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Popolare di Vicenza, Bpm e Ubi. Tutti gli ultimi movimenti Popolari

Nuovi soci già arrivati o in arrivo in alcuni casi, in altri casi altre uscite di peso dal top management e sommovimenti in vista della trasformazione in società per azioni. Non conoscono soste operazioni, fibrillazioni e tensioni nelle maggiori banche popolari, per effetto da un lato delle ispezioni della Bce e delle indagini della Consob e, dall’altro lato, in particolare, del decreto Renzi che ha imposto alle maggiori undici banche del settore la trasformazione in società per azioni, innescando polemiche e controversie legali, come quella avviata dalla Regione Lombardia sul futuro della Banca Popolare di Milano.

CHE SUCCEDE A MILANO

Dalle ultime comunicazioni di Consob sulle partecipazioni rilevanti si apprende che UBS ha attestato la propria partecipazione nel capitale sociale di Salini Impregilo al 2,232% e al 2,081% nel capitale sociale di Azimut. Movimenti anche in casa Banca Popolare di Milano con Standard Life Investments che ha attesta la propria partecipazione nel capitale sociale di BPM 2,021%. La quota è detenuta in gestione discrezionale del risparmio. Azionariato in movimento, dunque, nella Bpm in vista della trasformazione in società per azioni in ossequio al decreto Renzi. In questa prospettiva si inserisce anche l’iniziativa di associazioni e sindacati come la Uilca per dare linfa comunque alla partecipazione dei dipendenti alla vita aziendale.

I SOMMOVIMENTI VICENTINI

Continuano i sommovimenti in casa della banca presieduta da Gianni Zonin. I due vicedirettori generali di Banca Popolare di Vicenza, Emanuele Giustini e Andrea Piazzetta, hanno rassegnato le dimissioni. Ciò è avvenuto solo qualche giorno dopo che è entrato in funzione il nuovo dg della banca, Francesco Iorio (QUI IL RITRATTO DI FORMICHE.NET), subentrato a Samuele Sorato.  La risoluzione del rapporto di lavoro – secondo quanto riferito dalla banca – è stata “consensuale”. Giustini ricopriva la carica di vicedirettore con responsabilità per la divisione Mercati, mentre il vicedirettore Piazzetta era responsabile per la divisione Finanza. L’effetto delle uscite risiedono, secondo le ricostruzioni di ambienti finanziari, nelle ispezioni della Consob e nel pressing della Bce.

L’INCHIESTA DELL’ESPRESSO

Ecco quello che scrive il settimanale l’Espresso: “Il contenuto esatto della relazione ispettiva resta un segreto ben custodito, ma “l’Espresso” è in grado di rivelare alcuni aspetti di quell’operazione che sono al centro di ulteriori verifiche. Un anno fa Sorato e i suoi collaboratori, a cominciare dal direttore finanza Andrea Piazzetta, bussarono a molte porte alla ricerca di denaro fresco. Nell’elenco degli investitori coinvolti compare anche il gruppo Optimum asset management, con base in Lussemburgo. In pratica, uno o più fondi che fanno capo a questa società, a loro volta registrati nell’isola di Malta, erano pronti a sottoscrivere azioni della Popolare di Zonin. E la banca, di lì a poco, avrebbe dovuto comprare quote di quei fondi”. Aggiunge l’Espresso: “L’operazione così descritta, del valore di alcune decine di milioni, ha tutta l’aria di una partita di giro, con Vicenza che finisce per finanziare l’acquisto di azioni proprie da parte di un soggetto terzo. Gli ispettori di Francoforte avrebbero quindi contestato la regolarità di questi contratti e l’intervento della Bce avrebbe infine dato la scossa ai piani alti dell’istituto veneto, con l’uscita dell’amministratore delegato”. L’Espresso ripercorre anche l’iter che porta all’aumento di capitale, nel suo articolo Il salvataggio della banca Popolare di Vicenza passa da Malta e fa riferimento a quanto avviene nei mesi successivi, quando l’istituto viene colpito da un’ondata di denunce da parte dei correntisti, “che raccontano di pressioni, compresa la minaccia di revocare i fidi, per indurli a comprare le azioni. Inevitabile, a questo punto, l’intervento di Consob, affiancata per l’occasione dalla Bce”.

LE ULTIME IN CASA UBI 

Ubi Banca ha confermato negli scorsi giorni la volontà di varare la trasformazione in spa in un’assemblea straordinaria da tenere entro la fine dell’anno, mentre non ci sarà un rinnovo anticipato dei vertici rispetto alla scadenza naturale della primavera del 2016. “Non credo – ha sottolineato il consigliere delegato Victor Massiah – Ci abbiamo pensato seriamente, anche per una questione di galateo perché essere nominati da un’assemblea capitaria è diverso dall’essere nominati da un’assemblea di capitale, però mancherebbero veramente pochissimi mesi alla scadenza” e quindi sarebbe complicato convocare una nuova assemblea, soprattutto in un periodo dell’anno in cui si deve chiudere il bilancio. “Non è pragmatico, non ne vale la pena – ha aggiunto – ma se fosse mancato più tempo l’avremmo fatto sicuramente”. Quanto ai tempi con cui i consigli dovranno approvare il nuovo statuto, Massiah ha notato che tra l’ok in consiglio e l’assemblea “servono almeno tre mesi di tempo per l’approvazione” da parte di Bankitalia e Bce, “quindi fate voi i conti”, indicando così un termine massimo attorno a settembre. Nel frattempo Ubi pensa di rientrare nel capitale di ICBPI dopo la cessione dell’Istituto alla cordata formata da Bain Capital, Advent International e Clessidra, che dovrebbe essere finalizzata a breve. Lo ha detto negli scorsi giorni a margine di un evento Victor Massiah, ad del gruppo bancario che è attualmente socio dell’Istituto centrale delle banche popolari con un quota del 5%. Massiah ha ricordato che la quota di minoranza in capo alle banche, che intendono rientrare nella nuova società controllata dai fondi di private equity, sarà complessivamente intorno al 15%.



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