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Il ritorno di Terminator Genisys

Era il lontano 1984 quando il super-computer Skynet, con la complicità di James Cameron (al suo terzo film), inviò il cyborg Arnold Schwarzenegger nelle sale cinematografiche per farlo entrare di buon diritto nella storia del cinema fantascientifico. In principio Cameron chiese a Schwarzenegger di interpretare il ruolo del buono: Kyle Reese, il soldato che tornò indietro dal futuro per salvare Sarah Connor. Ma Schwarzenegger si disse pronto per recitare il ruolo della macchina assassina. Non ebbe torto.

Gli anni successivi consacrarono Terminator, il film perse la sua unicità per divenire una saga ricca di quattro capitoli cinematografici e due stagioni di serie televisiva (senza contare libri e fumetti!). Oggi il cyborg interpretato dall’attore austriaco è icona nota, non solo per gli appassionati del genere.

Con i viaggi del tempo si può fare di tutto, complici i multiuniversi, la faccenda si sbriga in maniera semplice. Non occorre più scervellarsi per seguire la continuità delle storie precedenti, al sequel si preferisce il reboot, qui ampiamente giustificato proprio grazie ai viaggi temporali.

È il 2029, il solito John Connor guida la resistenza umana contro le macchine. John decide di inviare Kyle Reese indietro nel tempo per salvare sua madre, ha infatti saputo che Skynet vuole vincere la guerra cambiando il passato. Ma il passato è mutato a causa di una frattura del continuum spazio-temporale e la realtà è diversa da quella che (ci) si aspettava.

In Terminator Genisys c’è stata la volontà di dimenticare il terzo e il quarto capitolo per rielaborare i primi due episodi della saga. Alan Taylor dirige il tutto in maniera un po’ confusionale e forse gli spunti di Laeta Kalogridis e Patrick Lussier (alla sceneggiatura) scadono più volte nel ridicolo. Il registro usato è ben diverso da quello di James Cameron e se l’operazione è finita in cantiere per rilanciare la serialità della saga in affanno, c’è da dire che l’eccesso di umorismo poco si confà al dramma di un’umanità prossima all’armageddon. I punti di forza del film restano le citazioni dei primi capitoli, che divertono, ma in fondo il gioco si riduce a questo: una sfilata dei vari Terminator interpretati da Arnie che si intrecciano e duettano duellando. Forse trasformare uno dei più cupi film di fantascienza della storia del cinema in una action comedy non è stata una grande mossa. A parlare sarà il botteghino ma intanto è già in cantiere il seguito previsto per il 2017.



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