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Tre idee (poco salviniane) su migranti, Ventimiglia e dintorni

frontiere

Quello che succede a Ventimiglia non è una “vergogna senza precedenti”, come scrivono su Twitter gli indignati di queste ore. E’ quello che succede ogni giorno dell’anno. Solo che a Ventimiglia ci sono le telecamere.

Per punti vale la pena di ricordare che:

1) Quelli che stanno a Ventimiglia o alla stazione Tiburtina di Roma o alla stazione Centrale di Milano sono illegalmente in Italia. Inutile fare i vaghi. Giustamente, perché è giusto, le forze dell’ordine stanno agendo “all’italiana”, nel senso che evitano di identificare i migranti che non hanno voluto essere identificati fino ad oggi. Loro vogliono andare altrove, e se li identificassero in Italia non potrebbero che rimanere in Italia, e sperare nell’asilo. Ma loro non ci vogliono stare, in Italia. Fa bene la polizia, meno male che fa così. Non è che però una cosa così la puoi vendere agli altri Paesi come “noi da soli stiamo fronteggiando”. Noi da soli stiamo gioendo perché per fortuna loro vogliono andare in Svezia.

2) Dire “hanno un biglietto in tasca”, come ha fatto Renzi, è una fesseria. Non possono andare altrove. Sono clandestini, non potevano proprio entrare in Italia, non possono passare ad altri Paesi. E non è che i controlli a Ventimiglia sono un accanimento. Come è ovvio li fanno anche a Tarvisio, e sono gli italiani, mica gli austriaci. Anche perché se passa un terrorista dell’Isis con dieci chili di tritolo poi chi lo sente il pubblico indignato?
I migranti ci sono e ci saranno, ha fatto benissimo l’Italia ad andarli a prendere in mare, fa benissimo ad evitare di identificarli, fa benissimo ad accoglierli, perché questo è quello che fa uno Stato civile. Ma non c’è alcun “diritto”, alcuna trattativa che si possa aprire con altri Stati, tipo “io li ho qui ma non vogliono stare da me, prendili tu”. Gli altri Paesi, in modo probabilmente altrettanto pragmatico ma senza bisogno di fare chiacchiere, poco a poco faranno entrare quelli che aspettano di entrare. Respingeranno qualcuno, accoglieranno qualcun altro, eccetera. Il fatto è che non ci sono trattati, convenzioni, accordi che si possano fare su una cosa così. Perché è tutta sbagliata. C’è bisogno del buon senso e quello in media più o meno fa sì che i migranti continuino ad organizzarsi per partire, perché una settimana alla stazione Tiburtina non è niente in confronto a quel che hanno passato finora.

3) L’Italia farebbe bene a dotarsi di strumenti migliori per l’accoglienza e i richiedenti asilo. Ed evitare di urlare “ci stanno lasciando soli”. L’anno scorso, dati di Amnesty, tre milioni di siriani costretti a scappare dal loro Paese hanno trovato accoglienza in Libano e Turchia. Avete presente quanto è grande il Libano? Anche da loro ci saranno problemi di razzismo, di convivenza, di soldi che non ci sono. Probabilmente molto di più che nella ricca Europa. Un po’ di senso del limite dei nostri governi europei aiuterebbe, a proposito di “vergogna senza precedenti”.

Sul blog di Paolo Martini si può leggere la versione completa del post



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