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Lavoro, diritti e doveri di chi è affetto da patologia invalidante

“Lungo sopravviventi”. Ci chiamano così, siamo sopravissute al cancro e ancora lo combattiamo con forza e coraggio. Molta forza, tanto coraggio. Su una testata di un’ammiraglia della comunicazione è apparsa la notizia che alla facoltà di Medicina del Dipartimento di oncologia della Statale di Milano è istituito l’insegnamento su ”l’Umanità” che mette al centro la persona e non solo l’anatomia e la scienza. Bene. Contemporaneamente sulla pagina seguente la storia di Chiara una giovane lavoratrice che con la sua tenacia ha ottenuto un protocollo dall’Inps di Trento perché le persone affette da malattie gravi non siano più costrette a visite fiscali in sedi non domiciliari coatte.

E’ un passo avanti che dobbiamo fare insieme, perché l’interdisciplinarietà  e la sussidiarietà tra istituzioni è fondamentale per combattere il dolore, la sofferenza, la speranza di vita degli uomini, donne, bambini e bambine che incontrano la malattia grave che interrompe la vita.

Anche all’Università di Modena e Reggio Emilia al Dipartimento giuridico è istituito  un corso sulle Pari Opportunità nel lavoro pubblico e privato per insegnare alle giovani generazioni di studiosi come è importante la disciplina  giuslavoristica e anche come cercare trovare e mantenere un lavoro in condizioni delicate quando si incontra la grave malattia e assicurare così  pari opportunità contrastando eventuali discriminazioni.

Cosa prevedono i contratti, le norme, dove rivolgersi per sapere i diritti e i doveri di una persona che lavora affetta da patologia invalidante. In oncologia, più che in altri contesti sanitari, riabilitazione alla vita significa recuperare il senso di controllo e di padronanza sulla propria storia e sul proprio progetto di vita anche con il sostegno della comunità.

Il medico può comprendere e accompagnare la condizione di lungosopravvivenza, alla quale finora in Italia è stata dedicata poca attenzione in termini di conoscenza, di peculiarità e bisogni, entrando a pieno titolo nel processo riabilitativo per gli effetti – medici e psicosociali – a lungo termine e tardivi, correlati alla malattia e ai  trattamenti. L’esperienza dell’incontro con la malattia oncologica segna uno spartiacque profondo nell’esistenza delle persone: cambiano le prospettive, il senso del tempo, le relazioni, i valori e le priorità,i sentimenti, problemi lavorativi e sociali, consapevolezza dell’incertezza del futuro e del limite della vita. Il medico oncologo è uno specialista capace di accoglienza e ascolto competenti, gestiti all’interno di una relazione riservata e protetta, funzionale al miglioramento del benessere emotivo per quello che è possibile.

L’esperto di lavoro può indicare dove avere informazioni sul proprio contratto di lavoro e la legislazione operante, per i congedi previsti,quali associazioni prevedono programmi di  supporto e accompagnamento al percorso di cura e riabilitazione per se e la propria famiglia perché  il cancro rappresenta, tanto per il paziente quanto per  i suoi cari, una difficile prova esistenziale. Le ricerche evidenziano che, se confrontati con gli altri lavoratori e lavoratrici, i lungosopravviventi oncologici che continuano l’attività lavorativa presentano gli stessi livelli di produttività e alcune aziende illuminate attraverso welfare aziendale assicurano attenzione e sosetgno.

Tuttavia, non è infrequente che  le persone riportino di sentirsi discriminati o trattati ingiustamente all’interno del proprio ambiente di lavoro: ciò che riferiscono  maggiormente è la sensazione che i colleghi e/o il superiore nutrano dubbi sulla loro attuale capacità produttiva. Da un lato è utile tener presente i propri diritti, dall’altro è importante mantenere un dialogo aperto per affrontare le eventuali nuove esigenze e individuare insieme la strada attraverso cui poterle soddisfare.

Dunque  nei percorsi di studio dei giovani studenti  e studentesse l’integrazione della malattia nella vita presente, il cambiamento nei rapporti con gli altri, la ristrutturazione della prospettiva di vita sono altri aspetti duraturi che accomunano molte persone che hanno bisogno di medici e di esperti di materie giuslavoristiche e dei responsabili delle risorse umane delle imprese.

Discipline trasversali che riconducono ad una etica della professione ad un prendersi cura della persona che si rivolge a noi per avere aiuto e conforto .L’esperienza insegna che dopo un tumore si può riacquistare la salute, tornando a una vita regolare e a un’aspettativa di vita sovrapponibile a quella di chi non ha mai affrontato un’esperienza oncologica.

Attraversare e superare questa malattia e aiutare, però, può comportare una profonda trasformazione non solo di sé, delle relazioni e delle prospettive di vita: questo si associa indubbiamente a una grossa fatica psicologica che, non di rado, è descritta come un’opportunità. Sicuramente non solo per chi incontra la malattia, ma sopratutto per il mondo sanitario e per la comunità lavorativa e per giovani che trovano anche nell’Accademia e nei percorsi di studio nuovi valori e nuovi motivi di speranza.



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