Grazie all’autorizzazione del gruppo Class Editori, pubblichiamo l’articolo di Andrea Fiano uscito sul quotidiano Milano Finanza.
Debutto di spessore sul Nyse ieri per Igt, il gruppo leader mondiale nel settore dei giochi controllato dalla DeAgostini tramite la controllata DeA Partecipazioni, che nasce dalla fusione fra Gtech e l’americana Igt. Un rialzo non lontano dal 10% oltre 20 dollari con cui la società a controllo italiano ha letteralmente sbancato Wall Street.
Il gruppo è diventato il numero uno mondiale nel settore della gestione delle lotterie e delle slot machine e sul fronte dei giochi elettronici, in un mercato mondiale dove le giocate al netto delle vittorie, sono pari a 350 miliardi di dollari e dove il trend resta quello di una crescita moderata ma costante, spesso anche a dispetto di una modesta crescita economica nei singoli Paesi.
La società, che ha una capitalizzazione di mercato di circa 4 miliardi di dollari, è ora una holding di diritto inglese con sedi operative a Roma, Las Vegas e Providence; lo scorso anno ha registrato ricavi complessivi proforma pari a 6 miliardi di dollari e vanta oltre 13 mila dipendenti. DeAgostini controlla circa il 52% del nuovo colosso, mentre la quota restante è distribuita in tutto il mondo (prima dell’acquisizione il gruppo di Novara controllava il 60% di Gtech , il 9% delle azioni era in mano a investitori italiani e la parte restante divisa fra investitori europei e americani).
La fusione completata ieri segue di nove anni l’acquisizione, sempre negli Usa, dell’americana Gtech da parte della vecchia Lottomatica. Marco Sala, ceo dell’intero gruppo, ha suonato ieri la rituale campanella di avvio delle contrattazioni sul listino americano e ha incontrato la stampa.
Perché quotarsi al Nyse, uscendo da Piazza Affari? “Qui siamo più vicini ai nostri concorrenti, siamo in un mercato più liquido, e qui sono quotati anche tutti gli operatori di casino. Inoltre negli Usa anche la copertura degli analisti sarà superiore”, ha spiegato Sala, dopo avere confermato che gli azionisti di Igt non volevano ottenere in cambio della loro partecipazione, azioni di una società quotata in Europa e quindi anche in un’altra valuta.
Ora il nuovo gruppo vanta accordi con i governi di 100 Paesi ed è pronto per crescere sia in nuovi mercati sia con l’offerta di nuovi prodotti e servizi nei mercati dove è già presente, anche grazie a un piano di investimenti annuale di circa 300 milioni di dollari nell’attività di ricerca e sviluppo.
Nel frattempo la quotazione è stata preceduta da un roadshow negli Usa che ha visto il gruppo incontrare una decina di investitori istituzionali presenti o meno nelle società oggetto della fusione.
Contestualmente Gtech ha abbandonato il listino italiano (sostituita da Banca Generali tra le blue chip del paniere MFITALY40). L’operazione di integrazione era stata avviata nel luglio dello scorso anno con l’annuncio dell’acquisizione di Igt, International Game Technology, da parte di Gtech per 4,7 miliardi di dollari di cui il 25% in azioni e il resto in contanti. Poi sono arrivati gli ok degli azionisti del gruppo Usa, e dell’autorità del Nevada per il gioco d’azzardo. Sala, nel presentare ieri alla stampa la nuova società, ha precisato ieri che al “momento non ci sono obiettivi di altre acquisizioni, ma questo non si può escludere in futuro”. Ovviamente il gruppo deve ora digerire l’integrazione che porterà in tre anni a sinergie per 280 milioni di dollari, di cui 230 sul fronte dei costi e 50 sul fronte dei ricavi.
DeAgostini scenderà al di sotto del 50%? “Questo dovete chiederlo a loro, ma di certo si tratta di un investimento a lungo termine”. L’incontro di ieri è servito anche per affrontare i temi della regolamentazione del settore e per sottolineare l’anticiciclicità del business che dipende dall’attività del regolatore rappresentato in larga parte dai governi dei Paesi in cui il gruppo opera.
Per gli obiettivi di crescita del gruppo e i risultati si dovrà attendere invece fino a fine luglio, quando saranno licenziati i risultati del secondo trimestre e sarà anche completato il passaggio ai criteri di bilancio americani.