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Perché la tragedia greca è sempre più triste

I negoziati hanno avuto una falsa ripartenza domenica, dopo che il governo greco aveva affermato di avere pronta una nuova controproposta. In realtà, anche il nuovo documento non conteneva alcuna concessione significativa, tanto che poi la delegazione greca ha abbandonato la sede dei colloqui dopo appena 45 minuti.

Il comunicato della Commissione Europea riscontra che “persiste uno scarto importante fra i piani delle autorità greche e le richieste congiunte di Commissione Europea, BCE e FMI”.

Di fatto, le posizioni sono cristallizzate: i creditori, con molte sfumature, pretendono l’applicazione degli accordi del 20 febbraio e hanno già inviato una sorta di ultimatum non ufficiale, rinforzato dal simbolico abbandono del tavolo negoziale da parte del FMI la scorsa settimana e dall’indisponibilità manifestata a discutere su una manovra correttiva a quella già richiesta; il governo greco continua a ribadire l’esistenza di linee rosse non valicabili e vuole che gli aiuti siano erogati alle proprie condizioni, che includono un accordo per la ristrutturazione del debito. Quest’ultimo viene per ora respinto dai creditori, anche se è evidente a tutti che in futuro sarà necessario per una soluzione strutturale della crisi.

Non sono previsti altri incontri prima dell’Eurogruppo del 18 giugno, che però non si capisce come potrebbe sbloccare la situazione. Ora potrebbe toccare alla BCE sparigliare le carte: falliti tutti i tentativi amichevoli di indurre la Grecia ad accettare le regole del gioco, mercoledì il consiglio BCE potrebbe annunciare l’aumento dei margini di garanzia sulle attività finanziarie greche stanziabili ai fini ELA, o negare l’autorizzazione a nuovi aumenti della stessa ELA. In ogni caso, appare sempre più probabile che se un accordo sarà trovato, ciò avvenga soltanto dopo un aggravamento ulteriore della crisi interna.



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