Non posso che fare mie le parole di Mons. Nunzio Galantino, intervenuto ieri (26/7/2015) su più quotidiani nazionali, in merito alla scriteriata sentenza della Cassazione sugli istituti scolastici religiosi di Livorno che dovranno pagare l’Ici.
Secondo il Segretario Generale della CEI si tratta infatti di una «sentenza pericolosa» in quanto minaccia «la garanzia di libertà sull’educazione che tanto richiede anche l’Europa».
Mi trovo totalmente d’accordo con le parole di Sua Eccellenza sia per quanto riguarda il giudizio sulla deriva ideologica di tale sentenza («Ho la netta sensazione che con questo modo di pensare, si aspetti l’applauso di qualche parte ideologizzata») sia per il suo ennesimo richiamo a un dato di fatto molto semplice: i vantaggi economici che le scuole paritarie recano allo Stato.
Contrariamente alla vulgata sorda e giacobina che descrive tali istituti come “scuole per ricchi”, le paritarie, come già da altri e da me più volte ricordato, fanno risparmiare allo stato più di sei miliardi e mezzo di euro l’anno. L’idea obsoleta ed errata che discrimina gli istituti paritari in quanto non pubblici pare sia tramontata in quasi tutta Europa, ma non in Italia.
Dietro l’accusa di definire tali istituti “per ricchi” si cela una concezione ideologica che mira ad imporre un’unica educazione controllata direttamente dallo Stato.
Ciò che dunque rende queste scuole “scomode e odiose” agli occhi di molti non è in realtà il loro supposto beneficiare di particolari “privilegi” (che non esistono, considerata la fatica con cui la maggior parte riesce a sopravvivere), bensì la “minaccia” che rappresentano. Una minaccia che consiste nell’offrire al pubblico modelli educativi alternativi a quelli offerti dallo Stato. In tal senso le parole di Sua Eccellenza Mons. Galantino individuano perfettamente il vero punto della questione: «la chiusura delle scuole paritarie vuol dire limitare la libertà. È la stessa Europa che ci chiede garanzie sulla libertà educativa».