Si dice spesso che le Ipo, le offerte pubbliche iniziali, ovvero le quotazioni in Borsa, siano una misura della vitalità del mercato o della fiducia che in esso ripongono gli imprenditori. Ebbene, cosa si vede oggi gettando uno sguardo a cosa avviene in termini di debutti sui listini mondiali? Si vede un paesaggio nuovo in cui cambia la geografia e la proporzione delle matricole. E, soprattutto, in cui il private equity fa un passo indietro e colloca meno azioni sui listino: segno che i tempi non sono maturi per spuntare buoni prezzi e che la crisi è ancora forte, soprattutto nel mondo occidentale. A mostrare questa fotografia è l’analisi trimestrale condotta dalla società di revisione contabile e consulenza Ernst & Young.
IPO IN CRESCITA DA INIZIO ANNO MA IN CALO SUL 2014
Nel secondo trimestre del 2015, comparate con i dati dei primi tre mesi dell’anno, le Ipo hanno registrato una crescita dei ricavi del 61% e un incremento del numero di operazioni del 37%. Dall’inizio dell’anno si è riscontrato un rallentamento, in particolare in Europa e negli Stati Uniti, che non ha però impedito che il semestre si chiudesse con un rialzo nel numero di operazioni rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente (+6% a quota 631). Tuttavia, il capitale raccolto nello stesso periodo è diminuito del 13% attestandosi a 103,7 miliardi di dollari.
CALANO LE QUOTAZIONI DA PARTE DEL PRIVATE EQUITY
I fattori alla base di questo trend sono diversi. Secondo l’analisi di EY, le nuove quotazioni, nei primi sei mesi del 2015, non hanno fatto registrare lo stesso ritmo avuto nel medesimo periodo del 2014. Ma a determinare il rallentamento è stato il calo nel numero di Ipo frutto di investimenti privati (private equity, venture capital ecc.). Le operazioni di Ipo sostenute da private equity e venture capital sono state 123 nel primo semestre e hanno raccolto un totale di 37,2 miliardi di dollari: un crollo del 38% per numero di operazioni e del 48% per capitale raccolto.
Così questa tipologia di operazioni ha contribuito per il 32% del valore e il 19% dei volumi (rispetto al 53% della raccolta e 33% del volume un anno fa).
Nel frattempo in alcuni settori (principalmente quello tecnologico, che ha storicamente dato un forte contributo alle statistiche sulle Ipo) il mercato privato ha superato quello pubblico. Ovvero, le aziende trovano capitali privati e ricorrono meno alla raccolta di fondi attraverso il mercato. Nel 2015, fino a ora, le aziende tecnologiche statunitensi sostenute da operazioni venture hanno raccolto 1,8 miliardi da nove operazioni di Ipo, ma 20 miliardi di dollari attraverso offerte private.
CAPITALE PRIVATO VS IPO
“In stretta relazione con la salute generale del sistema finanziario – spiega Paolo Zocchi, Strategic Growth Markets leader di EY Med – l’Ipo è solo una delle scelte possibili. Vedremo sempre più aziende che scelgono di mantenere aperte diverse strade così da poter attuare una strategia differenziata nella valutazione di vendite, fusioni e offerte di finanziamenti privati al fianco di opzioni più tradizionali come le quotazioni per portare valore agli azionisti. Ci aspettiamo che diverse aziende, nelle quali vengono investiti capitali in questo periodo, potranno fare il loro ingresso nei mercati pubblici tra il 2016 e il 2017”.
USA IN FRENATA
Il rallentamento delle quotazioni in America è il fattore di maggiore impatto sul mercato globale delle Ipo. Nei primi sei mesi del 2015 gli Stati Uniti hanno visto 101 operazioni di Ipo, in calo del 36% con una raccolta di 19,7 miliardi di dollari, (-45%). Nello stesso periodo del 2014 le operazioni erano state 158 per un valore di 35,4 miliardi di dollari. Il Nasdaq è ora il terzo mercato con il maggior numero di scambi a livello globale, il NyseE quarto.
“Nei primi 6 mesi del 2015 le operazioni di Ipo non hanno raggiunto i livelli del 2014, che è stato l’anno più attivo dal 2000 a oggi – ha aggiunto Zocchi – Senza dubbio la crescente necessità e la disponibilità di finanziamenti privati sta avendo un forte impatto sui flussi relativi alle Ipo, in particolare nel settore tecnologico, a seguito della ricerca da parte degli investitori di rendimenti attraverso business innovativi. Abbiamo registrato una ripresa nella seconda parte del mese di giugno e ci aspettiamo che questo slancio continui nel secondo semestre 2015”.
EUROPA SCORAGGIATA DALL’INCERTEZZA
Anche se i paesi dell’Emeia (Europa, Medio Oriente, India e Africa) hanno fatto da capofila nel mondo in termini di capitale raccolto, i dati del semestre non sono positivi. Con 34,7 miliardi di dollari raccolti in 165 operazioni di Ipo l’Emeia è al secondo posto a livello mondiale per entrambi i fattori, ma in calo del 29% di ricavi e del 24% per numero di operazioni rispetto al primo semestre 2014. L’Europa, in particolare il Regno Unito, hanno trascinato questo calo con la raccolta in ribasso rispettivamente del 32 e del 67% e il numero di operazioni del 27 e 51%. Nonostante questo, ben 4 delle prime 10 operazioni a livello mondiale sono state effettuate nell’area.
INDUSTRIA ALLA GUIDA
In termini di volumi, i primi tre settori per numero di operazioni sono stati l’industria (119 Ipo, circa il 19% del totale), l’healthcare (97 Ipo, oltre il 15% del totale) e tecnologia (94 Ipo, circa il 15%). In termini di valore il settore industriale si è confermato quello trainante raccogliendo un totale di 19,4 miliardi di dollari, il 19% della raccolta globale. Altri settori attivi sono stati quello finanziario e quello energetico che hanno raccolto rispettivamente 18,6 miliardi di dollari (il 18% del totale) e 10,3 miliardi (10%).