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Che cosa (non) ha detto Tsipras a Strasburgo

Dopo varie polemiche e un lungo tira e molla, Alexis Tsipras ha accettato l’invito dei parlamentari europei “a comparire” di fronte all’emiciclo di Strasburgo. Gli addetti ai lavori presenti hanno fatto notare che l’aula così piena non si vedeva da quando venivano tese le imboscate a Silvio Berlusconi, che attirava in aula – chi per fare polemica, chi per provocarlo, e chi per supportarlo -, quasi tutti i deputati presenti.

Il clima che si respirava in Europarlamento, immediatamente prima dell’arrivo di Tsipras, era un clima confuso, perché, paradossalmente, gli stessi che lo avevano invitato avevano iniziato a pentirsi una volta realizzato che rischiava di diventare il principale attore della mattinata e l’attrazione mediatica della giornata. In abito scuro, istituzionale ma senza cravatta, il premier greco ha fatto il suo ingresso in aula intorno alle 10; l’emiciclo era diviso tra “fette” di destra e sinistra dell’aula (Movimento 5 Stelle, Lega Nord, e le sinistre italiane) in piedi che applaudivano appassionatamente e la parte centrale, invece, dove siedono i deputati del Partito Popolare Europeo e dei Socialisti & Democratici, che esprimevano a voce il proprio dissenso.

I 5 Stelle avevano posizionato sui loro banchi le bandiere della Grecia, mentre invece gli eurodeputati di Forza Italia e Area popolare esponevano dei goliardici cartelli con l’immagine di Tsipras che pronuncia la parola Oxi (il no greco), e sotto la foto di Totò che replica con la celebre frase “e io pago”, Matteo Salvini sfoggiava invece una maglietta, sopra la camicia, con scritto “Basta euro”. Toni “colorati” in aula: Tsipras prendendo la parola ha accusato la stampa europea di aver fatto “terrorismo psicologico”, ha denunciato la situazione critica in cui versa la Grecia con “un popolo ridotto in povertà” e ha ribadito che “i fondi l’Europa li ha dati alle banche, non al popolo greco”.

Il primo a ribattere è stato Manfred Weber, il capogruppo dei Popolari, che in linea con la cancelliera Angela Merkel ha bacchettato Tsipras all’insegna dell’austerità, mentre in sottofondo si ascoltava un eurodeputato del Movimento 5 stelle che urlava “Weber hai rotto”. Più “moderato” verso la Grecia il capogruppo dei Socialisti e Democratici, Gianni Pittella, che ha ribadito che “l’Europa senza la Grecia non esiste”. Ma il bello è arrivato con la capogruppo del partito di cui è membro Syriza, Gabi Zimmer, che ha esordito ricordando al popolare Weber “che non siamo a scuola, che lui non può fare il professore e che siamo al Parlamento europeo e non in Baviera”.

Anche Nigel Farage, capogruppo dell EFDD (gruppo di cui fanno parte i 5 Stelle) ha attaccato Weber, dicendosi “disgustato” per le parole utilizzate contro Tsipras. Il capogruppo dell’ECR Ryszard Legutko (partito formato prevalentemente da conservatori inglesi, a cui si è unito recentemente l’italiano Raffaele Fitto) ha parlato invece “della moneta unica come peccato originale”.

Dallo stesso lato dell’aula è seduta anche Marine Le Pen, capogruppo dell’ENF (gruppo di cui è cofondatrice anche la Lega Nord) che ha accusato le Istituzioni europee di aver “fatto di tutto pur di impedire il referendum greco”. Nel corso di questi ultimi interventi è stato spesso chiamato in causa il presidente del Parlamento europeo, Martin Schulz, accusato di non aver rispettato il suo ruolo istituzionale, e di essersi inserito in maniera vergognosa negli affari interni della Grecia facendo commenti anche il giorno del referendum.

Intorno alle 13.20 è calato il sipario, ma i problemi della Grecia, sottolineano gli analisti, rimangono sul tavolo.

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