Non c’è solo un problema di stabilità dei cambi valutari, né solo da assicurare la piena convertibilità dello yuan per evitare che le autorità cinesi facciano il bello ed il cattivo tempo sui mercati, potendo disporre di riserve astronomiche. Il recente rimbalzo sulla Borsa di Shanghai potrebbe aver dietro forze diverse da quelle, cosiddette genuine, di mercato. Vero è che sarebbe comunque una decisione di grande aiuto: il dollaro, quando si rivaluta, mette in ginocchio i debitori di mezzo mondo che hanno contratto prestiti nella divisa americana. Quando invece si svaluta, inondando il pianeta con la liquidità immessa dalla Fed, ne droga le economie.
CHE SUCCEDE DAVVERO IN USA, EUROPA E CINA
E non neppure basta solo il ribilanciamento delle economie: se quella americana si è ripresa, e fa ora da traino al resto del mondo, mantiene un consistente deficit commerciale strutturale sull’estero. L’Europa ristagna: è la conseguenza della contrazione della domanda intena, dovuta alle manovre fiscali volte a consolidare le finanze pubbliche e ridurre gli squilibri sull’estero. La Cina è alle prese con la fine del processo di crescita quindicennale trainato dal commercio estero, ma soprattutto con le sfide poste dalla crescita dei consumi interni. Mancano le infrastrutture, istituzioni pubbliche o imprese private, nei settori della sanità, dell’assistenza, della previdenza e dell’istruzione per una popolazione di oltre un miliardo e trecento milioni di persone che costituiscono la prima economia del pianeta.
LA DIFFERENZA DEI CONSUMI
Usa, Europa e Cina rappresentano tre modelli socioeconomici incommensurabili: non è questione solo di Pil e di reddito procapite. Basta considerare la distribuzione degli impieghi, tra consumi, investimenti e risparmio. I primi rappresentano, sia negli Usa sia in Europa, oltre il 70% della spesa; in Cina poco più del 30%. Tanto negli Usa che in Europa, gli investimenti fissi lordi si aggirano attorno al 20% del prodotto. Questa è anche la media del tasso di risparmio sul reddito.
COME VARIANO GLI INVESTIMENTI
In Cina, gli investimenti sono in media pari al doppio, oltre il 40% con punte del 52%: anche il risparmio delle famiglie cinesi rappresenta una percentuale doppia rispetto all’Occidente. In più, mentre in Occidente la propensione al risparmio ha mostrato la tendenza a contrarsi nel corso degli ultimi anni, con l’unica e non casuale eccezione della Germania, in Cina ha mostrato la tendenza a crescere, toccando il livello più alto nel 2008, con il 53%. Se i consumi privati in Cina sono pari a circa la metà di quelli occidentali, mentre il risparmio è doppio, dipende dalla mancanza di un sistema generalizzato di welfare, pubblico o privato che sia.
I FATTORI DEI CONSUMI IN USA
Le statistiche spesso non mettono abbastanza in luce questi aspetti. Nell’ultimo trimestre del 2014, ad esempio, la spesa per consumi delle famiglie americane ha conosciuto un inatteso incremento: ma non erano state le spese per i regali di Natale a farle crescere, bensì l’aumento dei premi pagati per le assicurazioni sanitarie, che scontavano gli effetti dell’Obamacare. In Europa, invece, dove i sistemi sanitari e previdenziali pubblici con copertura universale rappresentano la regola, i redditi disponibili delle famiglie sono già decurtati dal prelievo fiscale e contributivo: non serve risparmio precauzionale.
LE DIFFERENZA TRA MODELLO AMERICANO E ITALIANO
E’ essenziale cogliere gli aspetti che rendono così differente l’organizzazione della vita collettiva in Occidente e in Cina, e le altrettanto grandi differenze che esistono tra il modello americano, prevalentemente basato su forme assicurative private per sanità e pensioni, rispetto a quello europeo. Il caso italiano è il più evidente: i contributi previdenziali pagati dai lavoratori attivi servono a pagare le rendite per coloro che sono in pensione. E’ un semplice trasferimento intergenerazionale, quale che sia la modalità di calcolo usata per determinare la rendita pensionistica. Il sistema americano, anche quello che provvede alle pensioni dei dipendenti pubblici, si fonda sull’impiego finanziario dei contributi previdenziali: il sistema è attivo solo per merito dei rendimenti elevati che si maturano sulle consistenti riserve finanziarie costituite in passato, quando erano moltissimi i contribuenti e pochi i pensionati.
COME SI MANTIENE IN EQUILIBRIO L’AMERICA
Oggi, i contributi pagati sul monte salari dei dipendenti pubblici americani non coprono neppure la metà delle rendite pensionistiche erogate mensilmente. Nonostante lo squilibrio enorme tra contributi e prestazioni correnti, il saldo finanziario è attivo per via del surplus dei proventi incassati sui fondi investiti: da solo, questo supera il totale delle erogazioni. I contributi mensili non servono ad altro che ad aumentare il patrimonio investito. Occorre però che i rendimenti degli investimenti si mantengano elevati. Se la Fed mantiene ancora a lungo il tasso ufficiale vicino allo zero, questi equilibri saranno irrimediabilmente compromessi e le rendite pensionistiche decurtate. Mentre in Europa il sistema previdenziale si regge sugli equilibri intergenerazionali, negli Usa si fonda sulla stabilità dei mercati e sulle rendite incassate. Nonostante quella americana sia un’infrastruttura finanziaria efficiente, ampiamente collaudata e vigilata, soffre di crisi ricorrenti. La Cina non ha né il sistema europeo, né tanto meno quello americano.
La stabilità dei mercati e quella sociale rappresentano sfide epocali e sono inseparabili. dopo la crisi del ’29 si decise di separare le banche commerciali da quelle di investimento, si creò il Welfare State con i sussidi per la disoccupazione, la previdenza obbligatoria e l’assistenza sanitaria agli anziani. Si ridusse a cinque giorni la settimana lavorative e ad otto ore la durata quotidiana.
LA LIQUIDITA’ NON BASTA
Dalla crisi del 2008 cerchiamo di venir fuori aumentando la liquidità sui mercati: serve per far riprendere le quotazioni di Borsa e agevolare il sistema bancario. Negli Usa serve meno dipendenza dagli eccessi del sistema finanziario; in Europa, meno ossessione per la stabilità finanziaria, che serve solo al recupero delle perdite subìte da investitori spericolati; in Cina, meno risparmio bancario e più welfare: i consumi collettivi migliorerranno la stabilità sociale e quella finanziaria. Il nodo sta sempre lì, nel rapporto equilibrato tra la finanza e gli Stati: a Bretton Woods il nesso era ben chiaro, oggi molto meno. Fino ad allora, sedersi al tavolo per discutere di rapporti valutari sarà perfettamente inutile.