A giudicare dalle reazioni innescate, in alcuni casi scomposte e livorose, non c’è dubbio che la manifestazione di S. Giovanni di sabato scorso (alla quale il sottoscritto ha partecipato con moglie e figli anche sulla scia delle parole del Papa che ha detto, parlando delle colonizzazioni ideologiche, che “si deve agire contro questo”, con buona pace di quelli che la Scrittura chiama i “sottili ragionatori di questo mondo” che non perdono occasione per spiegarti cosa significhi essere cristiani senza neanche sforzarsi di leggere il Catechismo della Chiesa Cattolica e di ripassare la storia della chiesa) sia stata un successo ogni oltre aspettativa. Un successo, diciamolo subito a scanso di equivoci, che ora richiede da parte di tutti coloro che a vario titolo hanno partecipato, che non si abbassi la guardia e che anzi si tenga alta l’attenzione onde evitare che, finita l’eco mediatica, tutto torni come prima. Insomma, bisogna battere il ferro finché è caldo, cercando il più possibile di capitalizzare il risultato eccezionale del 20 giugno. Un successo, dicevamo, certificato non solo dai numeri – pure imponenti e nonostante il goffo e fallimentare tentativo di Gaynet e del suo presidente di ridimensionarli sparando cifre assolutamente fantasiose – ma soprattutto dalle dichiarazioni di chi ha scoperto che in Italia c’è un popolo che resiste alla dittatura del pensiero unico camuffato da pluralismo, e che mentre pregustava di gridare al flop è stato travolto dalla dure repliche della storia. In primis, quelle del sottosegretario Scalfarotto e dell’onorevole Cirinnà, firmatari dei rispettivi disegni di legge gender oriented sull’omofobia e le unioni civili. “Manifestazione inaccettabile”, ha tuonato il primo; “omofobi latenti”, gli ha fatto eco la seconda. Oppure quella, pacata e civile, di Franco Grillini, che ha parlato di “manifestazione inutile e odiosa, come tutte le manifestazioni d’odio”. Ma tant’è. Si sa che i discepoli di Voltaire, in questo degni eredi del loro (cattivo) maestro che predicava bene e razzolava malissimo (vadano a rileggersi cosa ne pensava di ebrei e neri), in fatto di intolleranza non sono secondi a nessuno. Diverso, ma solo in parte, l’atteggiamento della stampa, soprattutto quella laica. Che pur di screditare i manifestanti, da una parte li ha dipinti manco fossero discendenti di Fred e Wilma Flintstones; dall’altra, si è prestata docilmente a far passare la nuova parola d’ordine della propaganda omosessualista, ovvero che la teoria del gender è “inesistente” o addirittura “fantomatica” (copyright la Repubblica). Trascurando il non piccolo particolare che lo stesso Papa Francesco ha parlato dell’ideologia di gender in svariate occasioni, definendola nel corso della sua visita pastorale a Napoli uno “sbaglio della mente umana”. Ciò detto, con altrettanta franchezza bisogna riconoscere che da parte di certa stampa cattolica ci si sarebbe aspettato ben diverso trattamento dell’evento. Sul Corriere della Sera e Repubblica, per dire solo i piu’ importanti quotidiani italiani, la manifestazione di S. Giovanni non solo era la notizia del giorno, ma ad essa sono state dedicate pagine intere di analisi e commenti. Ora se tanto mi dà tanto, da un giornale cattolico, e non uno qualsiasi ma il quotidiano dei vescovi italiani, era lecito o no attendersi una copertura uguale se non maggiore, per potenza di fuoco e livello di approfondimento, a quella dei giornaloni laici? Anche tenuto conto del non trascurabile dettaglio che stiamo parlando delle due testate (soprattutto la seconda) che piu’ di altre stanno cavalcando l’onda del pensiero unico omosessualista? Invece no. Non solo sulla prima pagina del 21 giugno la notizia centrale era la questione della lotta all’azzardo (vuoi mettere? Un problemone a confronto di indottrinamento gender nelle scuole e matrimoni gay e uteri in affitto); ma addirittura la cronaca e i commenti della manifestazione (in alcuni casi con un pungente odore di tappo e retrogusto clericale) sono stati relegati a pagina 9 (sic!), manco si stesse parlando, chessò, del raduno annuale dell’associazione per la salvaguardia delle vongole veraci. Davvero una bella prova di giornalismo. Che non ha fatto altro che confermare, caso mai ce ne fosse bisogno, la spiacevole impressione che anche il giornale dei vescovi italiani, ne’ piu’ ne’ meno di altri, è un Arlecchino che attacca servilmente l’asino dove vuole il padrone, con buona pace della retorica delle schiene dritte. Meno male che la piazza era sintonizzata su altri canali. Anche per questo, quando e’ stato lanciato un cinguettio stizzito per conto di un monsignore che lavora alla Cei, non se n’e’ accorto nessuno.
The (family) day after. Tra laiciste reazioni e cattoliche arlecchinate
Di