Skip to main content

Bper, Ubi e Bpm. Tutte le sofferenze popolari

popolari sistema bancario

Grazie all’autorizzazione del gruppo Class editori pubblichiamo l’articolo di Francesco Ninfole apparso su Mf/Milano Finanza, il quotidiano diretto da Pierluigi Magnaschi.

Le popolari italiane sono alla vigilia di una riforma che cambierà volto al settore. I banchieri hanno 18 mesi per valutare le possibili opzioni. Il sistema delle popolari si prepara così alla svolta con punti di forza e debolezza. Tutto ruota attorno al tema del credito: in termini quantitativi, le popolari hanno concesso in media più prestiti delle altre banche. Ma le maggiori erogazioni, che probabilmente sono conseguenza della vicinanza al territorio, si sono tradotte anche in più elevati crediti deteriorati e rettifiche sui prestiti. I dati sul settore sono stati elaborati in un’analisi di Boston Consulting Group (Bcg), presentata dal partner Massimo Busetti al Banking Day organizzato da Milano Finanza e Bcg.

Osservando i conti economici, si nota che la struttura di ricavi e costi non è cambiata molto negli ultimi anni. Rispetto al 2009 i ricavi sono rimasti stabili per le popolari (mentre sono scesi dell’1,7% per le altre banche e del 2,5% per i big Intesa e Unicredit ). Anche i costi sono rimasti più o meno in linea con quelli del 2009 per le popolari (-0,9%), che li hanno però ridotti meno degli altri istituti italiani (-2,9%) e di Intesa e Unicredit (-2,2%).

Tuttavia nel complesso queste differenze sarebbero poco rilevanti. Il fattore che invece cambia il quadro riguarda le rettifiche sul credito, che per le popolari sono cresciute di oltre il 20% tra il 2009 e il 2014.

Lo stesso dato è pari al 13% per i gruppi italiani non popolari ed è addirittura in calo del 6% per i due big. La differenza tra le diverse tipologie di istituti, come si vede dai grafici pubblicata in pagina, si è allargata nel 2014, quando le popolari hanno recepito le indicazioni dell’asset quality review della Bce, mentre Unicredit e Intesa hanno ridotto le rettifiche dopo le maxi-svalutazioni dell’anno precedente.

Le popolari europee peraltro hanno avuto una redditività superiore a quella delle italiane del 10%, ma in tal senso i dati sono viziati dal Paese di provenienza: dal 2000 a oggi, rileva Bcg, il pil di Germania, Francia e Olanda è cresciuto di quasi il 20%, mentre quello dell’Italia è rimasto fermo.

Le popolari hanno ora l’occasione di tornare a una redditività soddisfacente, grazie alla riforma e alle possibili fusioni. Ma anche in questo caso le riduzioni di costo non potranno bastare da sole, e servirà una riduzione del costo del credito, aiutata anche dall’uscita dell’Italia dalla recessione. Non a caso Bcg stima che il rote (ritorno sul capitale tangibile) delle undici maggiori popolari potrà salire con le aggregazioni dall’attuale -4,1% a un + 10,5%: ma di questo aumento complessivo di quasi 15 punti percentuali, circa 11 sono legati alla riduzione del costo del rischio, mentre solo lo 0,9% è connesso all’aumento dei ricavi e il 2,7% al calo dei costi.

@fninfole



CONDIVIDI SU:

Gallerie fotografiche correlate

×

Iscriviti alla newsletter