Tanti anni fa nella colta ed austera Torino Ernesto Ferrero iniziava insieme a Picchioni quella lunga traversata umana professionale e quasi miracolosa che ha portato il Salone del libro di Torino ad essere la seconda realtà europea in questo difficile mercato. Ogni anno al lingotto in cinque giorni arrivano 300.000 visitatori, migliaia di scrittori, centinaia di editori. Un magma incandescente dove tutto si tiene e dove tutto viene forgiato dalla mano ferma e sapiente del Direttore.
Un manager editoriale coi fiocchi, Ferrero: tiene le briglie del Salone senza urlare ma con la fermezza che gli deriva da una indiscussa ed indiscutibile autorevolezza. Merce rara ai giorni nostri che il volgo e l’inclito spesso confondono con l’autorità. L’autorevolezza di Ferrero coincide con la sua pazienza, con la sua educazione, con la sua ostinazione e alla fine tutto sapientemente si amalgama, i lettori con gli autori, le case piccole con le grandi, i bambini e d i ragazzi con gli specialisti di discipline difficoltose.
Si può dire che un Paese senza politica è come una casa senza libri: gli manca l’anima. Ferrero cerca di lenire le cure giornaliere del nostro vivere con le buone letture, con l’odore della carta stampata, con il piacere di educare alla lettura.
Tutto bene dunque? Non proprio perché una mattina le autorità preposte decidono che Ferrero è alla fin fine da rottamare. Lo sconcerto è grande tra gli addetti ai lavori ma tant’è: alea iacta est, a settembre Ferrero sarà accantonato.
La cosa grottesca però è che, stando ai soliti bene informati, sembrerebbe che le due signore preposte al ruolo di Presidente della Fondazione e di Direttore del Salone, stiano già litigando sulle rispettive competenze prima ancora di montare in sella.
A Chiamparino e Fassino, persone serie, specchiate ed equilibrate, vorremmo chiedere: non sarebbe stato meglio un bel bando internazionale come si fa per i grandi musei e come peraltro anche a Torino ha fatto il Museo Egizio e far accompagnare per qualche periodo di tempo il nuovo manager al grande vecchio Ferrero?
Non siamo per natura guastatori anzi è proprio il caso di dirlo alla luce di questo evento laudatores temporis acti.