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I piani verdi di Obama conquistano (in parte) i cattolici americani

“Un importante passo avanti per proteggere la salute delle persone, specialmente di bambini, anziani, poveri e comunità vulnerabili, dall’inquinamento nocivo e dagli effetti dei cambiamenti climatici”: così monsignor Thomas Wenski, presidente del Comitato per la giustizia e lo sviluppo umano della Conferenza episcopale degli Stati Uniti, ha commentato il piano per ridurre l’inquinamento da CO2 presentato dal presidente Barack Obama. “I vescovi apprezzano questa importante decisione per mitigare il cambiamento climatico e salvaguardare la salute pubblica”. 

Anche per il sito Wired.com la salute delle persone è il centro del Clean power plan di Obama: come spiega l’esperto George Thurston, professore di medicina ambientale alla New York University: “Produrre elettricità dal carbone è il nemico numero uno della salute pubblica. Avremo benefici di lungo termine sul clima globale ma anche benefici immediati sulla qualità dell’aria e la salute negli Stati Uniti”.

L’APPROVAZIONE DEI VESCOVI USA

Per l’amministrazione americana si tratta ovviamente anche di evitare di spendere miliardi ogni anno per far fronte a malattie e perdita di produttività e per rimediare ai disastri ambientali, che solo nel 2012 sono costati oltre 100 miliardi di dollari.

Ma i vescovi sottolineano la missione di difendere “il creato”: “I vescovi esprimono soddisfazione per questa importante decisione dell’amministrazione Obama volta ad adottare standard che attendevamo da tempo per mitigare il cambiamento climatico e difendere la salute, un modo importante di svolgere responsabilmente il nostro compito di prenderci cura della creazione divina”, ha detto Wenski.

Altri gruppi religiosi americani si sono espressi a favore del piano di Obama, come la Interfaith Power & Light, ma i vescovi sono stati particolarmente attivi: Wenski da tempo chiedeva all’amministrazione Usa standard più severi contro l’inquinamento da CO2 e l’arcivescovo Wenski a giugno ha scritto ai membri del Congresso per chiedere di non bloccare i tentativi di sviluppare uno standard nazionale per la riduzione delle emissioni di biossido di carbonio delle centrali elettriche. 

FEELING COL VATICANO

Obama ha cavalcato con abilità le parole del Papa elogiando la sua enciclica Laudato si’ e l’appello ad agire sul clima. “Come ha detto Papa Francesco, abbiamo la grande responsabilità di proteggere i nostri figli, e i figli dei nostri figli, dai dannosi impatti del cambiamento climatico”, ha detto il presidente americano, aggiungendo che spera che tutti i grandi leader del mondo accolgano il messaggio del Pontefice.

Ma il feeling di Obama con il Vaticano sul clima risale a prima dell’enciclica: la presidente dell’Environmental protection agency Gina McCarthy, cattolica fervente, si è incontrata a gennaio con rappresentanti del Vaticano a Roma per discutere di iniziative sul clima; in quell’occasione aveva già sottolineato che Obama era “allineato al Papa” per quel che riguarda le misure contro l’inquinamento. “Agire sul clima è diventata una responsabilità morale”, ha detto la numero uno dell’Epa. Presentando il Clean power plan la McCarthy ha sottolineato i benefici immediati per la salute che deriveranno dalla riduzione dell’inquinamento, indicando che grazie alle nuove regole si eviteranno ogni anno 3.600 morti premature, 1.700 infarti, 90.000 attacchi di asma e 300.000 giorni di malattia per studenti e lavoratori.

