Per Manpower, società che si è occupata di reperire il personale per l’Expo 2015, non è stato semplice reclutare 600 giovani. Otto su dieci hanno rinunciato al lavoro “stagionale” dopo aver superato il primo step delle selezioni. La causa di questi numeri, abbastanza sorprendenti a dir la verità, è da ricercare nell’orario di lavoro o nella precarietà del contratto. Anche perchè il salario proposto, tra i 1.300 e i 1.500 euro netti al mese, non è affatto una miseria di questi tempi.
Purtroppo chi ha rifiutato il lavoro, o perché spaventato dalla precarietà, o perché si sarebbe svolto nel periodo estivo (e da noi estate è ancora sinonimo di vacanze) ha perso una grossa opportunità. L’Expo è infatti un’occasione per confrontarsi con diverse culture, dato che la fiera ospita padiglioni di tutti, o quasi, i Paesi del mondo. Un’esperienza del genera, altamente formativa, accresce di certo il curriculum vitae di un qualcosa di unico da rivendersi poi in futuri colloqui.
Eppure non mancano i casi, nella realtà quotidiana, di ragazzi che sono disposti ad effettuare periodi di praticantato, anche se non retribuiti. Evidentemente il lavoro offerto da Expo non è stato considerato specializzante abbastanza da investirvi 6 mesi.
Probabile comunque che a giocare un ruolo importante nel mancato appeal che ha l’Expo, possa essere rappresentato dagli scandali, che hanno accompagnato tutto il processo organizzativo, oppure dai forti ritardi che lo stesso sta registrando. Ad oggi, infatti, a poco più di una settimana dall’inaugurazione, sono stati ultimati solo una trentina di padiglioni sui 52 previsti. Siamo dunque poco oltre la metà.
Detto comunque dell’importanza di un’esperienza lavorativa all’Expo, vanno comunque sottolineati gli attacchi eccessivi che alcune testate giornalistiche hanno portato ai giovani italiani che hanno preferito non sottoscrivere un contratto, che resta comunque precario. La spiegazione alle tante rinunce è più che altro da riscontrare nell’orientamento degli under 30 di oggi di ricercare un lavoro stabile, più che formativo.