Russi, cinesi, arabi. L’assalto alla City di Londra da parte del Sud-Est del mondo è un dato di fatto. L’ultimo, solo in ordine di tempo, ad aver fatto shopping a Londra è un indiano, tale Yusuffali Kader. Ovvero il nuovo proprietario della sede storica della Metropolitan Police, l’iconica Scotland Yard. Appena 110 milioni di sterline, circa 155 milioni di euro, questo il prezzo pagato dal miliardario indiano per aggiudicarsi l’edificio in cui la polizia inglese fissò la sua prima dimora in una “traversa – riporta Mf, citando il Financial Times – tra Whitehall (la grande arteria che da Trafalgar Square porta al Tamigi sede dei principali ministeri) e Northumberland Avenue”.
SCOTLAND YARD, PROSSIMO ALBERGO PER RICCHI MADE IN INDIA
La transazione è stata condotta insieme a “Galliard, costruttore britannico – scrive Ft – con lo scopo di realizzare un hotel a cinque stelle. I progetti che riguardano l’ex quartier generale della Metropolitan Police, richiedono 50 milioni di sterline per la ristrutturazione che sarà completata del 2017 e comporterà la creazione di stanze da 10mila sterline a notte”.
“L’hotel avrà una superficie di circa 8.500 metri quadri – aggiunge l’IbTimes – distribuiti su sette piani su cui è prevista la realizzazione di due bar, un ristorante, una libreria, uno spazio per intrattenimento e cene private e impiegherà circa 250 dipendenti”. E il progetto, sempre secondo Ft “riflette il boom del mercato londinese degli hotel, con gli investitori in gara per parteciparvi”.
LA RIVALSA VERSO GLI EX COLONI
Ma riflette anche il senso di rivalsa dei miliardari indiani nei confronti dell’Impero a cui il proprio popolo ha dovuto sottostare fino al 1947. Kader non è il primo nell’unico indiano ad aver fatto affari in Gran Bretagna: il quotidiano della City cita il “Lodha Group, la più grande società immobiliare indiana, che ha comprato l’edifico della Canadian High Commission sulla Grosvenor Square per 306 milioni di sterline e ha annunciato di voler investire fino a 5 miliardi di sterline a Londra entro la fine del 2018. Il costruttore di Mumbai Indiabulls ha comprato lo scorso giugno una costruzione nella centrale piazza Hanover per 155 milioni lo scorso giugno. La conglomerata indiana basata a Londra, Hinduja ha comprato invece la sede del vecchio Ministero della Guerra (Old War Office) per una cifra sconosciuta e prevede di trasformarlo parte in albergo e parte in appartamenti”.
CHI è MISTER KADER, IL RE DEGLI IPERMERCATI D’ARABIA
Mr Kader è nuovo sulla scena occidentale: in patria invece è il 40esimo più ricco con un patrimonio netto di 2,4 miliardi di dollari secondo la rivista Forbes. Ha 59 anni, è sposato e ha tre figlie. Nato a Nattika, un piccolo villaggio nel distretto di Thrissur, nello Stato meridionale del Kerala, Kader è il re del retail di Abu Dhabi dove ha bastai la sua azienda, il LuLu Group, con un fatturato di 5,8 miliardi di dollari realizzati grazie a 114 ipermercati, supermercati e outlet, la maggior parte in Medio Oriente. “Infine ha espanso il suo business – continua Forbes – in Malesia e Indonesia, dove i suoi prodotti halal (che rispettano cioè i dettami della religione islamica, ndr) sono popolari”.
DALL’INDIA AD ABU DHABI E RITORNO
Il legame con l’India è rimasto fortissimo, nonostante dall’India Kerad sia fuggito nel 1873, appena diciottenne per raggiungere ad Abu Dhabi suo zio paterno Mk Abdullah, presidente e fondatore del gruppo Emke. Yussufali aveva studiato a Nattika e a Gurjarat dove si era diplomato in Business Management & Administration. Per suo zio sviluppò l’import e la distribuzione all’ingrosso per poi lanciarsi nel business del supermercati con il suo marchio LuLu. Lanciò il suo primo ipermercato nel 1990 quando nell’Unione araba il mondo della distribuzione stava cambiando e le botteghe lasciavano il posto ai mall. E nel 1995 quando a Dubai entrò Continent (ora Carrefour), Kader si prese in carico il retail di Abu Dhabi cambiandone il volto. Il nostro è stato in grado insomma di trasformare un piccolo business familiare in un gruppo internazionale diversificato, prima grazie all’import di prodotti europei e Usa, capace oggi di rifornire, anche grazie ai suoi impianti di produzione, hotel, catering e navi da crociera. Oltre 30mila dipendenti di 29 nazionalità, per un gruppo che è stato inserito da Deloitte nei dieci retailer che crescono al ritmo più rapido al mondo.
OLTRE I SUPERMERCATI
Ma Yusuffali è anche un filantropo che, pur avendo fatto fortuna lontano dall’India, non ha dimenticato la sua terra e sta riportando i frutti del suo lavoro a casa. “Ha già aperto due negozio LuLu e due hotel Marriott nella città di Cochin – scrive Forbes – dove ha una proprietà di oltre 5mila metri quadri di fronte al mare. E sta costruendo un parco tecnologico, il LuLu Tech Park e un Grand Hyatt hotel. Di recente ha annunciato che investirà 435 milioni di dollari nello stato meridionale del Telangana, dove costruirà uno spaccio, un supermercato, un’unità di produzione di cibo e carne e un centro convegni”.
FILANTROPO INDO-ARABO
A proposito di investimenti in patria, il nostro non si limita solo ai supermercati. Yusuffali ha di recente acquisito il 4,99% della Catholic Syrian Bank, un’istituzione vecchia di 93 anni e con base a Thrissur, e ha aumentato al 4,47% la quota posseduta nella Federal Bank di Kerala. E ha realizzato opere caritatevoli anche per gli indiani che vivono negli Emirati arabi: ha dato impulso alla costruzione di un centro funerario multireligioso per la comunità indian della città araba di Sharjah, ha giocato un ruolo cruciale nella ricerca di un luogo di costruzione per le chiese che consentissero il culto alla minoranza indiana cattolica residente nel Golfo, oltre a piattaforme per la cremazione della popolazione Hindu. Ed è stato un donatore generoso in occasione del terremoto del 2001 a Gujarat, in India, per lo Tsunami Relief Fund in Asia, e in occasioni di altre catastrofi naturali in altre parti del mondo. Dimostrando di avere a cuori gli ultimi, anche se i ora i soldi li fa grazie ai ricchi. Quasi un Robin Hood moderno.