Il Regno Unito entra nell’Era Cameron. Con la certezza del secondo mandato per l’attuale Premier – a quanto pare avrà la maggioranza assoluta dei seggi alla Camera dei Comuni – i Conservatori cancellano il ricordo della vittoria mutilata del 2010 e quello, ancora più doloroso, del 1997, quando il giovane Blair passeggiò sui resti di Major, Mellor, Portillo e compagnia.
Cameron finora si è limitato a dire di volere lavorare per mantenere l’unione del Regno, e toccando i tasti del One Nation Conservatism, di disraeliana memoria. Il sorprendente risultato – sorprendente almeno per i sondaggisti – si deve alla buona gestione dell’economia da parte del Cancelliere dello Scacchiere, George Osborne, e al senso di sicurezza su cui ha giocato lo stesso Primo Ministro, percepito come più capace di guidare il Paese rispetto a Ed Miliband.
Ma non sarà plain sailing, per Cameron. Il successo dei nazionalisti scozzesi di Nicola Sturgeon – che ha paradossalmente favorito i Tories, sottraendo seggi ai laburisti – mette il Paese di fronte a un secessionismo sempre più forte, che radicalizzerà anche la richiesta di maggiore autonomia da parte degli inglesi. Il leader dei Tories ha promesso in campagna elettorale English votes for English Laws, voti inglesi per leggi inglesi, ma ha via via sfumato la sua posizione man mano che la campagna elettorale andava avanti proprio per mostrarsi leader di caratura più nazionale. Ora, richiamato alla prova del Governo, vedremo come si comporterà.
C’è poi il tema Europa, che non scalda i cuori degli elettori ma è potenzialmente ad altissimo impatto per il partito del premier, storicamente lacerato sulla questione. Nel primo anno di Legislatura Cameron tratterà con i vertici delle istituzioni europee per rinegoziare la presenza dello Uk nell’Unione. Ottenute importanti concessioni sul mercato del lavoro e per la City, il Premier farà compagna per il promesso referendum perché lo Uk resti nell’Unione.
A parte l’Snp, gli altri partiti escono dalla tornata elettorale con le ossa rotte. Molti Ministri Lib Dems come David Laws, Danny Alexander e Vince Cable hanno perso il loro seggio. Nick Clegg ha tenuto il suo ma probabilmente si dimetterà a breve da Segretario del partito. Lo Ukip di Nigel Farage non ha sfondato, frenato dal sistema maggioritario uninominale.
I laburisti sono al minimo di seggi da 30 anni a questa parte. Ed Miliband ha ammesso la sconfitta con fair play e si farà da parte. Ma il momento decisivo di questa elezione, il defining moment, è stato il momento in cui Ed Balls, lo Shadow Chancellor, ha perso il suo seggio di Morley and Outwood a vantaggio dei Tories. Lì si è capito che il Regno Unito ha davvero cambiato verso, a tutto vantaggio di David Cameron.