“IL PAPA TORNI ALLA TEOLOGIA”

Per chi non è cattolico le parole del Papa sono ovviamente meno entusiasmanti, ma per  i cattolici americani che seguono linee politiche diverse da quelle di Obama rappresentano addirittura un’indebita intrusione. Il candidato Repubblicano alle presidenziali Rick Santorum – cattolico devoto – ha dichiarato senza mezzi termini che il Papa farebbe meglio a occuparsi “solo di teologia e morale” e lasciar perdere le politiche sul clima. Santorum ha dato il via alla sua campagna elettorale brandendo un pezzo di carbone. “La Chiesa ha spesso sbagliato sulle questioni scientifiche. Lasci stare”, ha detto Santorum.

Tanti avversari politici di Obama hanno criticato la presa di posizione del Papa: il Senatore  Jim Inhofe (Repubblicano dell’Oklahoma, presbiteriano) ha affermato che secondo lui l’enciclica può danneggiare i poveri perché se ci saranno leggi contro i combustibili fossili aumenteranno le tasse e le bollette dell’energia, a danno dei consumatori di reddito basso.

Scettico anche il candidato presidenziale Repubblicano e cattolico Jeb Bush: “Non mi faccio insegnare la politica economica dai vescovi, dai cardinali o dal Papa”, ha detto. “La religione ci deve rendere persone migliori, ma resti fuori dalla politica”.

LA BOCCIATURA DEGLI AMBIENTALISTI

Anche gli ambientalisti si sono spaccati sul piano di Obama, con qualche sonora bocciatura. “Queste azioni sono praticamente senza valore. Il problema fondamentale non è minimamente affrontato”, ha tagliato corto James Hansen, ricercatore del clima che ha guidato il Goddard’s Institute for Space Studies della Nasa per più di 30 anni e che dal 1988 chiede al Congresso di occuparsi di riscaldamento globale. “Le battaglie sul clima non sono finite”, ha aggiunto Hansen. “Il piano di Obama serve quanto una persona che va a piedi anziché prendere la macchina e così pensa di salvare il mondo dall’inquinamento”.

Secondo Hansen l’unica soluzione è alzare le tasse sull’estrazione di combustibili fossili: oggi sono ancora troppo economici. Il piano di Obama si limita alle emissioni di CO2 delle centrali elettriche esistenti: troppo poco per scongiurare l’aumento di 2 gradi Celsius delle temperature globali rispetto ai livelli pre-industriali, la soglia considerata dalla Intergovernmental Panel on Climate Change come causa di danno irreversibile per la società umana. Se ne parlerà a Parigi a novembre alla conferenza sul clima: è quello il vero obiettivo su cui lavorare per gli esperti, ma né il piano di Obama né quelli degli altri Paesi avanzati vanno in questa direzione, lo ribadisce anche l’associazione Climate Action Tracker.

Il Clean power plan “fa una differenza perché ridurrà le emissioni dell’economia americana”, ma “non è sufficiente a evitare l’aumento di 2 gradi della temperatura mondiale”, dichiara la ricercatrice del CAT Hanna Fekete. Anche col Clean power plan e i recenti piani annunciati da Cina e Brasile le temperature saliranno di 3 gradi, avvertono gli esperti, tanto che alcuni si spingono a suggerire un taglio delle emissioni dell’80% entro il 2030, unico in grado di salvare il pianeta.

UN ESEMPIO PER GLI ALTRI PAESI?

E’ proprio l’appuntamento di Parigi la prova del nove per la strategia di Obama sul clima: forse insufficiente, ma pur sempre un passo in avanti. Il presidente americano si presenterà alla conferenza sul clima con un risultato storico e un modello da proporre agli altri Paesi. François Hollande ha già elogiato il piano sul clima di Obama e l’ex ministro dell’Ambiente francese Brice Lalonde, ora consulente speciale dello Un Global Compact for sustainable development, ha detto che il piano Usa ha un profondo significato per la comunità internazionale: “Va al cuore del problema: i combustibili fossili e il carbone. E’ molto importante perché mostra a tutti gli altri che uno dei Paesi che inquina di più, gli Stati Uniti, si stanno impegnando a fare qualcosa, con onestà”.

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