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Cosa è il Fondo verde per il clima a favore dei paesi emergenti

Di
ispra

Il Fondo verde per il clima (Gcf) è un importante strumento multilaterale d’investimento per progetti a favore di Paesi in via di sviluppo (Pvs) che vogliano ridurre le emissioni di gas serra e accrescere le capacità di adattamento ai cambiamenti climatici. L’obiettivo generale mira a modificare il paradigma dello sviluppo, cosicché la crescita economica possa resistere ai cambiamenti climatici ed essere indipendente dai combustibili fossili.

Da quando il Consiglio del Gcf si è ufficialmente riunito per la prima volta nel 2015, oltre 30 Paesi – sia sviluppati che in via di sviluppo – hanno promesso di trasferire al Fondo più di 10 miliardi nell’arco dei prossimi anni. Gli Stati Uniti parteciperanno al Fondo con un totale di 3 miliardi. A febbraio 2015 il presidente Barack Obama ha richiesto che nel budget per l’anno fiscale 2016 venissero inseriti 500 milioni per il Gcf, dando un importante stimolo all’attività e prevedendo così uno stanziamento iniziale verso il raggiungimento dei 3 miliardi promessi. Ora è compito del Congresso trovare i fondi adeguati.

Gli Stati Uniti godono di un appoggio bipartisan in merito ai finanziamenti multilaterali a favore del clima e non è questo il momento di fare marcia indietro. Nel 2008, ad esempio, l’amministrazione di George Bush diresse gli sforzi per lanciare il predecessore del Gcf, il Fondo per gli investimenti puliti (Clean investment fund – Cif), che gli Stati Uniti hanno sempre finanziato, indipendentemente dal partito al governo o dalla maggioranza presente al Congresso. Solo quando gli Stati Uniti e gli altri Paesi inizieranno a garantire risorse ai livelli necessari, il Gcf potrà avere un effetto sulla riduzione delle emissioni di gas serra, spronare lo sviluppo di economie sostenibili, creare nuove opportunità d’investimento per il settore privato nelle energie pulite, nell’efficienza energetica e nell’adattamento e, infine, operare affinché il climate change non cancelli i livelli di sviluppo faticosamente raggiunti sinora.

Così come i Paesi devono mantenere i propri impegni, anche il Gcf deve fare la sua parte, iniziando a porre le fondamenta per le due funzioni più importanti: l’enfasi sull’adattamento e la valorizzazione del settore privato. Innanzitutto, il Gcf deve affrontare la crescente carenza di finanziamento alle attività di adattamento, dovuta a un aumento della frequenza e gravità degli eventi atmosferici. Il Fondo punta ad aumentare il supporto per l’adattamento, al fine di venire incontro alle esigenze di mitigazione e incanalerà almeno la metà dei suoi fondi verso i Paesi più vulnerabili, tra cui gli Stati africani, i Paesi meno sviluppati e i piccoli Paesi insulari in via di sviluppo. Il ciclone Pam, che il 16 marzo ha devastato la Repubblica di Vanuatu, dimostra proprio l’urgenza di aumentare progressivamente i fondi per la resilienza delle regioni più vulnerabili.

Una parte fondamentale del Gcf riguarda poi il settore privato, che ha già mostrato il suo interesse nel finanziare gli sforzi per il clima; ad esempio, nel 2013 il 58% dei finanziamenti globali sul clima sono stati garantiti proprio dal privato. Sono tre gli step attraverso cui il Gcf può dimostrare tutto il suo potenziale in quanto strumento efficace ed essenziale per facilitare uno sviluppo sen­sibile al clima e a basse emissioni di carbonio: realizzare una serie di progetti che dimostri­no le peculiarità del Gcf e la sua ampiezza di portata; dimostrare che il Gcf possiede la ca­pacità di identificare e finanziare progetti con potenziale di trasformazione; implementare le attività del settore privato. Tra i progetti che verranno selezionati, il Fondo dovrebbe puntare sui più versatili ed estesi, in particolare progetti di mitigazione nelle regioni in via di sviluppo che non rappresentino un migliora­mento isolato ma, al contrario, promuovano un cambiamento organico verso un’economia pulita. Altri progetti finanziabili riguardano le azioni di adattamento delle regioni più po­vere, che sono particolarmente vulnerabili ai cambiamenti climatici.

La programmazione di tali progetti andrebbe a dimostrare che è possibile scindere lo sviluppo dalle emissio­ni, fare passi avanti nella resilienza dei Paesi meno sviluppati e realizzare questi progetti in scala. Il Fondo avrà bisogno di accreditare entità diverse aventi accesso alle richieste di finanziamento; tra queste rientrano entità re­gionali, subnazionali, nazionali o internazio­nali. A oggi, il Comitato di accreditamento del Gcf ha sottoposto al Consiglio sette richieste, quattro delle quali provengono da enti nazio­nali e regionali. Ciò costituisce una progressi­va differenziazione rispetto alle modalità del Cif, il quale provvede a elargire finanziamenti solo attraverso banche di sviluppo multilate­rali. Per quanto riguarda il settore privato, il Consiglio del Gcf ha dinanzi a sé una serie di metodi per aumentare il suo coinvolgimento, tra cui l’affidamento su banche commerciali e ricchezza privata, l’offerta di un ventaglio di prodotti come le obbligazioni e l’utilizzo di nuove tecniche come il finanziamento collettivo.

Capire come attrarre investimenti privati per l’adattamento è ovviamente una sfida-chiave, ma talune risposte innovative stanno emergendo. Per esempio, le compa­gnie assicurative si stanno associando con enti finanziati pubblicamente, come il Gfdrr (Global facility for disaster reduction and recove­ry), per fornire assicurazioni sulle catastrofi ai Paesi insulari vulnerabili del Pacifico. Più avanti, le compagnie telefoniche potrebbero investire nell’installazione di reti capaci di fa­cilitare allerte tempestive in caso di fenomeni meteorologici estremi. Il settore agroalimen­tare, dal canto suo, potrebbe investire in pro­grammi di formazione per gli agricoltori sul­le tecniche tese a evitare eventuali riduzioni del raccolto indotte dal clima. Se adoperati in attività orientate alla mitigazione o all’adat­tamento, la mobilitazione finanziaria d’inve­stimenti privati potrà avere ripercussioni po­sitive anche sul commercio globale.

www.americanprogress.org – Traduzione di Alessandra Micelli e Valeria Serpentini 


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