Dal 6 all’8 novembre: tutti a casa! E’ questa la parola d’ordine lanciata a Ponte di Legno dal leader della Lega, Matteo Salvini: uno sciopero generale dell’Italia contro il governo Renzi.
E’ il segnale del malessere profondo in cui è caduto il nostro Paese, guidato da un governo anomalo, espressione di una maggioranza parlamentare farlocca di “nominati”, eletti con legge incostituzionale e che continua imperterrita a compiere atti figli di tale illegittima situazione istituzionale.
Anche la stessa elezione del Presidente della Repubblica, subentrato al responsabile del “golpe blanco” del novembre 2011 e degli atti conseguenti (incarico di governo a Monti, nominato seduta stante a senatore a vita e, successivamente, in rapida sequenza a Enrico Letta prima, almeno formalmente eletto, e poi al “Bomba” fiorentino, senz’altro titolo di quello acquisito con procedure discutibili di segretario del PD) è frutto di un’elezione tra le più anomale di tutta la storia repubblicana italiana.
Con una maggioranza alla Camera frutto del premio del “porcellum” incostituzionale e dei voti dei transfughi trasformisti del Senato, Matteo Renzi va avanti a colpi di decreti legge e voti di fiducia, senza che dal Quirinale siano giunte sin qui palesi azioni di contrasto, mentre continua martellante un’indebita azione di super visione e controllo di Napolitano, al di fuori della prassi propria di tutti i precedenti ex Presidenti della Repubblica.
Ecco perché da tempo chiediamo a gran voce un governo di garanzia per poter svolgere a tempi brevi elezioni politiche anticipate, con l’unica legge elettorale disponibile, quella del consultellum e la contemporanea elezione di un’assemblea costituente, la sola legittimata a por mano alle indispensabili riforme costituzionali di cui l’Italia ha assoluta necessità.
Difficile contare sulla disponibilità al suicidio degli attuali componenti della casta parlamentare che è sempre più lontana e indisponibile a voler riconsegnare ai cittadini elettori l’esercizio effettivo della loro sovranità.
Ecco perché la proposta di Matteo Salvini di uno sciopero generalizzato a Novembre non ci appare per nulla peregrina, né tantomeno velleitaria. Con un 50% di elettori che disertano il voto e una casta politica e burocratica dominante e assolutamente insensibile a ciò che accade tanto al secondo stato dei “diversamente tutelati” che ai componenti del “terzo stato produttivo”, chiamare a un atto di protesta generale il Paese per chiedere finalmente una svolta al di fuori dei trasformistici giochetto del Palazzo, sembra essere una delle ultime possibilità di ridare voce alla sovranità popolare che non è più rappresentata da un Parlamento di illegittimi.
Anche tra molti di noi popolari è sempre più diffusa la consapevolezza che così non si può più andare avanti e che serva un’iniziativa popolare dal basso, a partire dai territori nei quali operano associazioni, movimenti, gruppi sociali più o meno organizzati, per concorrere al ripristino delle elementari condizioni dello stato di diritto.
Da domani, finite le ferie, ne riparleremo anche tra di noi e a novembre mi auguro che ci saremo anche noi a scendere in piazza contro il governo, nella nostra autonomia di popolari, rafforzati da una ritrovata unità che da molto tempo stiamo perseguendo.
Ettore Bonalberti
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