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Al Senato va in onda il Gioco delle Coppie?

Nunzio Galantino, il monsignore che ha agitato le cronache politiche agostane con gli attacchi alla destra vecchia e nuova, leghista o d’altro tipo, che cercherebbe voti cavalcando le paure create dalla dimensione crescente dell’immigrazione, ha colto l’occasione offertagli dalla celebrazione di Alcide De Gasperi, nel 61.mo anniversario della morte, per ribadire i suoi “rudi” richiami – come lui stesso li ha definiti – al dovere dei cristiani di considerare e vivere la politica come “la forma più alta della carità”.

Questa concezione montiniana della politica si ritrova in effetti nella storia di De Gasperi. Che, sia pure in ben altro contesto e per ragioni diverse dall’immigrazione, si rifiutò di indulgere alla destra. Ma su questo terreno, come Galantino dovrebbe sapere, il leader democristiano si scontrò nel 1952 con il Vaticano. Dove la paura di Luigi Sturzo di una vittoria comunista nelle elezioni comunali a Roma trovò tanto ascolto da incoraggiare la proposta di una lista “civica” della Dc apparentata con missini e monarchici.

Il no di De Gasperi fu confortato dal risultati delle elezioni, vinte dalla Dc senza allearsi con la destra. Ma il Papa  -Pio XII – non gradì lo stesso, tanto da rifiutare la richiesta di un’udienza avanzatagli dal cattolicissimo presidente del Consiglio in occasione di un anniversario del suo matrimonio e, soprattutto, della professione solenne di sua figlia, suor Lucia.

De Gasperi morì due anni dopo con quel peso ancora sul cuore.

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La coppia politica, rigorosamente politica, per carità, costituita dall’aitante presidente del Consiglio Matteo Renzi e dalla botticelliana ministra Maria Elena Boschi ha felicemente resistito alle maldicenze agostane provocate da un’intervista del vice presidente leghista del Senato Roberto Calderoli. Che aveva riferito di un incontro nel quale Renzi gli aveva a sorpresa manifestato la disponibilità a venirgli incontro sulla strada di un Senato dimagrito ma ancora eletto dai cittadini, e non invece dai o nei Consigli Regionali, come previsto dalla riforma all’esame dello stesso Senato. Una disponibilità o voglia, però, contrastata o non condivisa, secondo Renzi, dalla ministra che segue la vicenda in Parlamento per conto del governo.

I retroscenisti si sono letteralmente scatenati. Qualcuno, dopo avere immaginato nei mesi scorsi una Boschi destinata a sostituire Renzi alla segreteria del partito, non foss’altro per scaramanzia, dati i non felici precedenti del doppio incarico di presidente del Consiglio e segretario vissuti nella Dc da Amintore Fanfani e da Ciriaco De Mita, è arrivato a ipotizzare la Boschi alla guida di un nuovo governo.

Eppure quel marpione dello stesso Calderoli aveva avvertito nelle parole di Renzi “un gioco delle parti”. Tipico delle coppie. E non solo di quelle politiche.

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Come si fa presto a scambiare lucciole per lanterne. Il povero Sergio Mattarella ha impiegato i primi sei mesi della sua Presidenza della Repubblica per disboscare il mercato, diciamo così, degli oltre cinquanta alloggi di pertinenza del Quirinale e dintorni. Che saranno ridotti a poco più di una decina e assegnati con concessione onerosa, secondo criteri rigorosi e trasparenti, ai soli e pochi dipendenti della Presidenza tenuti davvero a garantire la loro reperibilità in ogni momento.

Per alcune ore, sino alla diffusione di una circostanziata precisazione del Quirinale, Mattarella si è visto rappresentare per un elargitore di privilegi sul Fatto Quotidiano

Una volta scoperto che l’operazione decisa sul Colle serve a togliere, più che a dare, le critiche sono state dirottate al predecessore di Mattarella, cioè a Napolitano, colpevole di non aver fatto ciò che ha deciso invece il successore. E i predecessori di Napolitano? Morti, per loro fortuna, o mediaticamente prescritti, nel caso di Carlo Azeglio Ciampi, ancora vivo.


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