Marco Pannella il 2 maggio ha compiuto 85 anni (è nato a Teramo nel 1930). Molti su tv, internet, radio e giornali ne hanno rievocato vita, battaglie e “virtù”. Ai molti che, da sinistra, si sono sperticati in lodi, vogliamo ricordare solo un aspetto, poco noto oggi, della sua vita politica, cioè il sodalizio (tentato) con Giorgio Almirante (1914-1988), quando quest’ultimo era segretario dell’Movimento Sociale Italiano.
Claudio Tedeschi, direttore del mensile Il Borghese, è uno dei pochi militanti di lungo corso del Msi che pensano tutto il male possibile del “Giacinto nazionale” perché, come si sfoga in una conversazione che abbiamo avuto subito dopo il suo tanto celebrato compleanno: “I radicali sono stati per anni nemici della nostra area e ogni volta che la destra ha provato a farci una alleanza per noi è finita male”.
Durante la prima metà degli anni 1980, in realtà, i tentativi del Partito radicale e del Movimento Sociale Italiano di una collaborazione e “legittimazione” (del primo nei confronti del secondo) furono d’interesse (ed iniziativa) reciproca. Ciò avvenne in considerazione e conseguenza di alcuni elementi che sembravano accomunare i due partiti, come ad es. la critica al conformismo antifascista degli eredi dei Cln, le polemiche contro la “partitocrazia” e, soprattutto, in quegli anni, la denuncia della comune emarginazione da parte del servizio radiotelevisivo pubblico lottizzato. Soprattutto preziosa agli occhi del segretario Almirante appariva la valenza di “sdoganamento” che assumeva il “dialogo” con Pannella e da parte del suo partito, pienamente inserito ed, anzi, in quanto “costola” del PLI, co-fondatore, della “Repubblica democratica”. I radicali sembravano quindi offrire agli eredi del fascismo, ancora demonizzati ed esclusi dall’arco costituzionale, in cambio di visibilità, spiragli di inserimento nel gioco democratico. Una prospettiva assai allettante, anche alla luce del definitivo abbandono delle speranze di un’alleanza fra tutte le “forze sane” del Paese, in funzione anti-comunista, che era stata promossa senza successo dalla destra nazionale e dal movimento cattolico Unione Nazionale Civiltà Italica (1946-1955) fra la fine degli anni 1940 e la prima metà negli anni 1950.
Da parte della base del partito neofascista e da settori del movimento giovanile, la “simpatia” verso Pannella ed il Pr era quotidianamente testimoniata dagli interventi telefonici alle trasmissioni politiche di Radio Radicale, molti dei quali provenienti da elettori o auto-definitisi “militanti” del partito di Almirante.
Il “connubio” radicali-neofascisti, però, non vi fu, anche alla luce di quanto Almirante, con occhi preoccupati, osservò in occasione del XIII Congresso nazionale dell’MSI, tenutosi a Roma dal 18 al 20 febbraio 1982, all’apparire di Pannella al tavolo della presidenza e delle reazioni entusiastiche che si ebbero alla fine del suo intervento di fronte alla vasta scena della “base missina”. L’allora segretario dell’Msi, infatti, dapprima promotore, più o meno convinto, dell’apertura ai Radicali, si rese probabilmente conto negli anni successivi della strumentalizzazione e dell’entrismo che Pannella stava tentando grazie alla “apertura di credito” guadagnata da parte di settori dell’Msi.
L’accoglienza tributata del “popolo” missino a Marco Pannella all’hotel Ergife di Roma, come testimonia Franco Servello, fu addirittura “calorosa”. Pannella, aggiunge nella sua rievocazione, parlò contro la ghettizzazione dell’Msi portando “[…] il “saluto” dell’Italia di Ernesto Rossi [(1897-1967)] e dei fratelli [Carlo (1899-1937) e Nello (1900-1937)] Rosselli. L’evento avrà notevole risonanza nella pubblica opinione. Radio Radicale trasmette in diretta i lavori. Nelle assise dell’Ergife si confrontano tre schieramenti: “Nuova Repubblica” di Almirante […]; “Spazio nuovo” di Rauti; “Destra 80” degli amici di Romualdi [Nettuno Pino (detto Pino) (1913-1988)] […] Vince nettamente la mozione di Almirante, che viene riconfermato segretario. Il MSI-DN ribadisce la propria opposizione al sistema e indica la prospettiva della Nuova Repubblica” (Franco Servello, Sessant’anni in fiamma. Dal Movimento Sociale ad Alleanza Nazionale, Rubbettino, Soveria Mannelli 2007, p. 139).
Nella imminenza del XIII Congresso nazionale, Almirante aveva invitato tutti i partiti italiani, tranne il PCI, a seguire i lavori dell’assise missina, attraverso propri rappresentanti. Solo il Partito radicale, però, rispose positivamente ed, il giorno della chiusura del Congresso, il 20 febbraio 1982, Pannella, in qualità di parlamentare radicale eletto alla Camera, nonché di Segretario generale del Pr, accompagnato dal collega di partito, on. Marcello Crivellini, intervenne per rivolgere ai congressisti un saluto “[…] non formale”, come egli stesso disse in apertura e riportò in prima pagina Il Secolo d’Italia nell’edizione del giorno successivo. Proseguiva la cronaca del quotidiano del partito, sottolineando come “Il segretario nazionale del MSI-DN, on. Almirante, nel chiamare Marco Pannella al tavolo della presidenza per il saluto, ha ricordato che la delegazione del Pr era ospite del congresso: “Per questo – ha spiegato – di fronte alla richiesta di poter rivolgere un saluto ai partecipanti, desidero – ha detto rivolto all’on. Pannella – presentarti un partito che tu vedi per la prima volta nella sua base e non solo nel suo vertice”.
