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Ricci dall’Umbria lancia il Partito unico dei moderati

“Se dopo l’estate non si gettano le basi per creare qualcosa di serio e incisivo che nel giro di 6-12 mesi possa emergere come reale contrapposizione al Pd di Renzi, la strada per il centrodestra sarà molto più in salita anche se le elezioni politiche del 2018 sembrano lontane”. Parola di Claudio Ricci, l’uomo che in Umbria ha sfiorato l’impresa storica (“un risultato quasi miracoloso” dice) facendo traballare la roccaforte rossa del governo regionale. L’ormai ex sindaco di Assisi (lascerà l’incarico appena proclamato consigliere regionale) con il suo 39,27% è arrivato a un soffio (appena 3,51 punti percentuali di distanza, poco più di 13mila voti) da Catiuscia Marini, la governatrice di area Giovani turchi del Pd fresca di riconferma. Ricci è comunque riuscito a ridurre al minimo un distacco tra centrosinistra e centrodestra che da quelle parti nel 2010 era di una ventina di punti, che salgono addirittura a 30 se si guarda al 2005.

LE RAGIONI DI UN RISULTATO STORICO

All’origine di un tale risultato, spiega Ricci in questa conversazione con Formiche.net, c’è innanzitutto “la capacità di aggregare il più possibile”, dato che in Umbria (come in Liguria) i partiti del centrodestra hanno viaggiato uniti, dalla Lega Nord e Fratelli d’Italia a Ncd e Udc passando per Forza Italia. Non solo, “due anni fa – continua – abbiamo costituito gradualmente tre liste civiche che hanno ottenuto nel loro complesso circa il 10% e una di queste conteneva alcuni esponenti di Ncd e Udc (Per l’Umbria Popolare, ndr)”. Per mettere insieme una squadra del genere, “è stato fondamentale creare una campagna elettorale molto lunga, durata circa 2 anni, così da entrare nella rete diffusa”. Già, perché il valore aggiunto di Ricci è stato quello di “organizzare tanti piccoli incontri nel territorio, in due anni ne ho fatti circa 300, rilanciando la politica del dialogo con i piccoli gruppi, la politica del passaparola, del contatto con le persone, modalità che può essere rilanciata anche su scala nazionale e che diventa ancora più incisiva se accompagnata da un’adeguata azione sui social network”.

UN MODELLO DA SEGUIRE

Certo, se qualche elettore in più si fosse recato alle urne (affluenza al 55,42%), forse a giovarne sarebbe stata proprio la coalizione di centrodestra. Che pure, hanno protestato più volte dallo staff di Ricci, ha dovuto scendere in campo misurandosi con una legge elettorale scritta su misura per il Pd di governo. Tuttavia, quanto accaduto in Umbria secondo Ricci può rappresentare una buona base di partenza per il centrodestra italiano. “Occorre agire velocemente – dice – a meno che non si voglia lasciare questo Paese in mano al centrosinistra ancora per lunghissimi anni. In politica, come nelle imprese, va posizionato il prodotto e vince chi lo fa in maniera più rapida ed efficace. Pertanto, fin dalle prossime settimane si deve iniziare quel processo per la costituzione del partito unico dei moderati italiani all’interno di un quadro di popolarismo europeo”. Secondo Ricci “va ricostituito un forte centro moderato accanto al quale può trovare spazio una destra sociale oggi rappresentata dalla Lega Nord e da Fratelli d’Italia, due blocchi che secondo un modello alla francese possono presentarsi alle elezioni con un unico cartello”.

LEADERSHIP E FORMAZIONE, I DUE NODI DA SCIOGLIERE

Nonostante la settimana scorsa il Corriere della Sera lo abbia inserito tra i quattro emergenti leader del centrodestra (insieme ai più noti Luca Zaia, Giovanni Toti e Stefano Caldoro), Ricci per ora si concentra soprattutto sul suo impegno nel consiglio regionale umbro. “Mi sono comunque messo a disposizione per portare il contributo della nostra esperienza a livello nazionale, spronando i partiti a tornare ad una nuova fase costituente che riparta dai territori e non dall’alto” ci tiene però a dire. Per fare questo “bisogna tornare a parlare di formazione della classe dirigente, sia etica e valoriale che soprattutto tecnico-amministrativa”. “Dopo le leggi Bassanini – ragiona – se un amministratore di qualsiasi livello, anche ministeriale, non ha una cognizione e preparazione personali tali da consentirgli di dialogare alla pari con i dirigenti, è molto difficile che riesca a rendere incisiva la sua azione politica. Il nuovo partito dei moderati deve quindi ripartire sia dalle competenze dei territori che dalla formazione”. Senza dimenticare la leadership, aspetto sul quale il sindaco di Assisi riconosce esserci “un problema per il centrodestra nazionale”. “Occorre infatti – chiosa – qualcuno che determini un quadro di visibilità e di comunicazione nazionale di questo progetto. Mi sembra di avere capito che il presidente Berlusconi continuerà a dare il suo importante contributo. Si sono fatti tanti nomi, spero ne scaturisca uno condiviso”. Magari attraverso le primarie? “C’è anche questa ipotesi”.


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