Nel mondo globalizzato i rapporti fra gli Stati sono diventati una delle principali reti di interconnessione attraverso cui ciascun Paese partecipa al sistema internazionale e cerca di tutelare i propri interessi nazionali. Aumentando l’interdipendenza, le conseguenze di ogni decisione si ripercuotono in ogni direzione e con un’intensità fino ad ora impensabile. Lo “stagno” in cui viviamo è diventato il mondo e se vi gettiamo un sasso le onde si propagano ovunque.
In questo contesto il valore dell’affidabilità ha assunto una dimensione fondamentale perché è su di essa che si basa la fiducia reciproca.
I latini sostenevano che “Pacta sunt servanda”: purtroppo il nostro Paese, che per altro rivendica queste sue origini, sembra troppo spesso dimenticarsene. E questo è tanto più grave quando avviene nei confronti del nostro principale alleato, gli Stati Uniti, e su un terreno delicato come è quello della sicurezza e difesa.
Emblematica è la vicenda della base siciliana del sistema Muos, Mobile User Objective System, il più avanzato sistema americano di comunicazioni satellitari, basato su quattro stazioni a terra, di cui due negli Stati Uniti, una in Australia e una in Italia, e quattro satelliti, più uno di riserva in orbita. Il sistema dovrebbe diventare operativo nel 2017, sostituendo progressivamente i sistemi attuali. E’ un programma strategico per la difesa americana perché le comunicazioni satellitari hanno ormai assunto un ruolo critico nel far fronte alla crescente instabilità e diffusione delle minacce a livello internazionale.
Come si può facilmente intuire, per funzionare il sistema ha bisogno di tutte e quattro le basi per coprire l’intera superficie mondiale. Per questo sono stati coinvolti due alleati ritenuti affidabili come l’Italia e l’Australia.
Nell’ultimo anno la nostra affidabilità ha, però, subito crescenti ammaccature a causa dell’intervento di amministrazioni locali (Regione Sicilia e Comune di Niscemi), magistratura amministrativa regionale (Tar di Palermo), magistratura (procura di Caltagirone) in un crescendo di delibere, ricorsi, sentenze sospensive, sequestri, ecc. Due aspetti emergono, fra gli altri: un’iniziativa volta a contribuire alla sicurezza e difesa internazionale si è impantanata nel groviglio normativo e istituzionale italiano e, nello stesso tempo, si è trasferita dal piano internazionale e nazionale a quello regionale e comunale.
Tutti sembrano dimenticare che la decisione iniziale di autorizzare la realizzazione dell’infrastruttura americana è stata presa dal governo italiano e specificatamente dal ministero della Difesa, dopo aver fatto le necessarie verifiche sull’impatto ambientale e sanitario. Si può comprendere, in parte, il malcontento della popolazione locale, come sempre avviene quando una parte del territorio viene utilizzata nell’interesse nazionale con limitati benefici a livello locale. Ed è compito del Governo assumere le necessarie iniziative per “compensare” questo “sacrificio”. Altra cosa è, invece, opporsi e contrastare strumentalmente le decisioni assunte. Fomentare paure irrazionali e utilizzarle per una campagna politica che è, insieme, anti-americana e anti-statale dimostra quale sia il livello di irresponsabilità di un troppo grande numero di esponenti politici che non si preoccupano minimamente né delle vere minacce che incombono sul nostro Paese, né delle conseguenze sulla nostra affidabilità internazionale.
In questa vicenda c’è, però, un grande assente: il governo italiano che sembra aver sottovalutato i rischi connessi all’ingarbugliarsi della vicenda sul piano giuridico, alla sua crescente strumentalizzazione politica regionale e nazionale e alle conseguenti ripercussioni sul piano dei nostri rapporti con gli Stati Uniti. Se c’è un terreno dove gli americani hanno i nervi scoperti è proprio quello della sicurezza: non si dovrebbe, quindi, rischiare di far nascere il sospetto che possa essere scalfita da un conflitto di competenze e pareri nell’incomprensibile sistema italiano giuridico, istituzionale, amministrativo.
Meglio, quindi, porci rapidamente rimedio prima che la situazione diventi completamente ingestibile e possibilmente prima che, in occasione dei prossimi incontri bilaterali, gli amici americani ci chiedano conto di questo pasticcio.