Signor presidente del Consiglio,
si trovano in questi giorni davanti ai due rami del Parlamento due distinti disegni di legge, che in un modo o nell’altro vanno ad incidere sullo status dei dirigenti delle scuole, secondo logiche diverse e in parte fra loro contraddittorie.
Il ddl Ac 2994, sulla buona scuola, investe molto sul lavoro e l’impegno dei dirigenti delle scuole per portare a compimento gli obiettivi di riforma. Affermazioni molto impegnative in tal senso sono contenute in più passaggi del disegno di legge, a cominciare dall’articolo 2, dall’art. 7, dall’art. 11. Ma il punto culminante si individua nell’art. 21 comma 2 lettera f), dove, nell’enunciare le distinte funzioni di governance della futura scuola, al dirigente – e solo a lui – viene assegnata la piena responsabilità della gestione di tutte le risorse. A cominciare, come viene ripetutamente chiarito in altri passaggi, da quelle umane e professionali.
Il ddl As 1577 – sul riordino generale delle Pubbliche Amministrazioni – all’art. 10 esclude seccamente la dirigenza scolastica dal costituendo ruolo unico della dirigenza statale, senza assegnarle alcuna altra collocazione nell’ambito della dirigenza pubblica. Tale esclusione mal si comprende, dato che tutte le funzioni ordinariamente svolte dagli altri dirigenti pubblici di livello pari (ed anche, in qualche caso, superiore) sono svolte anche dai dirigenti delle scuole; mentre alcune delle funzioni che questi ultimi svolgono non vengono esercitate se non dai dirigenti generali degli altri uffici (si pensi alla rappresentanza legale di ciascuna amministrazione autonoma, alla titolarità delle relazioni sindacali, all’onere di stare in giudizio ed a molte altre).
Dunque, una dirigenza “intera” quanto a compiti e responsabilità (ed anche più che intera quanto alle funzioni effettivamente svolte), viene esclusa dal ruolo unico: ciò che comporta il forte rischio della perdita degli strumenti necessari per svolgere i propri compiti. Tanto più che a questa esclusione non si accompagna l’individuazione di una destinazione diversa, di livello almeno corrispondente. Non si tratta solo di una questione di prestigio, né di pregiudizio delle tutele giuridiche e contrattuali, ma – come si è detto – di un vulnus alla capacità di agire efficacemente nello svolgimento delle proprie funzioni.
E’ concepibile un dirigente pienamente investito delle funzioni di gestione che non sia al tempo stesso un dirigente senza altri aggettivi ed inserito di pieno diritto nel contenitore giuridico destinato ad ospitare tutti gli altri dirigenti pubblici? Noi crediamo di no: e come organizzazione la più rappresentativa della categoria ci permettiamo di attirare la Sua attenzione su questo singolare strabismo nella produzione normativa in via di approvazione.
Un’eventuale condizione di “dirigenza speciale” non risolverebbe il punto principale e non ci rassicura neppure come categoria; sono quindici anni e tre rinnovi contrattuali che ci troviamo appunto in una tale condizione, che regolarmente diviene la premessa perché la “specificità” si traduca in concreto in inferiorità, retributiva ma non solo. Noi siamo investiti di responsabilità più numerose e gravi di molti dei nostri colleghi, ma la collocazione in un’area a parte diventa strumento di emarginazione.
La Buona Scuola promette di aumentare i nostri “poteri”, cioè in concreto i nostri doveri e le nostre responsabilità: siamo pronti a farvi fronte e non ci tireremo indietro, come non abbiamo mai fatto in passato. Ma non possiamo accettare che ad un incremento degli impegni di lavoro, che sono già molto superiori a quelli dei nostri colleghi dirigenti di altre amministrazioni, si accompagni il protrarsi di una emarginazione giuridica rispetto a loro: rafforzata anzi dall’esclusione dal ruolo unico in cui tutti gli altri confluiscono.
Ci rivolgiamo a lei, signor presidente, in quanto garante della coerenza dell’indirizzo politico del Governo, affinché provveda a ricondurre ad una logica unitaria i due provvedimenti citati. Ciò che può essere molto facilmente garantito eliminando l’inciso contenuto nell’art. 10 del ddl As 1577 (“esclusa la dirigenza scolastica”).
Nel confidare in un suo sollecito quanto determinante intervento in tal senso, ci è gradito formulare i migliori auguri di buon lavoro e di rapido completamento del processo riformatore in corso.