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Je Suis Ilan Halimi, i giorni della prigionia

Nel 2006, alla periferia di Parigi, un ragazzo ebreo francese di 23 anni Ilan Halimi viene rapito e tenuto in ostaggio per 24 giorni. Nella sua lunga prigionia, nascosto nello scantinato di un appartamento, Ilan è stato legato, picchiato e fatto oggetto delle più terribili violenze e torture mortali, ad opera di una banda denominata “la gang dei barbari”, facente capo a Youssouf Fofana, capo spietato della banda e legato a certi ambienti estremisti islamici francesi (quando gli viene chiesto il nome, Fofana risponde: “Africana barbara armata rivolta salafita”).

Il rapimento era stato ben architettato, utilizzando come esca una vistosa ragazza, Sorour Arbabdzaseh, assoldata con l’unico scopo di irretire un ragazzo ebreo, per poi tendergli un’imboscata. Perché “si sa, gli ebrei si aiutano tra di loro e pagheranno un lauto riscatto”. Ad Ilan hanno smesso quasi subito di dargli da mangiare, lasciandolo completamente digiuno per 14 giorni, perché la sua sorte era segnata sin dall’inizio, dal momento della cattura. Fu ritrovato nudo, in prossimità di una ferrovia e con ferite di terzo grado sul corpo e segni di torture irraccontabili, opera di una meticolosa alternanza dei membri della “gang dei barbari”. Per 24 giorni le autorità francesi hanno gestito il rapimento di Ilan come un atto di delinquenza comune, negandone ostinatamente la matrice antisemita.

E’ solo grazie al coraggio della mamma di Ilan, Ruth Halimi, autrice di uno sconvolgente libro testimonianza (Belforte Editore), che la vicenda è stata portata a conoscenza dell’opinione pubblica ed agli autori di quel crimine efferato è stata riconosciuta l’aggravante di omicidio a scopo religioso. Un famoso regista francese, Alexandre Arcady è stato scelto da Ruth Halimi per raccontare la terribile storia del figlio ed oggi il film dal titolo “24 Jours” approda in Italia, grazie all’iniziativa ed al coraggio del produttore Marco Scaffardi, che ha organizzato una proiezione-evento il prossimo 6 maggio all’Auditorium della Conciliazione di Roma, in collaborazione con la RAI e con l’Associazione Progetto Dreyfus. “La tragedia del giovane Ilan rappresenta per gli ebrei di tutto il mondo una ferita ancora aperta, perché rappresenta il volto del nuovo antisemitismo”, ha dichiarato Scaffardi, “e per questo merita di esser conosciuta quanto più possibile”.

Invitati all’evento le massime cariche dello Stato italiano ed internazionali, i rappresentanti massimi delle tre religioni: Cristiana, Ebraica e Musulmana. Perché è dalla condivisione dei valori comuni che bisogna ripartire.


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