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La liberazione: una parola, un mondo

In ogni istante della nostra vita dovremmo vivere un senso di “liberazione”. Eppure, ancora oggi, una grande parte dell’umanità “esiste” sotto varie forme di schiavitù.

Troppo spesso dimentichiamo il valore profondo della libertà. Chi, come me, ha avuto la fortuna di avere un Maestro di vita che ha vissuto l’esperienza partigiana sa quanto sia importante non arrendersi alla certezza della libertà. Che senso ha, oggi, il 25 aprile ?

Domani ascolteremo infinite invocazioni, rievocazioni e commemorazioni. Ma il tema è che, se la libertà non è liberazione, se non vive nella carne e nel sangue di ogni essere umano, rimane un auspicio, una possibilità e progressivamente si annulla. Francesco Cossiga, anni fa, ci ricordò che il principio del totalitarismo fu proprio nella massima idealizzazione della libertà.

Sono libere le migliaia di persone che fuggono dai teatri di guerra e dagli “stati falliti” ? Sono liberi i lavoratori trattati come “risorse umane” ? Sono libere le donne che devono difendersi da violenze striscianti e fisiche ? Siamo liberi tutti noi, quando condividiamo un “mondo digitale” dai troppi lati ancora oscuri e quando viviamo in metropoli sempre più costruite sulla paura del “differente umano” e sull’ansia della sicurezza ?

Dovremmo vivere un 25 aprile permanente, ricordando a noi stessi che l’umanità, e in essa ciascuno di noi, ha la responsabilità storica di guardarsi allo specchio e di riconoscersi tale.

 

 


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