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Mover nella giungla di Shanghai

Seconda puntata della pubblicazione di alcuni estratti del libro “Mover. Odissea contemporanea” di Michele Silenzi, edito da Liberilibri (qui la prima parte). Il libro, tutto scritto in prima persona e in una forma ibrida tra il saggio e il romanzo che molto assomiglia a un diario di bordo, racconta le riflessioni e gli incontri del Mover, personaggio-archetipo della nostra contemporaneità in continuo divenire. Il fil rouge che tiene insieme il libro è il concetto di distruzione e ricreazione, di dissoluzione e riaggregazione rappresentati nella nostra quotidianità. L’altro protagonista è il tempo, sempre presente con il suo ritmo incalzante, un tempo non circolare ma che si lancia in avanti, creando in tal modo le condizioni perché protagonisti sempre nuovi riescano ad emergere. L’io narrante irrompe sul mondo e lo scompone in singoli episodi autobiografici o di fantasia, spezzoni di vita che si aprono e si chiudono di continuo e che non potrebbero esistere al di fuori della contemporaneità. (Redazione)

Dal cap 7 COSTRUISCO DISTRUGGENDO

Vulcano
Qui a Shanghai abbattono continuamente interi quartieri. Fanno pulizia totale di tutto quello che c’era. Sono qui da un anno. La città è diversa da quando sono arrivato. Distruggono e ricostruiscono, distruggono e ricostruiscono. Sempre più belli, sempre più alti. Per la meraviglia di tutti. Cariche esplosive. Luci nella notte e tuoni lontani. Palazzi crollano, ponti vengono distrutti. Meglio così, ne costrui­ranno di più grandi e resistenti. Pozzi per il cemento armato vengono scavati. Devono reggere il peso di seicento metri di vetro e acciaio.

Ecco la mia giungla. Trasparente. Lucida. Devi avere occhiali speciali per vedere le sue ramificazioni. Devi avere occhi attuali per vedere quello che c’è nel mezzo. Lo spazio non è vuoto. Il vuoto non esiste. Tutto è continuamente attraversato da un ribollire di attività subatomiche talmente piccole e veloci che a mala pena si può dire siano esistite. Ma questa processione, questa attività incessante, questa auto-creazione continua è ciò che dà senso a ogni piccola parte, quello che la rende unica. Quando osserviamo qualsiasi cosa, quella cosa è già passata, ha già mutato posizione. Persino alcune delle stelle che vediamo sono immagini di corpi che non esistono più. Alcune scomparse da milioni di anni quando ancora la Terra era popolata dai dinosauri, eppure la loro luce, quello che vediamo, ci arriva ancora.

Tutto ciò che vedo è già passato, già compiuto. Altri potranno usarlo. Non io, per me è ormai inutile. Vivo nella fase dell’attraversamento. Sto andando da qualche parte. La mia volontà ha costantemente bisogno di una meta nuova. Di un posto in cui andare. Non posso tornare indietro.

Vivo in un palazzo pericolante. Ascolto Bruce Spring­steen sul mio iPod e in una canzone trovo la soluzione: ho bisogno di una wrecking ball, di una palla da demolizione. Abbattere il palazzo è l’unico modo per non restare intrappolato sotto le sue macerie. Dopo avere raccolto i cocci saròpronto a ricostruire. Poco importa se nello stesso punto o in un altro luogo. Devo farmi una casa là fuori. Ma deve essere una buona casa.

Penso a Cormac McCarthy e a The Road. Al bambino che chiede al padre se loro portano il fuoco. Penso a No Country for Old Man, al sogno finale dello Sceriffo Bell quando sogna che suo padre, in una notte buia e fredda, gli passa avanti a cavallo per andare ad accendere un fuoco da qualche parte in mezzo a tutta quella oscurità, così da farlo scaldare.

Guardo l’Etna che erutta. Con grande calma. Lo guardo dal mare. Tutto viene costruito come un vulcano.

Il magma ribolle da qualche parte sotto il cratere. È in continua comunicazione con il centro della Terra. È il modo con cui il pianeta si mostra. Il magma è sempre in movi­mento. Il centro della Terra. L’inferno liquido al centro del nostro pianeta è il motore del mondo. Quello che in­sieme al sole lo rende vivo. Il magma è vita. Ogni volta che fuoriesce, ogni volta che deborda forma dei nuovi strati di roccia, dei nuovi sedimenti, nuove forme. I geologi po­tranno guardare i sedimenti e comprendere quello che è successo dal modo in cui la lava si è raffreddata. Leggono l’evoluzione in quelle rocce.

Quando il vulcano erutta spezza la roccia che lo blocca. Esplode. Lancia frammenti a grande distanza. A volte di­strugge persino una parte di se stesso per liberare tutta la sua potenza. Ma poi tutto si placa. La lava fuoriuscita si raffredda formando un nuovo scenario costruito sui fram­menti di quello vecchio. [To be continued]


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