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In difesa (questa volta) del narcisismo di Matteo Renzi

Un dirigente della sinistra Pd (di cui ovviamente non posso fare il nome), in una conversazione privata mi ha confessato che secondo lui il presidente del Consiglio è un “fottuto narcisista”. Si tratta in verità di un vecchio e abusato giudizio, che è stato e continua ad essere un cavallo di battaglia dei suoi oppositori. Ora, alzi la mano chi conosce un leader politico che non sia un po’ narcisista. Ma non è questo il punto. Siamo proprio sicuri che dare del narcisista a qualcuno sia un insulto feroce?

Cominciamo col dire che il narcisismo non è un vizio riprovevole, ossia una condotta contraria a norme etiche. Il narcisista non coincide, ad esempio, con l’egoista divorato dal demone dell’ambizione, con il megalomane affetto da “libido dominandi”. Non corrisponde né ai personaggi rinascimentali delle tragedie di William Shakespeare; né a zio Paperone, l’arpagone americano smanioso di accumulare ricchezze in preda alla “libido possidendi”; né a don Giovanni, perennemente in cerca di conquiste femminili per celebrare i misteri dell’eros.

È vero che l’assillo per l’apparire accomuna il narcisista al vanitoso. Ma si tratta di una somiglianza superficiale. Il vanitoso, infatti, è una persona che sopravvaluta le proprie qualità personali, come la bellezza e l’intelligenza. In definitiva, è un millantatore. Il suo archetipo letterario e drammaturgico è Pirgopolinice, il “miles gloriosus”, il soldato spaccone di Plauto. Tutto ciò è fuori dall’orizzonte del (leader politico) narcisista: egli manifesta sempre -sia pure talvolta in forma deviata- un formidabile attaccamento alla realtà mondana, anche se può cercare di sfruttarla per soddisfare il suo amor proprio.

Gli stessi teorici della psicoanalisi, a partire da Freud, hanno constatato che in determinate epoche molte delle condizioni e dei sintomi psichici da essi messi in luce si sono generalizzati, assumendo una dimensione collettiva, un rilievo storico e una valenza culturale. Cosa che si è verificata anche con il narcisismo. Sebbene l’identità narcisistica non sia stata l’unico tipo psicologico presente nelle società occidentali, nondimeno è parsa sufficientemente diffusa ed estesa da venire associata alla “società affluente”(per primo da Herbert Marcuse in “Eros e civiltà”, 1955).

Ebbene, Renzi (come Salvini, Grillo, Berlusconi, e non parlo dei tanti sedicenti capetti politici che scorazzano nei dintorni di Palazzo Montecitorio e di Palazzo Madama) è sicuramente un narcisista. E con ciò? Non dovrebbero interessare di più le sue capacità di governo? Tra i tanti guai di cui soffre l’Italia, c’è anche quello di fare lotta politica con argomenti tratti dai Bignami della psicologia, invece che con critiche sensate e proposte razionali. E meno male che siamo il Paese di Machiavelli…


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