Mps, la più illustre del due italiane bocciate agli ultimi stress test – l’altra era stata Carige – si riscatta con i conti del secondo trimestre e torna alla redditività (forse). In Borsa, dopo la pubblicazione dei numeri la scorsa settimana, il titolo è stato sospeso per eccesso di rialzo, ma non tutti i broker sono convinti che il trimestre sia sufficiente per decretare che il Monte dei Paschi è uscito definitivamente dal tunnel.
MARGINE DA INTERESSE ANCORA DEBOLE
“La questione più importante – scrive Marta Bastoni, analista di Barclays che giudica il titolo equal weight con target price di 1,6 euro – rimane la generazione degli profitti. Mentre il numero del trimestre che più salta agli occhi è il miglioramento di 47 punti base nel Cet1, ora al 10,7%, vediamo qualche segnale incoraggiante nel reddito da commissioni, grazie a una qualche accelerazione nell’asset management, mentre è troppo presto per apprezzare un significativo miglioramento nel margine di interesse netto (Nii) che ancora subisce il peso del deleveraging e della riduzione dell’esposizione alla Bce. Abbiamo ridotto le stime sui profitti netti 2016 e 2017 del 2%, per riflettere una previsione al ribasso rispetto agli interessi netti che è solo parzialmente compensata dalla dinamica delle commissioni”.
IL 2015 POTREBBE ESSERE L’ANNO DELLA SVOLTA
In ogni caso il mercato ha premiato il ritorno alla redditività che non era nelle attese. E il 2015 – secondo quanto scrive Banca Imi – è inaspettatamente anche per la stessa banca l’anno del riscatto “con con ricavi in aumento, costi operativi in flessione, una liquidità in miglioramento e una solidità patrimoniale in rafforzamento”. Resta una bassa qualità del credito e un funding ancora costoso a frenare l’ascesa che avverrà solo attraverso “l’aggregazione con un altro gruppo bancario”, affermano gli analisti di Banca Imi confermando il giudizio neutral sul titolo, con target price a 2,16 euro.
Un utile del secondo trimestre triplo rispetto alle attese (121 contro 40 milioni) è sufficiente per Exane Bnp Paribas per aumentare il target price da 2,4 a 2,7 euro e inserire Mps nella lista delle top-pick, le azioni preferite in assoluto. A convincere la banca francese innanzitutto il miglioramento del ratio di capitale grazie a cui Mps dovrebbe “rispettare l’obiettivo del 12% nel 2017”, ovvero un anno prima di quanto programmato. E a favore dell’istituto senese, c’è anche il previsto calo del costo del rischio, a 115 punti nel 2016 e a 89 nel 2018, che dovrebbe dare ulteriore gas alla redditività. Una nuova spinta arriverà dalla normativa e in particolare dal taglio fiscale per le aziende che si finanziano con capitale proprio e che per Mps si tradurrà in un risparmio annuo di 120 milioni, riduzione che avrà un forte impatto sul Rote (return on tangible equity), stimato al 7,7% nel 2018.
MA I CREDITI DETERIORATI AUMENTANO
Non tutti i broker però si sono lasciati incantare dalla headline. Per Mediobanca Securities, per esempio, più della sorpresa sul Cet1 conta che la generazione degli utili sottostanti rimane estremamente debole e il flusso di crediti problematici non si è fermato“. O meglio, ”lo stock di crediti deteriorati lordi su base trimestrale è stabile a 46 miliardi di euro, ma lo stock include la cessione di non performing loans per 1,3 miliardi a fine giugno. Senza considerare questa vendita, i crediti deteriorati sarebbero aumentati del 2,5% su base trimestrale, il che vuol dire che sui non performing loan non siamo a un punto di svolta”, scrivono gli analisti di Mediobanca, che stimano il costo del rischio a 140 punti base, ancora cioè a un livello elevato. Tuttavia lasciano invariato giudizio (neutral) e target price (1,85 euro).
… E I RICAVI SONO VOLATILI
Non solo. L’utile sarebbe stato sostenuto da voci straordinarie, secondo Icbpi (Istituto centrale delle banche popolari), senza considerare “il margine di interesse debole e gli accantonamenti per perdite su crediti”. Credito debole e ricavi volatili sono il tallone di Achille della banca senese anche per Equita, che ha confermato il giudizio hold tagliando però il prezzo da 2 a 1,8 euro. “Le commissioni dell’asset management – scrivono gli analisti della Sim milanese – hanno compensato il margine di interesse in calo dell’8% trimestre su trimestre, ma non sono sostenibili. Riduciamo quindi le stime 2015-2017 del 17% aumentando il costo del rischio da 110 a 125 punti base. Alziamo anche di 70 punti base il Cet 1 dal 10,2% all’11% per quest’anno vista la sorpresa del secondo trimestre”.
In conclusione, il consensus degli analisti su Siena si spacca e l’attesa dell’aggregazione che cambierà davvero le cose per il Monte diventa più pressante.