Hillary Rodham Clinton ha annunciato la sua candidatura alla nomination democratica per poi correre per la presidenza degli Stati Uniti: è conosciuta in tutto il mondo per la sua intelligenza e per il suo passato fatto di competenza e durissimo lavoro, anche come avvocato. E lei sa bene, come chiunque, che la strada per la Casa Bianca sarà difficile e soprattutto che avrà moltissimi nemici da combattere.
Lei è tenace e decisa a superare gli ostacoli che hanno cominciato a porle davanti: numerosi giornali anche nostrani, inguaribili maschilisti, la tacciono di essere una “tigna ambiziosa”, ma solo perché è donna di grande competenza e pazienza, donna che ha saputo essere moglie silenziosa nel momento in cui il marito presidente si è fatto massacrare da una storiaccia ridicola di sesso; accanto a Barack Obama è stata un segretario di Stato apprezzato e temuto in ambito internazionale. Ed è una candidata donna di stile e di animo superiore e potentemente antico e non mi voglio far scappare l’opportunità di manifestare tutta la mia soddisfazione per la forza che esprime in questo momento. Desidero che questo sostegno le arrivi diretto e concreto.
Mi auguro che Hillary Clinton vinca le primarie, come tutto lascia pensare. Dovrà convincere l’elettorato che porterà un grande cambiamento, differenziandosi da Obama nonostante abbia lavorato con lui durante la sua amministrazione. Dovrà farlo allo stesso tempo senza perdere per strada nessun suo sostenitore. Il programma di Hillary, stando al suo video di presentazione, dovrà contenere oltre che coraggio amministrativo anche una chiara filosofia di governo, una governance per il futuro dei giovani americani, con una politica economica concreta di rilancio e sviluppo dell’occupazione e dell’innovazione. E dovrà consolidare al contempo ciò che i democratici hanno realizzato durante l’amministrazione Obama per quanto riguarda la sanità, la regolamentazione finanziaria, i diritti dei cittadini omosessuali e il cambiamento climatico.
Procederà spedita su un programma innovativo che rafforzi la crescita economica attraverso gli investimenti in ricerca nuove tecnologie, sulla politica di difesa militare e di forti rapporti internazionali. Non c’è dubbio che Hillary Clinton dovrà vedersela con i repubblicani e con la dinastia dei Bush, che mette in pista il nipote del patriarca che ha fondato sulla strategia del potere famigliare (con le donne Laura e Barbara moglie e madri asservite) la sua presidenza. Ma c’è anche l’impervio coacervo di correnti da superare nei democratici (tanti estremi liberal, sinistrorsi, anti interventisti, ecc.), tra i quali molti maschilisti ambiziosi. La forza di Hillary è voler diventare presidente: e se anche Dio vorrà, sarà il primo presidente donna degli Stati Uniti d’America: preparata, coraggiosa, arrogante quel tanto che le serve, con un piglio solare e un lifting ben riuscito che le ha ridonato uno splendido sorriso.