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Consigli (non richiesti) a Silvio Berlusconi

Susanna Camusso sulle pensioni: “Faremo ballare il governo Renzi”. Ovvero, il Cha Cha Cha della segretaria.

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Come ricorda Giovanni Sartori in un aureo libretto (“La democrazia in trenta lezioni”, Mondadori, 2008), le tecniche elettorali non ci arrivano dai greci (che di norma ricorrevano al sorteggio), ma dagli ordini religiosi, dai monaci arroccati nei conventi-fortilizi che nell’alto Medioevo dovevano eleggere i propri superiori. Non potendo ricorrere né al principio ereditario né a quello della forza, non restava che ricorrere al voto. E dobbiamo a loro l’invenzione del voto segreto e delle regole maggioritarie. In realtà, alla fine l’elezione doveva risultare unanime, o quasi (i riottosi venivano convinti a bastonate). In fondo, è quello che ha fatto Tsipras sciogliendo il Parlamento greco e indicendo il voto anticipato.

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D’accordo, Berlusconi è un po’ arrugginito. Ma mi chiedo e chiedo: con chi pensa di fronteggiare il centrodestra l’egemonismo del “royal baby” Matteo Renzi e l’Opa lanciata dalla Lega di Salvini? Con Raffaele Fitto? Non scherziamo. La verità è che Silvio Berlusconi sta dimostrando di essere forse il solo ad avere ancora la testa sulle spalle in quel cafarnao che oggi si chiama Forza Italia. La sua creatura è nata come un movimento di reazione allo stato di cose esistente. Il Pdl, successivamente, si è dedicato soprattutto alla conservazione dello stato di cose esistente. Con il Patto del Nazareno Forza Italia aveva imboccato nuovamente una via virtuosa. Poi l’ex Cavaliere si è fatto tralignare dai cattivi consiglieri, quelli che trasudavano rabbia per il presunto tradimento perpetrato dal premier. Caro Berlusconi, come lei ben sa, è il gioco duro della politica. Piuttosto, si dedichi alla ricostruzione della sua leadership, di un progetto riformatore neoliberale e di una più credibile classe dirigente. Guido Dorso diceva che la formazione di una élite è uno dei più grandi misteri della vicenda politica. Può darsi, ma consenta a una persona di sinistra, che ha sempre riconosciuto il suo talento, di rivolgerle un appello: faccia presto a sciogliere quel mistero. La sola idea che possa prevalere una destra antieuropea e xenofoba fa venire l’orticaria.

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Per i più piccini. Un topo, caduto in una trappola, si dibatteva furiosamente: “Niente equivoci -disse a quelli che lo guardavano – io non mi batto contro la trappola, che va benissimo, ma contro la cattiva qualità del formaggio” (Ennio Flaiano, “La solitudine del satiro”, Adelphi, 1996). Per i più grandi. Anche il presidente del Pd Matteo Orfini, caduto nella trappola della difesa senza se e senza ma di Ignazio Marino, in fondo dice la stessa cosa: quella a lui va benissimo, ma vuole migliorare la qualità del formaggio (l’immagine di Roma nel mondo e la moralità della politica capitolina). In realtà, sta rinforzando la trappola del commissariamento di fatto del sindaco alla vigilia del Giubileo.


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