Dopo il trimestre sottotono, Mediaset punta tutto sui contenuti premium. Ma gli analisti sono tiepidi e al Biscione assegnano più bocciature che promozioni.
“Mediaset ha raggiunto giovedì 6 agosto un accordo con Telecom Italia per trasmettere da settembre i contenuti di Mediaset Premium attraverso il set-top box TIMvision. L’accordo era atteso e permette a Mediaset Premium di essere disponibili via web e non sarà necessario, come per l`accordo Telecom-Sky Italia, di acquisire un decoder addizionale oltre a quello di Telecom Italia – dice Stefano Gamberini, analista di Equita Sim – Il piano di espansione della banda ultra-larga potrà essere un driver anche per l`espansione via web dei contenuti premium”. Per Mediaset, che Equita consiglia di tenere in portafoglio immaginando una tenuta del prezzo a 4,8 euro, il secondo trimestre si è chiuso in miglioramento “grazie al controllo dei costi – scrive Gamberini – Ma la pubblicità è ferma, mentre nel primo trimestre aveva segnato un calo del 7% contro il -3% del mercato tv. A luglio/agosto la pubblicità è cresciuta a una cifra e nonostante la bassa visibilità il management è ottimista sulla ripresa. Confermiamo il giudizio neutrale perché il titolo è stato il migliore da inizio anno (+40% contro +20% per il settore); le nostre stime di crescita della pubblicità sono confermate a +2%; le opzioni di m&a attese prima del lancio della Champions non si sono concretizzate e il tratta a premio: 14 volte l’ebitda 2016 contro una media di settore a 10,9”.
PUBBLICITÀ TROPPO FIACCA
Non è solo un titolo costoso oggi, ma sono davvero scarse le prospettive che i multipli migliorino nel breve. “Ci sono due questioni da considerare, la pubblicità e la pay-tv – sostiene Julien Roch, analista di Barclays che su Mediaset ha giudizio underweight con target price a 4 euro – Innanzitutto, dopo la performance stellare del titolo oggi Mediaset tratta a 80,9 volte gli utili 2015: un recupero della pubblicità migliore delle attese può rendere il multiplo più appetibile ma per trattare a sconto del 20% rispetto ai competitor più stabili (ovvero ITV, Pro7Sat1 e RTL), Mediaset deve vedere la pubblicità crescere del 10% nel 2016 e nel 2017. In altre parole, crediamo che il mercato abbia prezzato un recupero troppo forte, specialmente con un primo semestre che ha chiuso in negativo. In secondo luogo non crediamo che Mediaset possa avere abbastanza sottoscrittori o un Arpu tale da andare al pareggio con la Champions’ League. E questo sarebbe fonte di potenziali downgrade”.
(POCHI) UTILI ITALIANI OTTENUTI GRAZIE AL TAGLIO DEI COSTI
Neutral a 4 euro anche per l’analista della casa d’affari giapponese Nomura, William Mairs. “Ci aspettavamo profitti piatti per il trimestre – dice – mentre l’Ebit italiano ha chiuso a 27 milioni di euro, molto di più rispetto alle nostre stime di 9 milioni e questo grazie soprattutto al taglio dei costi operato nel semestre”. Ma è la pubblicità la bestia nera del Biscione: se alla fine del 2014 e anche nel corso della presentazione dei conti del primo trimestre il management considerava “realistiche – prosegue Mairs – stime di crescita dell’advertising tra il 2 e il 4%, nel secondo trimestre la guidance non è stata reiterata. Le nostre stime sono comunque di una crescita nell’anno 2015 dell’1,5% che richiederebbe un +3% nel secondo semestre. A parziale compensazione di questi cali ci sono comunque minori interessi e minor carico fiscale sulla società”.
NUOVE FETTE DEL MERCATO? IRREALISTICO
Morgan Stanley taglia le stime spagnole ma anche quelle italiane, “dai 3 ai 5 milioni di euro di Ebit, a causa della debolezza della pubblicità – così scrive Adrien de Saint Hilaire, analista di Morgan Stanley – il ritmo di crescita dell’advertising è stato deludente negli ultimi due anni e questo potrebbe sfidare la pazienza degli investitori”.
Irrealistica secondo Morgan Stanley la pretesa “di guadagnare quota di mercato e con essa fare meglio del mercato e crescere tra il 2 e il 4% nel 2015 – così – è vero che nel primo semestre di quest’anno Mediaset ha guadagnato 200 punti base di quota di mercato ma principalmente perché ne aveva persi 350 nello stesso periodo del 2014: questo non si ripeterà nella seconda parte dell’anno”. E il broker Usa è fiducioso riguardo alla pay-tv ma “la visibilità è limitata poiché il ceo Giordani non ha condiviso alcuna guidance, anche se ha indicato che i nuovi sottoscrittori generano un Arpu di 8 euro, più alto che un anno fa”.