Articolo estratto dalla Geopolitical weekly del Centro Studi Internazionali
Mercoledì 25 marzo, il presidente dell’Ucraina Petro Poroshenko ha costretto Ihor Kolomoisky (nella foto) a dimettersi dalla carica di governatore dell’Oblast di Dnepropetrovsk, una delle maggiori regioni industriali nell’est del Paese. Al suo posto è stato nominato Valentyn Reznichenko, che intrattiene rapporti d’affari con elementi dell’entourage di Poroshenko. La settimana prima alcuni uomini armati avevano occupato la sede dell’azienda energetica Ukrnafta e della sua sussidiaria UkrTransNafta dopo che il Parlamento aveva approvato emendamenti alla legge sulle compagnie statali sfavorevoli a Kolomoisky. Dal momento che l’ex governatore controllerebbe importanti quote di queste società, è su di lui che ricade il sospetto di essere il mandante del raid.
Kolomoisky, uomo d’affari miliardario a capo di una vasta rete di interessi nei settori energetico, minerario, bancario e dei media, è uno degli oligarchi sulla cui fedeltà si basa la tenuta di Poroshenko alla testa del Paese. In particolare, ha avuto un ruolo di massimo rilievo nel contenimento dell’avanzata dei ribelli filorussi di Donetsk e Luhansk, capitali delle omonime autoproclamate Repubbliche Popolari, nonché nel contrastare l’insorgere di gruppi paramilitari composti da elementi della società civile legati da un comune orientamento filorusso. Grazie alla sua grande disponibilità finanziaria ha contribuito a formare e sostenere diversi battaglioni fra cui l’Azov, l’Aydar, il Donbass, il Dnepr-1 e il Dnepr-2, che anche dall’Oblast di Dnepropetrovsk, confinante con la regione di Donetsk, hanno operato contro i separatisti.
L’allontanamento di Kolomoisky è un segnale pericoloso per Kiev, in quanto potrebbe destabilizzare il rapporto tra la classe oligarchica e il presidente Poroshenko, minando il processo di riassestamento dei poteri seguito ad Euromaidan e alla crisi nel Donbass. L’apertura di una nuova stagione di conflitto potrebbe avere serie conseguenze per la leadership politica attuale, che come in passato è essenzialmente basata sull’equilibrio fra gli interessi degli oligarchi. Proprio nell’ottica di un indebolimento degli equilibri di potere a Kiev si inserisce la dichiarazione del leader separatista Alexander Zakharchenko, che ha provocatoriamente suggerito a Kolomoisky di fondare una sua Repubblica autonoma nell’Oblast di Dnepropetrovsk su cui, benché dimissionario, esercita ancora il potere de facto.
Inoltre, non è da escludere che Mosca possa, in futuro, cercare di cooptare il dissenso degli oligarchi a proprio vantaggio e allo scopo di favorire l’ascesa di una leadership filorussa in tutto il Paese.