La campagna elettorale di Hillary Clinton prosegue indisturbata, lato democratico, dove il suo finora unico rivale, il senatore Bernie Sanders, si mantiene estremamente discreto; e tumultuosa, lato mediatico, ancor più che repubblicano, perché la polemica sulle mail private, quand’era segretario di Stato, e sui finanziamenti esteri alla Clinton Foundation non accennano a placarsi.
HILLARY SU LINKEDIN
Hillary s’è iscritta a LinkedIn, social network specializzato in relazioni professionali. “Forse ne avete sentito parlare, sta cercando un nuovo lavoro”, ha scritto su Twitter , dove circolano le notizie, il suo staff. L’ex first lady ha dedicato la prima sortita su Linkedin alla sua ricetta per aiutare le piccole imprese: “Oggi è ancora troppo difficile avviare un’attività, il duro lavoro non basta più per garantire opportunità, è troppo difficile ottenere credito, troppi requisiti normativi sono incerti”.
Tra le proposte della Clinton, “ridurre la burocrazia che frena le piccole imprese e gli imprenditori, facilitare l’accesso al capitale, fornire sgravi fiscali e semplificare la fiscalità per le piccole imprese, agevolare l’accesso ai nuovi mercati”.
LA FAN SU TWITTER
Hillary ha poi concesso un privilegio unico a una sua sostenitrice: gestire per un giorno il suo profilo twitter ufficiale e scrivere messaggi per i suoi oltre tre milioni e mezzo di follower. “Benvenuti a Portsmouth”, ha esordito Mary Jo Brown, imprenditrice del New Hampshire, allegando una foto del suo ufficio nell’azienda “Brown Co Design”, fondata 23 anni or sono. Mary Jo ha poi ‘postato’ la foto di una torta con una grande ‘H’ al centro, in onore di Hillary, e ha raccontato la sua vita di ogni giorno.
IL TORMENTONE DELLE EMAIL
La scorsa settimana è partita l’operazione trasparenza del Dipartimento di Stato, che ha diffuso una prima ondata di 296 email sull’attentato del 2012 al consolato Usa di Bengasi in Libia – morirono l’ambasciatore Chris Stevens e altri tre cittadini americani -, ricevute e inviate dall’account di posta privato di Hillary Clinton. I documenti coprono un “periodo di due anni, dal 1° gennaio 2011 fino al 31 dicembre 2012 e sono relativi alla sicurezza e all’attacco al compound del Dipartimento di Stato a Bengasi e alla presenza di diplomatici degli Stati uniti in Libia e a Bengasi”, ha riferito la vice portavoce Marie Harf.
Le mail erano state già fornite a un comitato del Congresso che indaga sull’attacco del 2012: per la Harf, “le email ora diffuse non apportano elementi essenziali e non cambiano la nostra comprensione degli eventi avvenuti prima, durante o dopo gli attacchi”. Da esse, piuttosto, emerge che i collaboratori di Hillary erano preoccupati dalla ricaduta degli eventi sull’immagine dell’allora segretario di Stato Usa. A giudizio di giornalisti e specialisti, nelle email non c’è nulla che possa danneggiare la corsa dell’ex first lady per la Casa Bianca, ma si avverte l’apprensione del suo staff per l’impatto mediatico dell’attacco terroristico.
La diffusione delle email seguiva l’ordine diramato il 20 maggio dal giudice distrettuale di Washington Rudolph Contreras di diffondere immediatamente, e non all’inizio del 2016 come era stato previsto, le mail di quando la Clinton era a capo della diplomazia Usa, dal 2009 al 2013. La controversia esplose all’inizio dell’anno, quando si scoprì che Hillary, da segretario di Stato, ha sempre ed esclusivamente usato una mail privata (hdr22@clintonemail.com) e non una certificata e protetta dell’Amministrazione statunitense. Inoltre, solo dopo l’inizio delle polemiche la Clinton ha fornito al Dipartimento di Stato 30 mila email esclusivamente selezionate dal suo staff, considerando le altre private e quindi non divulgabili.