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Che cosa sta davvero succedendo in Siria e Irak

Barack Obama

Mercoledì 20 maggio i miliziani dell’Isis hanno conquistato la città siriana di Palmira. Dichiarata nel 1980 Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO, il centro ha  un alto valore strategico trovandosi in una zona ricca di giacimenti di gas due dei quali, quelli di Al-Hail e Arak, sono già stati conquistati dalle forze del Califfato. Inoltre Palmira si trova lungo la strada che, attraversando il deserto consente di raggiungere Damasco e  di avanzare fino alla città di Homs, quindi uno snodo fondamentale per l’avanzata delle milizie dello Stato islamico verso la capitale.

La difficoltà fondamentale per il regime che ha portato alla caduta di Palmira è stato che a fronteggiare la minaccia dello Stato Islamico sono state poche decine di soldati, dal momento che gli ufficiali dell’Esercito si sono ritirati dal combattimento. La conquista di Palmira è avvenuta a due giorni di distanza dalla presa della città irachena di Ramadi, capoluogo della provincia occidentale a maggioranza sunnita di Anbar situata a 300 km dalla capitale Bagdad.

Gli equilibri in questa provincia dell’Iraq sono sempre più instabili e si teme che ad essere minacciate possano essere prossimamente la capitale Baghdad, situata a soli 100 km da Ramadi, e Karbala la città santa degli sciiti che, proprio per il suo alto valore simbolico è difesa strenuamente dalle milizie sciite supportate dalla Forza Qods iraniana.

Gli ultimi eventi stanno mettendo sempre di più sulla graticola la strategia messa in atto dall’Amministrazione Obama. In questo senso, sembra che Washington voglia riprendere i contatti con i capi tribali sunniti di Anbar, rapporti che avevano portato alla creazione dei Consigli dei Risvegli e alla sconfitta di Al-Qaeda in Iraq. In effetti, però, la disillusione della comunità sunnita irachena potrebbe essere un ostacolo per questa strategia e un ulteriore difficoltà per la stabilizzazione del Paese. Parallelamente, il Pentagono si è offerto di inviare anche un quantitativo importante di armamenti, tra cui anche missili anti-carro, per rafforzare le forze di sicurezza irachene che per ora rimangono deboli e male attrezzate rispetto alle milizie sciite.



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