Senza entrare nel merito della vicenda, c’è un che di stonato nella disputa (non trovo termine migliore) tra chi è favorevole e chi invece è contrario a che Martina Levato, la donna della cosiddetta coppia dell’acido, possa stare col figlio appena nato. La stonatura riguarda il fatto che il caso in questione non è poi così diverso dai tanti, troppi casi di donne alle quali vengono sottratti i figli perché comprati da qualche ricco di turno pagando l’affitto dell’utero. Come mai in questi casi non si sentono, ovviamente da quegli stessi opinionisti e in generale dai media che oggi tifano per Martina, voci di protesta, cori sdegnati, campagne di solidarietà e via dicendo? Per dire, quando Elton John, improbabile censore del sindaco Brugnaro (a proposito: chapeau per l’iniziativa anti gender e soprattutto per aver risposto per le rime al baronetto), sganciò i quattrini non per Venezia ma per comprarsi due bambini, come mai nessuno si stracciò le vesti per difendere il diritto di quei piccoli a stare con la madre? O quelli, come tutti i figli nati tramite utero in affitto, sono bambini di serie B, che non hanno lo stesso diritto del figlio di Martina perché la loro, di mamma, non è mica una criminale condannata a quattordici anni di carcere? E’ questo il ragionamento? Perché se è questo, cari miei, non regge, non sta in piedi. Neanche un po’. Qua dobbiamo metterci d’accordo: o è l’interesse del più debole, cioè del bambino, che va innanzi e soprattutto tutelato, e allora le chiacchere stanno a zero e non ci sta conto in banca che tenga; oppure diciamo chiaro e tondo che vogliamo una società dove vince il più forte. Ma la solidarietà pelosa e a corrente alternata, quella almeno risparmiamocela. E visto che ci siamo, consiglio a Elton John – che caso mai ce ne fosse bisogno ci ha fornito l’ennesima prova di quanto sappiano essere intolleranti con chi non si allinea al pensiero unico omosessualista i gendermi del pensiero unico – di leggere e meditare su queste parole: “La tolleranza – sappilo – è solo e sempre puramente nominale…E questo perché una «tolleranza reale» sarebbe una contraddizione in termini. Il fatto che si «tolleri» qualcuno è lo stesso che lo si «condanni». La tolleranza è anzi una forma di condanna più raffinata. Infatti al «tollerato» – mettiamo al negro… – si dice di fare quello che vuole,…che il suo appartenere ad una minoranza non significa affatto inferiorità…Ma la sua «diversità» – o meglio la sua «colpa» di essere diverso – resta identica sia davanti a chi abbia deciso di tollerarla, sia davanti a chi abbia deciso di condannarla”. Firmato: Pier Paolo Pasolini.
Media (e non solo) stonati sul caso Levato. E un consiglio a Elton John
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