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Vuoi investire in Italia?

Investimenti

L’11 e 12 giugno tra gli appuntamenti romani l’IBAC International Board of Advisors Council occupa un posto di assoluto rilievo. Una sessantina di CEO di multinazionali internazionali siedono per due giorni intorno al tavolo per discutere di Italia, di prospettive di investimento, di digital, di big data. Ma alla fine il vero obiettivo o la vera speranza è la possibilità di investimento nel nostro paese.

Ma voi investireste sull’Italia? Beh, la loro risposta è incoraggiante se non sbalorditiva: Sì.

Molto spesso ci fermiamo a compilare la lista di tutti i fattori per cui non investire: burocrazia, corruzione, mancanza di politica industriale, tassazione eccessiva, costo dell’energia.

La lista invece che esce fuori dal confronto con gli investitori internazionali interessati all’Italia è rivelatrice di una Paese che non sfrutta appieno le proprio potenzialità.

Manodopera qualificata: l’Italia nonostante gli anni di crisi abbiano indebolito il tessuto produttivo viene considerato un paese al pari della Germania per il livello di manodopera qualificata anche ai livelli bassi e con un costo non eccessivamente alto.

Competenze: collegato al punto della manodopera viene subito elencato come asset del Paese il solido livello di competenze: dalle competenze delle persone e dei lavoratori alle competenze di sistema che sono definite dai confini delle piattaforme produttive e dalle filiere dello Smart manufacturing

Distretti: esistono ancora distretti in Italia che hanno resistito alla crisi anche se sono un po’ acciaccati, dal tessile alle rubinetterie alle ceramiche all’automotive all’aerospace. Senza citare successi ed eccellenze, la presenza di un distretto specializzato consente alle imprese multinazionali di effettuare investimenti in sistemi fertili e collaudati alla globalizzazione.

PMI con know how: non abbiamo grandi imprese o ne abbiamo troppo poche e questo è un limite. Però le nostre piccole imprese si caratterizzano spesso sa un alto contenuto tecnologico. A volte il problema è che il know how non è codificato in brevetti e marchi ma proprio per questo per l’investitore focalizzato su una filiera ed un settore si aprono interessanti opportunità. Richiede sicuramente uno sforzo maggiore nell’individuazione del partner o del target ma la scelta è più ampia rispetto a molti altri paesi europei.

Paese stabile: negli ultimi anni il nostro Paese ha conosciuto una fase di maggiore stabilità macroeconomica. Abbiamo visto una riduzione di quello che viene definito ‘rischio paese’ verso livelli pari agli altri paesi europei. Sebbene possano perdurare turbolenze politiche su riforme elettorali o potenziali spaccature di partiti, questi sono argomenti non troppo interessanti per un investitore che guarda alle prospettive di stabilità del paese.

Geopolitica. È di sicuro contro intuitivo oggi che affrontiamo gli sbarchi di immigrati sulle nostre coste ma la posizione proiettata sul mediterraneo e sul futuro sviluppo del mondo della nostra penisola la rende un punto di interesse per gli investimenti con un orizzonte temporale di medio periodo.

Creatività e design: il Brand del made in Italy è una delle virtù che ci ascriviamo come onorificenza quando andiamo in giro per vendere i nostri prodotti. È spesso collegato alle nostre potenzialità di export. È però anche un asset quando si tratta di essere attrattivi per le multinazionali e gli investitori internazionali. In particolare sia il poter produrre in Italia che il poter fondare le proprie produzioni sull’italico genio della creatività e del design rappresentano uno dei motivi di forte attrazione del mostro paese. Si pensi agli investimenti compiuti negli ultimi anni nel settore della moda da parte di grandi gruppi esteri attraverso l’acquisizione di brand del lusso italiane.

Prezzi bassi: infine il prezzo cui poter fare investimenti è molto interessante oggi in Italia sia sul mercato immobiliare che sulle opportunità di acquisizioni di aziende o di investimento. Tutti i fattori precedenti combinati con un prezzo interessante fanno rispondere di sì alla domanda: voi investireste in Italia?


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