono preoccupati dalle interruzioni immediate del somministro, ma i prezzi globali del greggio sono aumentati più del 5% ieri.

Qui un grafico del comportamento:

grafico petroleo

CONSUMATORI ASIATICI

Per SK Innovation, compagnia appartenente a SK Energy, la più grande raffineria della Corea del Sud, la crisi nello Yemen non è un problema diretto per le forniture di petrolio. Il portavoce della compagnia Kim Woo-kyung ha spiegato che la situazione potrebbe aiutare a muovere parzialmente i prezzi del greggio, ma non pensano che la fornitura attuale sarà interrotta”

INVENTARIO POSITIVO

U.S. Energy Information Administration ha informato ieri che si è concluso l’inventario di petrolio con un risultato più alto di quello previsto. Gli Stati Uniti contano su 8,2 milioni di barili, di fronte ad un’aspettativa di 5,1 milioni.

EPICENTRO COMMERCIALE

Daniel Ang, analista di investimenti della firma Phillip Futures con base a Singapore, ha detto all’agenzia Afp che “le tensioni geopolitiche spingono l’asticella del prezzo del petrolio. Lo Yemen non è un grande produttore, ma è un centro commerciale nella regione, per cui le tensioni in quel territorio potrebbero causare l’interruzione delle attività commerciali dei prodotti energetici nella regione”.


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