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Caro Renzi, l’occupazione femminile dev’essere una priorità

Caro Renzi, e per l’occupazione femminile? Forse ti serve il mio Osservatorio sull’occupazione femminile italiana e qualche idea concreta.

Una delle richieste più reiterate al Governo, (ma è evidente al Presidente del Consiglio, che ne detiene la delega), è di valorizzare il lavoro che si è fatto, sulle politiche per le pari opportunità intese come politiche per sostenere l’occupabilità femminile, convincendo la sua fedelissima Giovanna Martelli, a mettere in atto tutte quelle vigorose azioni che fino a marzo scorso sono state garantite dall’impegno del ministero del lavoro per il quale ho volentieri prestato la mia opera. Gratuitamente.

Cominciamo con gli ultimi dati INPS sui quali si è riaccesa la speranza del moto virtuoso dell’occupazione. Secondo l’Istituto nel primo trimestre 2015 aumentano, rispetto al corrispondente periodo del 2014, le assunzioni a tempo indeterminato (+91.277), mentre diminuiscono i contratti a termine (-32.117) e le assunzioni in apprendistato (-9.188). Nel periodo considerato l’aumento complessivo delle nuove assunzioni è di 49.972 unità. Nello stesso periodo diminuiscono di 135.684 unità le cessazioni di rapporti di lavoro, per cui il saldo netto dei rapporti di lavoro è pari a 185.656 unità. Ma non abbiamo i dati disaggregati per genere. Peccato.
Dai dati del ministero del lavoro invece, con i rapporti disaggregati per genere nel mese di marzo 2015 il numero di attivazioni di nuovi contratti di lavoro è pari a 641.572. Di questi 162.498 sono contratti a tempo indeterminato dei quali 103.380 uomini e 59.118 donne; 381.234 sono contratti a tempo determinato dei quali 231.563 uomini e 149.671 donne; 16.844 dei quali 9495 uomini e 7349 donne sono contratti di apprendistato; 36.460 dei quali 14.707 uomini e 21.753 donne sono collaborazioni e 44.536 sono le forme di lavoro classificate nella voce “altro”.

Sempre con i dati del Ministero disaggregati le cessazioni di attività nel mese di marzo 2015 il numero di cessazioni di rapporti di lavoro è pari a totale 549.273; a tempo indeterminato sono in Totale 131.128 dei quali uomini 82.874 e donne 48.254; a tempo determinato totale 310.566 dei quali 187.998 uomini e 122.568 donne; Apprendistato totale 14.953 dei quali 8315 uomini e 6638 donne; collaborazioni totale 46453 di cui uomini 25350 e donne 21103.
Dai dati in nostro possesso (Istat) a marzo 2015 il numero di occupati diminuisce rispetto a febbraio sia per la componente maschile (-0,4%) sia, in misura minore, per quella femminile (-0,1%). Il tasso di occupazione maschile, pari al 64,5%, diminuisce di 0,2 punti percentuali, mentre quello femminile, pari al 46,7%, rimane invariato.

La disoccupazione cresce nell’ultimo mese sia tra gli uomini (+1,5%) sia tra le donne (+1,7%). Lo stesso andamento si osserva per i tassi di disoccupazione: sia per quello maschile, pari all’11,9%, sia per quello femminile, pari al 14,3%, si registra un aumento di 0,2 punti percentuali. Vero è che i dati non sono un’opinione ma triste realtà sulla quale non stiamo serene. E comunque non siamo rassegnate a “non muoverci” come parrebbe dal silenzio assordante calato come una scure sul tanto che si potrebbe mettere in pista per l’occupazione femminile. Con adeguate competenze e dettagliatamente. S’intende.

Dunque caro Renzi, poiché l’occupazione femminile è una delle priorità sia per l’Italia che per l’Europa, sarebbe utile serrare le fila e non disperdere le energie. Sopratutto quando siamo inchiodati a quel misero 46,7% ben lontano dagli obiettivi di valorizzazione delle risorse femminili che vogliono entrare e rimanere nel mercato del lavoro.



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