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Tutti i valzer di ladylike Alessandra Moretti

C’è da chiedersi cosa sia successo ad Alessandra Moretti. Sarà il repentino cambio di poltrone nel giro di un anno (da deputata a parlamentare europea a capogruppo del Pd in consiglio regionale Veneto), fatto sta che l’ex vicesindaca di Vicenza già portavoce di Pierluigi Bersani prima di convertirsi sulla via di Firenze ha combinato un bel pasticcio. E non stiamo parlando dell’ormai celebre intervista al Corriere Tv che le è valsa l’appellativo di Ladylike (QUI UN’INTERVISTA ALLA ZANZARA GIUSEPPE CRUCIANI). Tra domenica e mercoledì è infatti riuscita prima a incolpare il governo Renzi e l’agenzia di comunicazione che gli ha curato la campagna elettorale per la sua sonora sconfitta alle regionali contro Luca Zaia (50,8% a 22,74%), poi ha provato a correggere il tiro pur confermando la sostanza del discorso fatto, infine si è arrampicata sugli specchi in un imbarazzante mea culpa.

PRIMA DEL PASTICCIO, SI ACCODA A ZAIA

Prima di sollevare questo polverone, l’ex candidata del Pd in Veneto sul tema dell’immigrazione clandestina si è accodata su alcuni aspetti alla linea del governatore Zaia. Pur sottolineando le critiche alla gestione leghista, in un’intervista al Gazzettino del 19 luglio ha tuonato contro il prefetto di Treviso Maria Augusta Marrosu, poi rimosso dal governo, accusandolo di una “gestione improvvisata e grossolana” e di aver “scavalcato i sindaci”, proprio come ha più volte sostenuto il presidente di Regione. Il giorno precedente Moretti aveva inoltre chiesto aPalazzo Chigi di dichiarare lo stato di emergenza in Veneto per la gestione di migranti, dopo aver spiegato al viceministro all’Interno Filippo Bubbico (Pd) quanto fosse preoccupante la situazione.

LO SFOGO ALLA FESTA DEL PD

Il putiferio si è però scatenato dopo che domenica sera dal palco della festa del Pd al quartiere Saval di Verona Ladylike Moretti si è tolta parecchi sassolini dalle scarpe. Un intervento il suo puntualmente riportato nell’edizione di martedì del Corriere del Veneto. Già l’esordio ha fatto capire il tono scoppiettante della serata: “I nostri elettori hanno punito severamente il governo Renzi e il mio errore è stato voler far passare il messaggio che ci fosse un forte collegamento tra la mia candidatura e il governo nazionale”. Ma la bomba a orologeria è scoppiata poco dopo, quando nel mirino (seppure implicitamente) c’è finita l’agenzia di comunicazione fiorentina Dotmedia, che ha già lavorato per Matteo Renzi e alla quale è stato chiesto di seguire la sfida di Moretti in Veneto: “La mia campagna elettorale è stata completamente sbagliata non mi hanno fatto quasi mai andare in televisione dicendo che ero sovraesposta, proprio mentre Zaia era su ogni canale. Mi sono dovuta vestire con un look castigato, da ferrotranviere. In definitiva, hanno cercato di dare un’immagine di me che non era credibile, quella non ero io”. E il giro nei 500 comuni? “Un inutile e massacrante tour de force, mi ha portato a dedicare lo stesso tempo a un comune di duecento abitanti rispetto al comune capoluogo. E alla fine non ha pagato”.

LA PRIMA E PARZIALE RETROMARCIA

Il dado ormai è tratto, l’intervista fa il giro di agenzie e giornali online. La diretta interessata capisce di averla sparata un po’ troppo grossa e prova a metterci una pezza. Prima intervenendo su La7 a L’Aria d’estate, dove liquida la questione come una frettolosa interpretazione delle sue parole da parte del cronista veneto, pur ribadendo però alcuni concetti. Poi in serata esce un suo colloquio con l’Huffington Post dove ribadisce che “quel profilo comunicativo era sbagliato” aggiungendo però che “non si può ridurre tutto a una battuta e non si perdono le elezioni per un tailleur. Ma sono io, lo dico e lo ripeto, la responsabile degli errori e delle scelte, di tutte le scelte”. Tuttavia, continua a ripetere quella storia secondo cui “ho puntato molto sull’essere il candidato che ha un governo amico, mentre qui paga molto di più una visione di contrapposizione”. “Non c’è dubbio che – ha scandito -, così come c’è stata una componente nazionale nel successo c’è stata una componente nazionale nell’insuccesso”. E ancora: “Io penso che la strategia della comunicazione era sbagliata, ma non è che do la colpa alla agenzia che mi ha seguito. Mi assumo io la responsabilità. Dovevamo puntare più sull’alternativa a Zaia e meno sul piano nazionale”.

ALLA FINE SI RIMANGIA TUTTO

Per come sono andate a finire le cose, è facile pensare che a Moretti sia arrivata qualche rimostranza da Palazzo Chigi dove non sono state molto apprezzate le sue uscite. Così ieri sul suo profilo Facebook l’ex candidata veneta ha pubblicato con il titolo in maiuscolo che recita: “LA RESPONSABILITÀ DELLA SCONFITTA IN VENETO È MIA. NON HO MAI DETTO DI AVER PERSO PER COLPA DI RENZI”. Segue la recita dell’atto di dolore in versione politica: “La sconfitta in Veneto ha una sola responsabile e sono io: me ne sono assunta ogni responsabilità sin dall’inizio e non accetto di essere strumentalizzata oltre”. E ancora: “Ho fatto errori per cui ho pagato un prezzo altissimo ma volermi contrapporre al governo più riformista della storia del Paese è una falsità che non posso tollerare”. Quindi la lode al premier: “Non è mia intenzione gettare le colpe su nessuno e tantomeno su Renzi che ringrazio per il sostegno e la vicinanza che in ogni momento mi ha dimostrato. Questo governo ha messo in campo un’azione riformista come mai si era vista in Italia”. Fino al chiarimento sul proprio outfit: “Quella della divisa da ferrotranviere era una battuta, un esempio per far capire che indossavo abiti non miei, in senso evidentemente metaforico”.



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