“Siamo uomini liberi – proseguì Almirante nel suo discorso di “introduzione” all’intervento di Pannella – e come tali, per evitare di sentirti dire che il fascismo non è qui, ma è fuori di questa sala, voglio dirti invece che il fascismo è qui, il fascismo come libertà, come movimento, come tradizione sociale, come sintesi di valori, come corrente tradizionale della storia italiana nei suoi aspetti migliori. Il fascismo – ha proseguito Almirante tra gli applausi del congresso – come opposizione, la sola vera opposizione al regime”.
“Non dirci – concluse il segretario missino rivolgendosi ancora al leader Radicale – che il fascismo è fuori, perché fuori non solo non c’è il fascismo, ma nemmeno l’anti-fascismo: questo non esiste più perché i vecchi antifascisti coerenti e rispettabili, o non esistono più o sono saliti fino ai vertici della repubblica». Ricordò infine che, il suo partito, invitando Pannella, «non teme contagi”, rispondendo così a quegli esponenti dell’opposizione interna che non condividevano l’apertura ai Radicali che, ad esempio, solo due anni prima durante il sequestro Moro si erano schierati nella posizione opposta a quella della “fermezza” appoggiata convintamente dall’Msi.
Almirante, nel dare finalmente la parola al leader radicale, che era entrato solo pochi minuti prima mentre stava parlando il segretario del Fronte della Gioventù Gianfranco Fini, chiese ai congressisti di salutarlo «[…] con senso di civiltà e di educazione». Non ha però nemmeno il tempo di finire, come scrive nella sua cronaca sul “Messaggero” Pietro Calabrese «[…] che dalla sala dove di svolge la terza giornata del congresso nazionale del MSI-DN si levano un boato ed una scarica di applausi. “Camerati”, risponde Almirante “ho detto senso di civiltà ed educazione. Tanti applausi mi sembrano francamente un po’ troppo”. Imbarazzato fra i delegati, fermento nel pubblico, agitazione nel settore-stampa”.
Il segretario de Pr esordì quindi col rendere ragione dell’accettazione, da parte del suo partito, dell’invito ricevuto dal MSI. Il Pr, infatti, disse innanzi ad una platea attenta e ricettiva, riteneva “[…] suo dovere assistere ai lavori congressuali con una sua delegazione, essendo nel reciproco rispetto e nella diversità anche drammatica il presupposto della vita democratica”.
Pannella proseguì quindi ricordando l’ingresso dei Radicali alla Camera nel 1976, quando i suoi deputati intesero esplicitamente “[…] marcare il pieno rispetto” nei confronti dei parlamentari neo-fascisti presenti a Montecitorio nonché della “[…] democrazia stessa”, respingendo la “[…] pretesa di rinchiudere nel ghetto il MSI-DN”.
Dopo aver criticato l’informazione radiotelevisiva, gestita da “[…] teppisti del video”, il segretario radicale sottolineò come dalle radio del Pr veniva trasmessa la cronaca del Congresso, augurando ai delegati “[…] il buon lavoro”, non prima di scandalizzare i giornalisti “democratici” presenti all’assise con una clamorosa attestazione di fiducia e di stima espressa verso la numerosa folla di militanti e dirigenti neofascisti presenti. “Abbiamo bisogno – disse infatti Pannella – del vostro crescere nella qualità e nella limpidezza delle scelte”. A marcare ulteriormente l’importanza di questo augurio finale, fu annunciato che una delegazione del Pr continuava a seguire i lavori congressuali fino alla loro conclusione.
Bersagliato dalle critiche di intellettuali di “area” come il giornalista de “Il Tempo” Annunziato Ratiglia, che dalle colonne del quotidiano romano (21.2.1982) bollò lo scambio all’Ergife fra i due segretari di partito come un “duetto”, che trovava “[…] il protagonismo almirantiano in qualche difficoltà con l’insidia, venuta dall’esterno di Pannella, il cui protagonismo non è certo inferiore all’altro”, Almirante non proseguì particolari forme di collegamento con il leader Radicale. L’ormai anziano leader, nel suo ultimo intervento alla Camera dei Deputati il 21 aprile 1987, si scagliò definitivamente contro Pannella e la sua ultima trovata, di promuovere una coalizione che coinvolgesse tutta l’area della sinistra, compresa l’estrema, nel tentativo di strumentalizzare, questa volta, le ambiziose mire di un altro spregiudicato leader, Amintore Fanfani (1908-1999). Il VI governo Fanfani, l’ultimo della IX legislatura che rimase in carica dal 17 aprile al 28 aprile 1987, poteva infatti ad avviso del segretario radicale “servire” per dare visibilità al suo partito assecondandone le nuovamente ricorrenti velleità referendarie. Nella seduta della Camera, ultimo suo discorso parlamentare, Almirante denunciò il sospetto «[…] di un’intesa di centro-sinistra, fino all’estrema sinistra, per lasciar cadere il discorso delle elezioni anticipate, per porre invece con fermezza il discorso delle consultazioni referendarie […], un’intesa che, in questo momento, sembra codificata e rappresentata […] con molta insistenza dall’onorevole Pannella. Le mie condoglianze, signor Presidente del Consiglio, perché dopo tanti anni di carriera politica ricevere la fiducia solitaria dell’onorevole Pannella non credo che le possa piacere troppo». Da parte di Pannella, invece, il ricordo di Giorgio Almirante (o il tentativo di strumentalizzarne la passeggera “amicizia”?) ritorna spesso. L’ultima volta all’inizio del 2012, quando ne ha scritto un articolo commemorativo nel volume curato da Antonio Rapisarda, sui 60 anni del quotidiano, ormai in disgrazia, della destra italiana (cfr. 60 anni di un Secolo d’Italia, Roma 2012).