Si parla molto di occupazione e disoccupazione, ma non della situazione dei dipendenti delle sedi dei Ministeri. Tira un’aria di bufera tra i funzionari del Ministero del lavoro e del Ministero per l’Innovazione della Pubblica Amministrazione. La stagione riformatrice, infatti, è cosparsa di buche con acqua e grande incognite. Entrambi sono in profondo dissenso con la riorganizzazione interna che li ha come protagonisti di una manovra assai confusa. Cominciamo con il ministero del Lavoro, con i problemi relativi alla costituzione di una Agenzia Nazionale Unica Ispettiva prevista nel decreto attuativo del Jobs Act.
L’idea che circola è irrazionale, poiché smentirebbe l’obiettivo della riforma che prevedeva una razionalizzazione delle centrali Inps, Inail, Direzione Ispettiva. Il progetto attuale si sostanzia nel mantenere una divisione strutturale tra ispettori del lavoro da un lato e, dall’altro, di Inps ed Inail. Un coordinamento che dovrebbe essere attuato attraverso la dipendenza “funzionale” degli Ispettori di Inps ed Inail, dall’Agenzia o dal ministero, ai quali viene anche data la qualifica di UPG. Fermo restando che se l’idea è quella di costituire una Agenzia solo con gli Ispettori del Lavoro, questa ipotesi tradisce lo spirito della legge delega. Quella chiedeva la semplificazione dell’attività ispettiva, attraverso appunto l’istituzione di un’Agenzia unica tramite l’integrazione in un’unica struttura dei servizi ispettivi del Ministero del lavoro, dell’INPS e dell’INAIL, prevedendo strumenti e “forme di coordinamento” solo con i servizi ispettivi delle aziende sanitarie locali e delle agenzie regionali per la protezione ambientale. Formalmente, a fronte dello stesso lavoro, si avranno diversi comparti di contrattazione, diversa retribuzione e diverso trattamento. Non ci scordiamo, tanto per fare un esempio, che per Inps ed Inail non esiste il problema dell’anticipo delle missioni, mentre nella sostanza gli ispettori del lavoro avranno sulle loro spalle il carico più grosso, mentre Inps ed Inail continueranno a fare il loro “pezzettino”. Tutto questo a fronte di un non chiaro, anzi lasciato volutamente nel vago, ridimensionamento delle sedi, già messe in difficoltà dal taglio del personale amministrativo.
Una contraddizione lampante sta poi nel prossimo concorso che bandirà l’Inps per 2500 posizioni. Ma non erano in esubero? C’è da dire oltre tutto che le sedi territoriali dell’attività ispettiva sulla carta già accorpate dopo quattro mesi di vuoto pneumatico, senza che vengano date le istruzioni operative considerato che, in attesa di sapere che fine faranno, e comunque l’attività continua nella confusione più totale. Per quanto riguarda i dipendenti del Ministero Madia dopo l’approvazione al Senato della delega sulla riforma della Pa; un passo verso un’Italia più semplice,si sta rivelando un passo falso.
Infatti dov’è la staffetta generazionale? Considerando che per i prossimi quattro anni sono previste 128 mila uscite, l’immissione di 70 mila unità è di fatto un nuovo taglio al personale del Ministero. Tanto più se per finanziare il ricambio si fanno pagare ai lavoratori vicini alla pensione i contributi per passare al part-time. Un vero turn-over si fa assumendo almeno altri 100 mila giovani competenti e motivati. Ma per questo serve coraggio, perché bisogna tagliare le consulenze e riequilibrare il rapporto tra lavoratori e management. Anche per le misure sulla dirigenza pubblica: dirigenti licenziabili? Meglio dire ricattabili. I dirigenti sono già licenziabili, ma un conto è licenziare chi non fa il suo lavoro, un altro è licenziare chi non è gradito alla politica. Questo è spoil system all’amatriciana. E la Pa più vicina ai cittadini?
Nella riforma si fa poco e male: si riducono le Camere di Commercio senza riorganizzare il sistema, si mette a rischio la legalità degli enti locali intervenendo a sproposito sui segretari comunali e provinciali, non si fa alcun ridisegno delle reti dei servizi di area vasta. E soprattutto non c’è nessuna misura sulla valorizzazione delle competenze. Come dire: rinunciamo da subito a costruire servizi più veloci e avanzati per cittadini e imprese. Ci pare francamente una politica dell’illusionismo.