Ha ragione Giuliano Ferrara quando dice che l’aborto volontario è un male assoluto. Ma la cosa più assurda è che di fronte a quello che giustamente è stato definito un “genocidio di massa”, ancor più odioso perché riguarda i più indifesi di tutti, siamo arrivati a teorizzare l’aborto come un diritto, in una delle più luciferine epifanie di umano (troppo umano) egoismo.
Ma a tutto c’è un limite, e non sarà certo un caso se Isaia ci ha lasciato queste parole: “Guai a coloro che chiamano bene il male e male il bene, che cambiano le tenebre in luce e la luce in tenebre, che cambiano l’amaro in dolce e il dolce in amaro. Guai a coloro che si credono sapienti e si reputano intelligenti”.
Anche per questo servono atti simbolici (e neanche tanto simbolici), che forse non produrranno effetti immediati ma che di sicuro non passano inosservati, soprattutto agli occhi di chi vive del consenso dei cittadini. Uno di questi è la Marcia per la Vita, che si volgerà domani a Roma.
Tra i sostenitori della manifestazione che l’anno scorso ha registrato 50.000 partecipanti, c’è don Wladimiro Bogoni, parroco guanelliano della parrocchia S. Giuseppe al Trionfale di Roma, che tra le altre cose ospita un Centro di aiuto alla vita che ha salvato tanti bambini dall’aborto: “è necessario anche sostenere gesti come quello della Marcia della Vita – ha detto a Tempi – perché su alcuni principi come questo non possiamo scendere a compromessi a discapito degli innocenti“.
Sulla stessa lunghezza d’onda lo storico Roberto de Mattei: “Un tempo risuonavano nella Cristianità – ha scritto su Corrispondenza Romana – le voci solitarie dei grandi profeti, come san Vincenzo Ferreri, san Francesco da Paola, san Luigi Grignion di Montfort. Nella società secolarizzata di oggi i profeti vengono lapidati ed è necessaria la forza di una voce collettiva per denunciare apertamente gli errori, ricordare le grandi verità morali, chiamare gli uomini a raccolta nelle piazze…Ma soprattutto queste manifestazioni contribuiscono a rafforzare le convinzioni e a sviluppare la combattività di coloro che vi partecipano. Non si tratta di un aspetto secondario“. E ancora: “L’aborto è un crimine sociale davanti a cui non possiamo tacere. Ora, anche in Italia la Provvidenza ci offre la possibilità di far sentire la nostra voce. La Marcia per la Vita, che si svolge ogni anno nel mese di maggio non è una di quelle iniziative velleitarie che nascono e muoiono nello spazio di una stagione. Essa è frutto dell’abnegazione di uomini e donne che dedicano la loro vita alla difesa dell’ordine naturale e cristiano. Nello spazio di cinque anni è cresciuta ed è divenuta, da nazionale, internazionale, attirando l’attenzione dei movimenti pro-life di tutto il mondo, che anche quest’anno saranno a Roma. La Marcia ha ottenuto inoltre l’adesione di molte decine di vescovi italiani e stranieri e dello stesso Papa Francesco che ogni anno invia un caloroso incoraggiamento. Non è un’iniziativa ecclesiale, ed è aperta a tutti gli uomini di buona volontà, anche non credenti, che si riconoscano nel suo lapidario programma: “Sì alla vita umana innocente, dal concepimento alla morte naturale; no all’aborto e alla cultura di morte, senza eccezioni e senza compromessi”. Dal canto suo, il Comitato Marcia per la Vita lascia trasparire un realistico ottimismo: “Ci conforta sapere che partiranno moltissimi pullman, da decine di città italiane e anche dall’estero (da Polonia e Romania in particolare). Marcerà insieme a noi anche una nutrita rappresentanza del mondo pro life europeo e degli altri continenti, il che testimonia la straordinaria dimensione assunta da un evento spontaneo e sentito che tutti insieme, in pochi anni, siamo riusciti a far crescere così tanto in qualità e quantità. Nonostante il clima ostile che si respira un po’ ovunque, la Marcia ha saputo mantenere una posizione ferma e chiara sui principi legati alla difesa della vita, dal concepimento alla morte naturale; principi dei quali va instancabilmente affermata la superiorità rispetto a qualsiasi legge fatta dagli uomini. Mentre, avvalendosi anche della formidabile spinta della stampa laicista, imperversa la deriva morale del nostro Paese – la legge sul “divorzio breve”, approvata in via definitiva qualche giorno fa, le annunciate leggi sull’omofobia e sulle unioni civili tra persone dello stesso sesso, così come quelle sull’eutanasia e la liberalizzazione delle droghe – tante migliaia di persone marceranno il 10 maggio, nel cuore della Cristianità, per riaffermare con forza il valore perenne dell’intangibilità della vita umana, senza riserve, senza condizioni e senza infingimenti di alcun tipo“.
C’è una crisi morale, prima ancora che economica, che attende di essere combattuta. Allora gente, domani tutti a Roma, alle 14.00, in Via della Conciliazione (nei pressi di Castel S. Angelo). Non mancate. Si Marcia per la Vita.