La lettera-appello arriverà formalmente lunedì nelle cassette della posta dei 915 parlamentari, ma ci sarebbero già alcune prime reazioni positive per chi ha avuto sentore dell’iniziativa di Italia Unica. Il partito fondato da Corrado Passera ha infatti diffuso tra militanti e simpatizzanti una iniziativa contro le riforme istituzionali in cantiere, compresa la legge elettorale.
Secondo Italia Unica, la nuova legge elettorale e la riforma del Senato all’esame del Parlamento “mettono in gioco la tenuta della democrazia e il rispetto della rappresentanza”.
Per questo Passera, insieme alla neonata direzione nazionale di Italia Unica, ha rivolto un appello ai senatori e ai deputati per difendere i valori e i principi che sono alla base della nostra Costituzione.
Secondo alcune indiscrezioni, Pippo Civati e Guglielmo Vaccaro del Pd da una parte e Andrea Causin e Lionello Marco Pagnoncelli, che si riconoscono nello schieramento di centrodestra, hanno mostrato interesse nei confronti dell’iniziativa.
ECCO ALL’APPELLO INTEGRALE DI ITALIA UNICA CHE LUNEDI’ I PARLAMENTARI RICEVERANNO NELLE CASSETTE DELLA LORO POSTA
Italia Unica rivolge un appello ai Senatori e ai Deputati, quali rappresentanti del popolo italiano, e lo estende a tutte le forze politiche, alle associazioni e ai cittadini, per arginare una pericolosa deriva che accompagna la nuova legge elettorale, il cosiddetto “Italicum”. Questa riforma, in combinazione con quella altrettanto sbagliata del Senato, rischia di produrre effetti deleteri per la democrazia italiana, assicurando una concentrazione di potere in mano di un’estrema minoranza, portando a una quasi totale esautorazione degli elettori dalla scelta dei loro rappresentanti in Parlamento e dando enorme potere ai Consigli Regionali.
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Onorevoli Senatori, Onorevoli Deputati,
tra poche settimane sarete nuovamente chiamati a pronunciarvi, e in maniera definitiva, su quella che ad avviso di Italia Unica rappresenterebbe una grave lesione della democrazia nel nostro Paese. Una nuova legge elettorale che umilia la partecipazione e la rappresentanza attraverso l’adozione di meccanismi in grado di regalare a una minoranza partitica il controllo assoluto di tutto: Parlamento, Governo, Presidenza della Repubblica e, a cascata, tutte le altre posizioni istituzionali, a partire dalla Corte Costituzionale. Così come immaginato, l’ impianto della legge elettorale non risponde allo spirito della Costituzione e ai rilievi della Corte Costituzionale che hanno portato all’abrogazione del Porcellum.
In particolare ci preoccupano due scelte strutturali molto pericolose:
• La prima scelta che riteniamo sbagliata e pericolosa riguarda il premio fino al 15% – equivale a molti milioni di voti – alla lista che raggiunga il 40% al primo turno senza che venga previsto alcun tipo di contrappeso (per esempio maggioranze qualificate per la nomina del Presidente della Repubblica). Si tratta di una soluzione che non ha pari in nessun’altra democrazia matura.
• La seconda scelta che riteniamo sbagliata e pericolosa riguarda la sostanziale impossibilità per i cittadini di poter scegliere i propri rappresentanti in Parlamento: la stragrande maggioranza di Deputati e Senatori rimarrebbero dei “nominati”: il 100% dei Senatori sarebbero eletti in secondo grado, quasi tutti dai Consigli Regionali, e buona parte dei Deputati – grazie a liste bloccate e candidature multiple – sarebbe scelta dalle segreterie dei partiti.
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Alla antidemocratica legge elettorale che sta per essere licenziata si unisce la pessima riforma del Senato della Repubblica. Il Senato non viene abolito, ma anzi – come si evince chiaramente dal nuovo articolo 55 della Costituzione – continua a rivestire un ruolo chiave nella formazione delle leggi. La legge di riforma, di fatto, offre al Senato il potere di intervenire su quasi tutte le tematiche (basti citare che esso resta competente sulle “decisioni dirette alla formazione e all’attuazione degli atti normativi e delle politiche dell’Unione Europea”).
Pur non avendo l’ultima parola e non potendo dare la fiducia al Governo, il Senato finirà per imporre tempi comunque lunghi di approvazione praticamente su ogni legge. Insomma si trasforma il Senato in una
specie di nuovo CNEL, ma solo fintamente consultivo perché la Camera dovrà rivotare con maggioranze qualificate ogni qualvolta Palazzo Madama esprimerà un parere negativo. Consideriamo infine sbagliato “affidare” il Senato ad amministratori locali che continueranno a ricevere i loro emolumenti dai Consigli Regionali e avranno l’inevitabile tendenza a favorire e ad occuparsi prioritariamente di interessi territoriali. Come pure consideriamo sbagliato far passare l’idea che si possa svolgere il compito di Senatore e di Consigliere Regionale part-time.
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Si tratta di scelte pericolose fatte a colpi di maggioranza, senza aver costruito quell’ampio consenso parlamentare che dovrebbe caratterizzare qualsiasi riforma costituzionale.
Entrambe le riforme sul tavolo non risolverebbero comunque nessuno dei grandi problemi che pretendono, in astratto, di affrontare:
• Non favorirebbero la partecipazione dei cittadini perché una legge elettorale che costringe fin dal primo turno partiti e movimenti del tutto eterogenei in liste unicamente finalizzate alla conquista del premio e che impedisce di scegliere il proprio rappresentante in Parlamento allontana ulteriormente la gente dalla politica e favorisce l’astensionismo;
• Non favorirebbero la governabilità: sappiamo tutti che si creeranno coalizioni camuffate da liste singole, con dentro tutto e il contrario di tutto, che il giorno dopo le elezioni comincerebbero a sfaldarsi;
• Non si ridurrebbero i costi della politica perché l’apparato del Senato continuerebbe a costare praticamente come oggi. Il risparmio di emolumenti, al netto dei costi diretti e indiretti derivanti dai Senatori part time e in continua trasferta, sarà del tutto irrilevante.
E non si dica che non ci sono altri modi per ottenere più partecipazione, più governabilità, minori costi della politica! Basterebbe, per esempio, considerare le proposte di Italia Unica: sistema elettorale a doppio turno di coalizione, collegi uninominali che collegano realmente candidati ed elettori, riduzione netta del numero di parlamentari (non oltre 400) eventualmente anche con un’unica Camera.
Per tutte queste ragioni diciamo NO all’Italicum e all’attuale riforma del Senato: la consideriamo un grave errore istituzionale, politico e legislativo, disegnato sulle esclusive esigenze di un singolo Partito che aspira in maniera esplicita a porsi come Partito Unico della Nazione. Si sta procedendo allo stravolgimento di cardini essenziali della nostra Carta Costituzionale, esautorando il Parlamento da qualsiasi ruolo rilevante e trasformando in modo surrettizio la nostra Repubblica parlamentare in “Repubblica del Premier” senza contrappesi democratici.
Perciò facciamo appello alla sensibilità e all’indipendenza di ciascun Parlamentare, alle forze politiche, alle associazioni e ai cittadini italiani, affinché si possa correggere la rotta.
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Onorevoli Senatori e Onorevoli Deputati, siete e siamo ancora in tempo. La difesa della Costituzione e delle istituzioni è un dovere morale e politico di tutti!