Pechino è in vena di tagli. Dopo aver svalutato lo yuan del 3,5% lasciandolo libero di fluttuare rispetto al dollaro, è la volta del petrolio. E nella lunga strada che porterà la Cina a compiere la metamorfosi da fabbrica del mondo a economia di mercato basata sulla domanda interna, è stato fatto un ulteriore passo.
QUINTO TAGLIO DA GIUGNO
La notizia è giunta dal sito Xinhuanet. “Il regolatore cinese potrebbe tagliare i prezzi di riferimento per gasolio e diesel a causa del continuo calo del costo del greggio. Secondo le stime il prezzo al dettaglio del carburante potrebbe essere ridotto di 210 yuan, pari a 33 dollari Usa per tonnellata, ovvero 0,1 yuan per litro e si tratterebbe del quinto taglio da giugno e dell’ottavo da inizio anno”. Una politica che potrebbe dare un po’ di fiato al potere d’acquisto cinese mortificato dalla svalutazione monetaria. E che rende il Celeste Impero molto distante dall’Europa, in cui il prezzo dei carburanti è particolarmente rigido e di fatto non risente dei cambiamenti di valutazione della materia prima sottostante.
POLITICA IN VIGORE DAL 2013
“Secondo la politica sul prezzo del petrolio in vigore dal 2013 – scrive ancora il dito cinese – la Commissione Nazionale per lo Sviluppo e le Riforme (Ndrc) può aggiustare il prezzo ogni dieci giorni lavorativi basandosi sui cambiamenti nel mercato globale, ogni volta modificando il valore di oltre 50 yuan per tonnellata. Negli ultimi dieci giorni lavorativi, i prezzi del greggio hanno continuato a crollare in quanto l’Opec ha deciso di incrementare la produzione e uno yuan in deprezzamento ha alimentato i timori di un vali della domanda di petrolio da parte della Cina”.
BARILE A 40 DOLLARI E CARBURANTE CINESE A SCONTO
Le stime per settembre vedono il barile Wti a poco più di 42 dollari al barile. “Da inizio anno la Ndrc ha abbassato il prezzo sette volte e lo ha alzato cinque volte: il prezzo al dettaglio del gasolio è stato tagliato di 120 yuan e quello del diesel di 185 yuan per tonnellata”.