L’Europa si trova ad affrontare la preoccupante prospettiva di un Governo inglese che ha promesso al suo elettorato di indire entro il 2017 un referendum sulla permanenza del Paese nell’Unione Europea. Ci attendiamo quindi che l’Unione Europea, e in particolare la Germania, inizino ad enfatizzare i vantaggi dell’appartenenza del Regno Unito all’Europa, nonostante la mancata adesione alla moneta unica.
Tra i cittadini britannici è presente un certo euroscetticismo, come testimoniato dai voti a favore dell’UK Independence Party superiori al 10%, ma c’è anche una parte significativa dell’elettorato ben disposta a rimanere in Europa, ancor prima che tutte le argomentazioni a favore e contro vengano analiticamente illustrate.
In una prospettiva di più lungo termine, all’avvicinarsi del 2017 tutti gli asset denominati in sterline diverranno sensibili al referendum imminente e a livello internazionale potrebbe registrarsi un temporaneo nervosismo. Auspichiamo quindi che questi temi vengano affrontati nei prossimi 18 mesi attraverso un dialogo costruttivo e cooperativo tra Westminster e Bruxelles. Se i conservatori dovessero emergere con una maggioranza assoluta, la loro posizione negoziale in tali colloqui sarebbe ulteriormente rafforzata.
Sul fronte interno, il clamoroso successo del Partito Nazionalista Scozzese non può essere sottovalutato. Alla Scozia è stato promessa una maggiore autonomia, che potrebbe anche essere estesa ad altri Paesi e regioni del Regno Unito. Il motto di Cameron dei prossimi anni potrebbe essere: “Meglio insieme nel Regno Unito e meglio insieme in Europa”.